Succede che a volte si generino malintesi a partire dall’uso di
parole e concetti che vengono assunti secondo il crinale culturale
prevalente in una data società: è importante fare chiarezza
su alcuni di essi, per non interpretarli in maniera scorretta
e/o incompleta. Il movimento curdo ha diversi modi di interpretare
determinati concetti così come vengono usati nel
discorso pubblico “occidentale”. Per questo è necessario chiarire
come vengono utilizzati, e il perché sia necessario sottrarli
al loro significato egemonico.
Il potere dei concetti
I concetti non dovrebbero essere considerati come semplici
termini d’uso comune. Ricoprono un’importanza fondamentale
nell’esistenza dell’uomo, poiché danno forma alla consapevolezza
dei valori e ne guidano il comportamento.
L’approccio semplicistico ai concetti, proprio in questo senso,
non è da considerarsi corretto. La modernità capitalista sta allontanando la società dalla sua
vera natura e sta dando forma a una “propria” società, con un
proprio sistema, fondata sulla mentalità e il senso di percezione
collettiva che essa stessa ha inculcato nelle coscienze. Nella
realizzazione di questo progetto sta utilizzando proprio il potere
dei concetti. È per questo motivo che, nel combattere la
modernità capitalista, è necessario focalizzarsi sulla differenza
tra i suoi schemi di pensiero e i concetti di base utilizzati. È
solo mettendo in atto questa strategia, e ottenendo buoni risultati,
che sarà possibile sottrarsi agli effetti paradigmatici della
modernità capitalista. I poteri di sinistra rivoluzionari e democratici che oggi si
dichiarano contrari al sistema capitalista, in realtà si ritrovano
a prendere in considerazione e a utilizzare i medesimi valori
imposti dalla modernità capitalista. In tal modo, da un lato si
dichiarano contrari al sistema capitalista, tuttavia, dall’altro,
non rinnegano i suoi modelli di pensiero. Appare inutile, di
conseguenza, aspettarsi da loro la creazione di un’alternativa
teorica alla modernità capitalista.
L’opposizione al sistema capitalista non va manifestata solo sul
piano politico e verbale, ma anche a livello paradigmatico. È
proprio questo il punto fondamentale nella lotta alla modernità
capitalista. La giusta comprensione della differenza tra i
propri concetti e quelli utilizzati dalla modernità capitalista,
con il conseguente sviluppo di una coscienza e di una percezione
collettiva basate su di essa, è alla base della battaglia di
Abdullah Öcalan, una battaglia di grande importanza e significato
storico. È per questo che egli utilizza concetti quali
“Civiltà Democratica”, “Repubblica Democratica”,
“Confederalismo Democratico”, “Autorità Democratica”,
“Autonomia Democratica”, “Nazione Democratica”.
Se non si conoscesse il vero valore dato dal leader Apo ai sopra
citati concetti e vi si creassero delle opinioni a riguardo, si
cadrebbe inevitabilmente nell’errore di attuare un approccio
inconsueto del tutto inesatto. Sostanzialmente, è possibile
imbattersi in persone che hanno adottato tale atteggiamento.
Ne sono un esempio concreto coloro che hanno vissuto il
periodo in cui Öcalan iniziò a diffondere il concetto di
“Autonomia Democratica”.
In quel periodo qualcuno commentò il concetto di
“Autonomia Democratica” proposto da Öcalan come un
modo per discutere di un’autonomia politica che rievocasse
l’idea di Stato. Vi fu perfino chi “non capì” cosa si volesse
intendere con tale concetto. Eppure Apo, grazie a questi concetti
singolari che lui stesso aveva introdotto, riuscì a realizzare
una rottura esemplare. Tuttavia negli ambienti sopra citati,
che si ponevano verso i concetti di Öcalan secondo gli schemi
della modernità capitalista, non ci si era nemmeno resi conto
di tutto ciò.
“Nazione”
Sono state formulate varie definizioni del concetto di
“Nazione” fino ai giorni nostri. Una di queste è costituita dalle
considerazioni aristocratiche e nazionaliste, l’altra da quelle
fondate sul punto di vista del socialismo reale.
Le definizioni aristocratiche e nazionaliste si basano principalmente
sull’unità linguistica, religiosa, razziale e genetica.
Dal punto di vista del socialismo reale sono presi in considerazione:
lingua, territorio, vita economica, e cultura comuni. Si
tratta di una unione di configurazione spirituale, una definizione
che comprende i tratti della tenace comunità che si è formata
nel corso della storia.
Vi sono altre differenze, oltre quelle sopra citate, tra le definizioni
aristocratiche e nazionaliste e quelle socialismo reale. La
più evidente è che, secondo alcune enunciazioni aristocratiche
e nazionaliste, le “nazioni” avrebbero iniziato il loro percorso
di formazione in virtù delle differenze genetiche tra i componenti
delle varie comunità umane. Il punto di vista socialismo
reale considera, invece, l’“alba del capitalismo” come lo scenario
storico della nascita delle nazioni.
Per quanto le due definizioni appaiano diverse l’una dall’altra,
entrambi gli approcci vanno nella stessa direzione; in particolare,
emerge l’elemento “individualista” dei due orientamenti.
Abdullah Öcalan, con la sua “Nazione Democratica”, si pone
al di fuori delle definizioni di “nazione” elaborate da aristocratici,
nazionalisti e real-socialisti, sviluppando, in questo senso,
un esemplare punto di vista sull’idea di “nazione” completamente
differente. Affinché questa differenza fosse compresa
correttamente, ha avvertito la necessità di esprimere il suo
approccio inconsueto alla questione con la locuzione
“Nazione Democratica”.
