Da Uiki
La Siria è entrata in uno stato di caos, in cui la violenza e la contro violenza, sostenuta da centri di potere che beneficiano da essa, prevalgono. Gli scenari vanno oltre la possibilità dei popoli di comprendere, lasciandoli soli davanti all’impresa. Se le tendenze attuali dovessero continuare, la Siria si troverebbe a fronteggiare la frammentazione e la dissoluzione. L’”Opposizione siriana” è bloccata in un labirinto dal quale non riesce a venire a capo e da cui non può districarsi. Molti di loro sono finiti per allearsi con Daesh e con i gruppi jihadisti salafiti, partecipando a massacri collettivi, senza alcun problema morale o di coscienza.
La crisi è più grande, profonda e pericolosa di un mero regolamento di conti con il regime di Assad, i suoi controllori e le sue leggi. Questo è il risultato dell’evoluzione della società stessa nello stato, in una così intensa concentrazione di potere statale da divenire una condizione patologica. Lo stato non concede nulla alla realtà naturale, plurale e partecipativa della società umana; esso si limita ad una visione di corto respiro che amplifica e persino guarda all’unilateralismo come a una divinità. Negazione, esclusione, dominazione, schiavitù e ingiustizia erano e sono create dagli stati, dalle dittature e dai sistemi fascisti o semi-fascisti; il più recente di questi sistemi di sicurezza che soffocano la vita, non permettendo alcuna possibilità di apertura e di sviluppo.
Il risultato è che la situazione in Siria sta sprofondando verso l’esplosione ed il caos. Può essere salvata solo da nuove idee che siano in grado di tenere il passo col tempo ed i suoi immensi sviluppi tecnologici e scientifici. Nessun futuro plausibile per la Siria può essere previsto senza tenere in considerazione la storia e la geografia dell’area. E allora liberiamoci dalle macerie, e piuttosto che dilungarci sulle impronte lasciate dalle ideologie e dei paradigmi che favoriscono l’autoritarismo, proviamo a cercare una teoria integrata che incarni lo spirito del tempo, che dia spazio ad un’efficace partecipazione dei popoli, dei diversi piccoli gruppi e persino dei singoli individui, così da costruire, proteggere e sviluppare un nuovo regime democratico.
I gruppi costituenti siriani
Gli Stati del Medio Oriente furono formati secondo l’esperienza europea: ciò impose un modello unificato sulla Regione basandosi sul presupposto dell’indipendenza nazionale che era di per sé arrogante e chiuso.
Furono adottati metodi che nulla avevano a che vedere con la morale, per servire gli interessi di gruppi particolari a spese della società intera. Così le società del Medio Oriente sono diventate suscettibili di manipolazioni e distorsioni. La pacifica e positiva coesistenza basata sul pluralismo, che ha prevalso per secoli nella regione fu rovesciata. Tra i popoli che costituiscono una società, il dominio di uno sull’altro è un insulto alla loro naturale coesistenza. I popoli che compongono la società siriana sono arabi, curdi, armeni, siriaci, caldei, assiri, turkmeni, ceceni e circassi. Tutti sono autoctoni in questa terra, tutti hanno partecipato a creare la storia e la cultura della regione, e tutti hanno contribuito al suo equilibrio sociale. Nel corso dei secoli genti, clan, tribù e altri gruppi umani si sono mescolati, confliggendo di continuo, ma allo stesso coalizzandosi nella lotta contro gli invasori ed i cambiamenti demografici. Insieme hanno creato un meraviglioso mosaico ed, infatti, la Siria è ricca di una vasta e genuina diversità culturale. Per comprendere le relazioni tra le molteplici mescolanze di popoli che compongono la Siria, dobbiamo immergerci nella storia del Paese, fin dentro le sue primissime comunità umane.
Per migliaia di anni nella storia antica, questi popoli hanno raggiunto lo sviluppo ed il progresso vivendo in un contesto “naturale” che precedeva lo stato. Durante questo periodo è stato raggiunto il più importante traguardo della storia dell’umanità: la rivoluzione agricola. Molte religioni, culture, linguaggi e alfabeti sono nati in queste terre all’interno delle civiltà dei sumeri e degli accadi, degli assiri e dei medi, dei mitanni, degli urriti e dei fenici. La Mesopotamia era una civiltà creativa; successivi cambiamenti e spostamenti sono stati costruiti sulle basi di ciò che questa civiltà aveva creato. Tracce della sua magnificenza ed originalità sono visibili nei miti e nelle leggende che le sono sopravvissuti.
Migliaia di anni di storia comune hanno creato un’armoniosa intesa sociale tra questi popoli: diversi gruppi etnici e religiosi erano uniti da un legame che non poteva essere spezzato dalle pratiche di sfruttamento dei governanti e dei gruppi di potere. La diversità della Siria si estendeva anche alla costa, dove le popolazioni potevano comunicare e mescolarsi con altre oltre l’orizzonte. Non esistevano barriere tra i popoli che formavano un gruppo integrato capace di accettare la diversità dentro e fuori. Nessun gruppo può rivendicare la proprietà unica su di una regione dove in così tanti hanno partecipato e si sono integrati fino a formare un quadro pieno di colori. In diverse fasi della sua storia la Siria ha avuto comandanti che combinavano le differenti origini, religioni e culture della regione. Persino gli imperi che una volta dominavano su questa terra davano spazio alla differenza e alle ricchezze culturali e rigettavano l’alienazione, il rifiuto e l’esclusione.
Per chiarire, il quadro siriano non è sempre stato pacifico: guerre, conflitti ed invasioni hanno spesso lasciato ferite che hanno richiesto molto tempo per guarire. Ciononostante, si è affermato uno stile di vita basato sull’integrazione e la fratellanza. Indubbiamente si potrebbe sostenere che furono i conflitti e le contraddizioni stesse ad indurre le comunità costituenti a cogliere la necessità di cooperare con gli altri su basi di parità e uguaglianza.
Relazioni tra le comunità costituenti
Le profonde relazioni interculturali ed interetniche della Siria sono antiche quanto la storia stessa: iniziarono con le prime migrazioni delle tribù e dei gruppi semitici dalla Penisola Arabica verso l’odierno Iraq, che si diffusero lungo il Tigri e l’Eufrate nelle pianure della Mesopotamia. In seguito, le invasioni arabe islamiche nelle aree curde hanno causato una svolta: mentre le politiche islamiche in alcune fasi hanno governavano su base nazionale, i curdi rimasero lontani da questo approccio e rimasero fedeli al loro credo. Da qui, l’importante leadership di Saladino nella liberazione di Gerusalemme.
A causa delle sue ricchezze materiali e della sua posizione strategica, la Siria è sempre stata presa di mira da invasori ambiziosi, tanto che le successive migrazioni esposero la terra all’instabilità, al caos, alla distruzione, alla razzia ed al saccheggio. D’altra parte, le invasioni e le migrazioni hanno lasciato significativi effetti sulla cultura ed una superba interazione: hanno fatto del popolo siriano una miscela armoniosa, dal momento che le razze e le nazioni che hanno eretto le proprie civiltà hanno lasciato profonde tracce nella ricca spiritualità umana della regione e nei valori comuni condivisi da differenti gruppi etnici, religiosi e linguistici. Le relazioni curdo-arabe si svilupparono con il diffondersi dell’Islam, sulle basi di tolleranza, fratellanza ed appartenenza ad una nazione culturale, distinta dallo sciovinismo nazionale delle fasi più recenti della storia siriana. L’Impero Ottomano non negò l’esistenza di diverse comunità, tribù e clan: piuttosto accettò il pluralismo, anche nel nome del califfato. L’Impero giocò una parte importante nella storia di pacifica convivenza tra gli arabi ed i curdi, specialmente per il fatto che la maggior parte dei curdi si convertì all’Islam.
La conversione ebbe un impatto positivo nelle relazioni tra i curdi e gli altri, tra cui cristiani, altre religioni e sette. Queste relazioni positive continuarono anche durante l’epoca del mandato francese e delle lotte contro quell’occupazione coloniale. E continuarono anche dopo l’indipendenza del 1946, quando i curdi giocarono un ruolo cruciale nella liberazione e nel primo sviluppo del moderno Stato siriano, fino a quando il Partito Baath prese il timone ed impose il suo pensiero unilaterale e nazional-sciovinista. Il regime razzista di rifiuto, esclusione e repressione adottò politiche e progetti sciovinisti che, uno dopo l’altro diedero il via a problemi, accadimenti e sollevazioni per mezzo secolo. La cultura del rifiuto dell’altro è importata ed aliena, lontana dai concetti originali del popolo siriano; il rifiuto e l’esclusione dei curdi, dei siriaci, e di altri gruppi non ha nulla a che vedere con l’autentico spirito siriano. Ma le politiche di esclusione applicate dal regime non sono mai penetrate nel profondo della società, bensì sono rimaste confinate solo nella mentalità dei politici e degli altri autocrati.