Apo afferma: “Un concetto come quello di ‘nazione’ è costituito
principalmente da una società accomunata da lingua e
cultura affini e solo in secondo piano da entità come clan,
tribù, asiret, popolazione, popolo o nazione”. Considera di
conseguenza la “Nazione Democratica” come basata sulla
pluralità, una forma di associazionismo sociale tra le comunità
nelle quali si è fatta strada: “La Nazione Democratica è la
nazione che non si accontenta della semplice affinità mentale
e culturale, ma unisce e gestisce tutti i suoi aderenti nelle istituzioni
democratiche autonome”. Lo sviluppo della questione
che ne emerge parte dall’appartenenza genetica, seguito poi
del clan, e ancora dalle comunità di persone viventi nello stesso
periodo storico, fino all’autenticità garantita da una condivisione
della vita che si fa portavoce di pluralità e unione delle
diversità.
“Nazione Democratica”
Senza considerare la vita pubblica, le teorie sviluppate secondo
l’idea per cui una società senza uno Stato sia impensabile
sono ormai decadute, così come l’illusione dello Stato-nazione,
fondata sulla negazione della società.
Insita nell’essenza stessa della società è la sua natura pubblica.
Lo Stato-nazione fonda la sua esistenza sull’annientamento
dei valori e dell’esperienza pubblica; la vita comune, la vita
politica e etica, l’autogestione, l’economia, la legge, la cultura,
l’autodifesa e la diplomazia, etc.. Proprio per questo oggi la
Nazione Democratica si pone come opposizione allo Statonazione.
La Nazione Democratica rappresenta il sistema alternativo,
del tutto indipendente dallo Stato, contro la strutturazione
della nazione con caratteristiche proprie dello Stato, così come
voluta dalla modernità capitalista.
La Nazione Democratica, con la sua struttura flessibile e la
solida caratterizzazione, si fonda sulla parità delle identità
etniche, religiose, sociali, sessuali e tribali
La Nazione Democratica si basa sulla libera associazione e
sulla libera espressione di tutte le differenze insite nella società.
La Nazione Democratica disapprova la dipendenza dell’individuo
e della società dallo Stato e sostiene che quest’ultimo
debba intervenire necessariamente solo nelle questioni di
carattere generale.
La Nazione Democratica si fonda sull’idea che i problemi
sociali debbano risolversi non attraverso la struttura statale,
ma per mezzo del libero associazionismo. Non si attiene alla
mera legge, ma ai princìpi morali della società.
La Nazione Democratica si basa sull’attuazione diretta della
democrazia da parte della collettività per mezzo delle comuni,
delle assemblee, delle cooperative e delle accademie.
Si basa sulla pluralità, poiché la collettività è associazionismo
sociale. Non è solo la condivisione della mentalità e della cultura,
è una nazione che unisce e gestisce le istituzioni democratiche
autonome. Si tratta di condividere una vita che rappresenta
la pluralità e l’insieme delle differenze.
La differenza rispetto alle altre caratterizzazioni è data dalla
sua disomogeneità e dalla sua pluralità. In tutti gli altri punti
di vista è presente l’individualità, il senso del dominio e la
frammentarietà.
La costruzione della Nazione Democratica
La società è una realtà autocostruita sul proprio lavoro, vale a
dire che esiste sulla base di ciò che essa stessa produce; e i prodotti
della società non sono altro che la propria economia, l’autogoverno,
l’autodifesa, la cultura, la lingua, la consapevolezza,
il senso etico. La società, in poche parole, si crea su tutto ciò.
“La Nazione Democratica”, in questo senso, costituisce un’opposizione
significativa ed esemplare alla modernità capitalista.
Nel nostro esempio niente viene tirato fuori dal nulla e niente
comincia da zero. L’errore è proprio qua, in effetti. È importante
costruire, non creare, e tradurre tutto questo in pratica.
È dunque necessario che si comprenda appieno che il nostro
compito non è iniziare da zero e creare qualcosa di nuovo dal
nulla. La società non è fare ingegneria!
I valori che hanno assunto importanza quali “essenza della
società” hanno soltanto accresciuto il divario tra le classi sociali
e generato frammentarietà, così da provocare la cosiddetta
“perdita dei veri valori”.
Tra i valori essenziali che sono andati perduti vi è anzitutto
l’economia, l’autogoverno, l’autodifesa, la consapevolezza e
l’estetica. Ciò significa che, fino a quel momento, le classi elevate
della società avevano spogliato le classi più basse dei propri
valori. Da quel punto in poi, la società stessa diventa artefice
del proprio allontanamento dai valori primordiali. La consapevolezza
che fino a quel momento aveva rappresentato la
memoria, la mente, le previsioni e il futuro della società diventa
inesorabilmente uno strumento contro la stessa società, contro
l’economia, attività necessaria a soddisfare i bisogni vitali
più elementari, contro l’autogoverno, sistema di autogestione,
e l’autodifesa, forza necessaria alla propria tutela.
Affinché la società recuperi i valori essenziali ormai perduti, è
necessario passare per l’associazionismo fondato sulle dinamiche
interne alla società a prescindere dallo Stato. L’esperienza
dei movimenti di opposizione al sistema e delle battaglie contro
la civiltà dello Stato diviso in classi, del resto, dimostra che
non vi è un metodo alternativo.
I movimenti contro al sistema, restando all’interno di esso,
avevano tentato di risolvere i “problemi della società” facendo
leva sui cambiamenti al potere nelle istituzioni e negli strumenti
della società stessa, tuttavia questa strategia li ha portati,
loro malgrado, a diventare una sorta di “braccio” del sistema,
dimostrandone il fallimento.
Quindi si deve pensare e muoversi liberamente dalle catene
dello Stato-Nazione per raggiungere la Nazione Democratica.
Suveyda Mahmud
da http://www.uikionlus.com – 22 febbraio 2015
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