Questi ultimi non hanno mai strappato il tessuto della società siriana o distrutto la cultura della convivenza pacifica. Anzi, la visione di una vita comune basata su libertà, giustizia e uguaglianza, in cui nessun gruppo esclude l’altro, è rimasto il valore più alto da difendere per i siriani. Curdi, siriaci, caldei, assiri, armeni, ceceni e turkmeni condividono una casa comune in Siria e le loro relazioni pacifiche hanno radici lontane nella storia. Molti fattori hanno contribuito al consolidamento di queste relazioni ed allo spirito di comprensione reciproca e coesistenza. Tuttavia, nessuno ha ricevuto il mandato di dominare gli altri: tutti possiedono autenticamente i diritti in questo splendido paese, nella loro casa comune, indipendentemente dai regimi al potere che costantemente cercano di instillare uno spirito di divisione e di fomentare ostilità tra di loro.
La crisi attuale
Dopo che la Siria ottenne la propria indipendenza in seguito alla Seconda Guerra mondiale, essa conobbe un breve periodo di prosperità politica caratterizzato dalla diversità e dal pluralismo e da elementi democratici. Forse il processo per il raggiungimento dell’indipendenza ebbe effetti che continuarono, cosicché il nome di “Repubblica di Siria” sopravvisse, a riconoscimento della propria diversità nazionale, religiosa e culturale. In ogni caso, questa fase relativamente democratica durò soltanto un decennio, fin quando le tendenze del nazionalismo arabo sorsero sia in Siria che in Egitto. Il processo culminò con l’unione del 1958 tra i due Paesi, dopo la quale le libertà cominciarono ad essere ristrette e la relativa democrazia dello Stato terminò. La società stessa indietreggiò nel momento in cui le politiche nazionaliste cominciavano ad avere un peso.
L’unione fu chiamata Repubblica Araba Unita, e la Repubblica Siriana venne ribattezzata Repubblica Araba Siriana come in un’esplicita dichiarazione del nazionalismo di stato e dell’esclusione di tutte le altre popolazioni che la componevano, incluse quelle che avevano effettivamente partecipato alla conquista dell’indipendenza ed al mantenimento della vita politica, come i curdi ed i siriaci. Pochi anni dopo, lo sciovinista Partito Baath sequestrò il potere e le libertà furono ridotte fino ad essere cancellate. Su tutti i fronti, progetti razziali, misure arbitrarie eccezionali, persecuzioni e coercizioni furono adottate contro i curdi e gli altri gruppi costituenti. Un ingiusto censimento e la creazione del “cordone arabo” furono indicatori importanti dell’ingiustizia e del rifiuto dell’Altro: ma l’ingiustizia colpì chiunque quando il regime proclamò lo stato d’emergenza che durò per mezzo secolo. Esso paralizzò la vita politica e la democrazia e diede mano libera al Baath, che sguinzagliò forze di sicurezza senza alcun deterrente morale, fin quando la Siria non prese le sembianze di un’enorme prigione, in cui confinare popoli, libertà e valori umani. Di fatto, il momento richiedeva una soluzione democratica complessiva, che democratizzasse sia lo Stato che la società e così risolvesse i problemi dei popoli costituenti. Un movimento rivoluzionario popolare sorse come risposta alla soffocante situazione prevalente sotto il regime, all’interno del quale una soluzione sembrava pressoché impossibile. Tuttavia, quando la crisi si manifestò, i movimenti popolari in Siria fallirono nel trovare una leadership efficace, necessaria per portare il Paese verso la trasformazione democratica.
Le ragioni di questo fallimento sono molte: la mancanza di una corretta comprensione della realtà siriana e di una visione sul suo futuro; la mancanza di strategie e piani adeguati per lo sviluppo del movimento rivoluzionario; ed il non fare affidamento sulle proprie capacità, dando la possibilità a potenze straniere di intervenire. La Siria divenne un’arena per interventi senza fine, in cui potenze straniere hanno sistemato i propri vicendevoli rapporti e servito i propri interessi strategici. Come risultato, le correnti islamiche radicali sono cresciute fino a prendere il controllo delle fragili forze di opposizione, ad iniziare con Al-Qaeda e Jabhat Al-Nusra, per continuare con Daesh. La più pericolosa di tutte le organizzazioni terroristiche radicali sta ora combattendo una sanguinosa guerra in nome dell’Islam contro tutti i valori contemporanei. Di fatto, il fallimento dell’opposizione nell’affrontare i problemi delle popolazioni siriane è una delle ragioni principali per il suo collasso nel jihadismo radicale. Il regime ha approfittato della debolezza politica e militare dell’opposizione per imporre una scelta: o si sostiene il regime, o si stanno necessariamente supportando “le forze islamiche radicali”. E in larga misura ha avuto successo. L’unica eccezione è stata il Rojava, che ha dichiarato sin dal principio di seguire la propria rivoluzione.
Gli sviluppi successivi in Siria hanno provato la correttezza di questo pacifico approccio democratico.
La “soluzione democratica”
Considerando il largo numero di problemi complessi che deve affrontare, la Siria richiede una soluzione radicale che guardi in faccia non solo i sintomi, ma anche le cause, affinché non riemerga la reazione. Di fatto, questa soluzione è la completa democratizzazione della Siria, in cui tutti i popoli costituenti ottengano i propri diritti ed abbiano la libertà di svilupparsi e produrre, in modo che la Siria diventi una casa dove ognuno possa partecipare e godere della propria ricchezza. Una democratizzazione vera e completa dovrebbe abbracciare tutti gli aspetti della vita, in un complesso processo che richiede tempo e fatica: nessuno ha la bacchetta magica per ottenerla in un momento. Tuttavia, possiamo definire i suoi principi basilari.
Più di tutto, dobbiamo sottolineare come il modello stato-nazione sia una trappola mortale per i popoli e le comunità della Siria, che deve essere superata e sostituita con il modello della “nazione democratica”, la quale rifiuta le anguste barriere politiche e supporta il pluralismo e la coesistenza. La “nazione democratica” è capace di contenere liberamente questi elementi in tutta la loro diversità culturale, promuoverli verso lo sviluppo e riconoscere la loro esistenza e il loro diritto a sopravvivere. Pensare in termini nazionali, religiosi o dottrinali e cercare di imporre l’unilateralismo ci bloccherà al punto di partenza. La soluzione deve essere capace di trasformare la Siria in un’entità comune per tutti i popoli che la compongono, che si salveranno tutti insieme perché nessuno potrà essere libero se uno soltanto di loro sarà schiavo. Se stiamo affermando che la Siria è una nazione, in un modo nuovo e moderno, allora qual è la sua nazionalità? La sua nazionalità non è etnica, religiosa, economica, culturale o linguistica. Piuttosto, la Siria diventerà una nazione incentrata sul pluralismo, una “nazione democratica”, basata sui fondamenti di democrazia, libertà e coesistenza di tutti i popoli che la costituiscono, che costruisce un fertile terreno per l’emergere dell’individuo e del libero cittadino. Questa soluzione proposta lascia sia all’individuo che alla comunità la possibilità di uno sviluppo intellettuale.
Le basi della “soluzione democratica”
L’amministrazione autonoma democratica è l’espressione tangibile della “soluzione democratica” nel quadro della risoluzione delle questioni etniche, inclusa la questione curda. Un approccio tradizionale avrebbe cercato di prendere una quota dello Stato siriano, di formare stati etnici semi-indipendenti o di creare uno Stato federale o una confederazione. Tuttavia, la prima richiesta di una Siria democratica è che vengano riconosciuti i diritti di tutti i gruppi etnici e religiosi ad organizzarsi secondo la loro libera volontà e che non vengano posti ostacoli al raggiungimento di una società nazionale democratica. Ci sarebbe bisogno di affermare il diritto democratico dei popoli all’autodeterminazione. La democrazia e lo Stato possono giocare i propri ruoli sotto lo stesso tetto politico, mentre la costituzione democratica costruisce le barriere tra le sfere d’influenza. Se l’autorità statale si impegnerà veramente per la democrazia, non dovrà ostacolare o porre divieti alla formazione di una società democratica.
Queste sono le basi per una nuova soluzione democratica:
Le basi sociali
Sotto lo stato-nazione, gli sviluppi autoritari hanno congelato i movimenti sociali e la loro evoluzione, ma hanno anche marginalizzato tanto la comunità quanto l’individuo, restringendo pesantemente le loro attività, tanto che esse si sono trovate di fronte l’annientamento e la “morte” come se fossero vittime di una sorta di ”cancro sociale”. Per quanto riguarda la donna, “lo schiavo più antico”, la vita moderna si è trasformata in una trappola che l’ha circondata. Sotto il regime, la donna è stata ridotta a libera lavoratrice, nella posizione di “casalinga”. Era una macchina per produrre nuove generazioni per il regime esistente. E come fiore all’occhiello esposto dall’industria pubblicitaria, peraltro, era la “regina delle merci”. Era uno strumento per il piacere e vittima dell’illimitato potere di ogni autorità, dal signore del Mondo, al signore del piccolo impero familiare. La vita sociale nell’attuale società siriana si forma di vecchi uomini che sono diventati bambini e di donne che hanno perduto la propria volontà. E la famiglia, una delle più antiche e prestigiose istituzioni della società, ha sofferto la completa dissoluzione. Al contrario, la “soluzione democratica” include il principio per cui la libertà delle donne è la garanzia di tutte le altre libertà. Costruire una Siria democratica richiede la liberazione dal concetto dell’autorità dello stato centrale, che l’ha portata sull’orlo della distruzione e la democratizzazione della struttura sociale.
Le relazioni sociali sono la premessa iniziale, per cui ci sarebbe bisogno di correggere la situazione, lo status e il ruolo della donna nella società attraverso lo sviluppo di meccanismi che rendano effettiva la sua partecipazione nelle varie sfere della vita. Solo allora si potrà configurare una situazione che a lei si addice in tutti gli altri aspetti, inclusa l’adozione di una cultura di uguaglianza nella comunità. In ogni aspetto della società siriana, dalla più piccola unità sociale, la famiglia, fino alla società nel suo insieme, la privacy è stata compromessa. È necessario il rispetto dello status sociale privato per tutti i popoli costituenti e delle loro caratteristiche nazionali e culturali. Tale rispetto può veramente garantire la continuità di società relativamente indipendenti, una volta liberate dalla pressione dell’autorità dominante, ed impedire che queste sprofondino nuovamente nella palude in cui specifiche identità sono oggetto di discriminazione. La società siriana, cioè, deve rispettare la molteplicità delle identità e delle appartenenze sociali di tutti i popoli costituenti, così come la loro identità sociale.
Ciò aprirà la strada per raggiungere la base più importante della “soluzione democratica”. Anche in questo caso, dovranno comparire i diritti del singolo e del libero cittadino. I bambini, gli anziani, ed i popoli con particolari bisogni dovrebbero ottenere, in questa nuova casa, ciò di cui hanno bisogno per formare cittadini liberi, in grado di produrre e di innovare in ogni ambito della loro vita. I popoli costituenti rappresentano un elemento fondamentale della società siriana nel suo complesso. Quindi, dobbiamo preservare e proteggere le loro comunità, che a lungo hanno sofferto l’oppressione, l’ingiustizia, il genocidio e lo sfruttamento. Proteggere la struttura sociale dei popoli costituenti – dagli arabi, curdi, siriaci, assiri, turkmeni e ceceni, ai musulmani, cristiani, ezidi, druzi e alawiti – è quasi uno dei compiti più importanti che si possono portare a termine con una “soluzione democratica”.
Ciascuno dei popoli costituenti deve diventare parte di una famiglia democratica in una società completamente democratica, perché solo una tale società sarà in grado di garantire l’esistenza di queste comunità. Il prerequisito al raggiungimento della loro permanente integrazione esistenziale, mentale ed istituzionale nella società è la creazione del singolo libero cittadino. Costruire una società democratica richiede innanzitutto un individuo libero, che sia in grado di esercitare la propria libertà in un ambiente politico e sociale democratico e precisamente in ogni gruppo a cui egli o ella appartiene. Inoltre, nella “soluzione democratica” per la Siria, l’individuo diviene un cittadino nel quadro di una cittadinanza costituzionale, mentre è allo stesso tempo un cittadino all’interno della propria società democratica. Così anche i popoli costituenti manterranno la loro identità sociale democratica nel quadro della cittadinanza costituzionale. Nella “nazione democratica”, questi diritti saranno garantiti in una Costituzione, compreso un diritto all’indipendenza semi-democratica. Così, tutti gli autentici costituenti sociali della Siria potranno avere il carattere di libero individuo in una comunità democratica insieme alla cittadinanza costituzionale dello stato madre, in maniera interattiva e sincronica. In altre parole, la cittadinanza sarà bilaterale e dualista.
Le basi politiche
Nessun soggetto sociale può esistere senza avere una propria amministrazione.
In Siria si dovrebbe tenere in considerazione la diversità culturale di tutti i popoli costituenti a tutti i livelli ed a tutte le direzioni, riservando allo Stato siriano il carattere di realtà “speciale”. Ci sarebbe il bisogno di enfatizzare una sorta di indipendenza e di libertà per tutti i popoli, le identità e le appartenenze, pur mantenendo una democratica entità centrale. Questo sarà possibile solo attraverso una combinazione di accentramento e decentramento, perché la Siria è il paese dei popoli costituenti, i quali devono essere tutti in grado di godere pienamente dei loro diritti. Riaffermiamo la necessità di una formula di compromesso che (1) riunisca le parti e l’insieme, (2) ma che garantisca i diritti delle parti, quali componenti di base della comunità, e (3) la conservazione dell’unità della società siriana come un insieme. Il ruolo del centro dovrebbe essere quello di favorire le parti e il potere delle autorità centrali dovrebbe essere ridotto in favore di autonome amministrazioni locali. La trasformazione della struttura politica della Siria potrebbe avvenire sia attraverso la riforma o la rivoluzione. In entrambi i casi, noi saremo in prima linea nella struttura di base che unisce i vari popoli costituenti che compongono la Siria nel suo complesso. In altre parole, l’accentramento si sovrapporrà al decentramento, permettendo ai popoli costituenti di apparire, sviluppare le proprie identità ed esprimere se stessi.
Certamente, le nuove divisioni amministrative dovranno essere commisurate alla distribuzione dei popoli costituenti ed alle identità. In ciascuna, ogni parte sarà rappresentata nelle amministrazioni autonome. Il decentramento sarà garanzia dell’accentramento e della vita comune, perché la cittadinanza comune sarà un’espressione pratica e mentale della libera amministrazione di tutti i membri di ogni gruppo. Su queste basi, la Siria diventerà la casa per tutti i suoi popoli nonostante le loro differenze; abbraccerà tutti e rappresenterà tutti. Il nome più appropriato per questa “casa”, tenuto conto che il sistema repubblicano è il più vicino alla democrazia, dovrebbe essere “Repubblica di Siria” o “Repubblica Democratica di Siria”, in cui la Costituzione identifica i diritti ed i doveri di tutti i popoli che la costituiscono.
Le basi economiche
Molti stati-nazione, compresa la Siria, hanno giustificato saccheggi e sfruttamento attraverso l’utilizzo di slogan nazionalisti. Tutte le istituzioni economiche, politiche e sociali son state create per giustificare il saccheggio e per dare legalità alla prosecuzione di un dispotismo che proteggesse i propri interessi. L’occupazione economica è la più tossica delle forme d’occupazione e quella che più di ogni altra sovverte e frammenta. Per cui, la schiavitù economica diventa un’arma mortale in quanto nega l’identità e soffoca la libertà.
Il sistema economico della “nazione democratica” e dell’”autonomia democratica” contrasta questa pratica barbara e lavora per restaurare il controllo della comunità sopra il sistema economico, rafforzando lo stato e le autonomie amministrative. In pratica, l’economia semi-indipendente sostiene l’industria ecologica e l’economia del comune come un riflesso della democrazia. L’economia semi-indipendente accetta i mercati ed il commercio, ma non permette all’economia di realizzare profitti dall’accumulazione di capitale. Di fatto, l’attuale sistema legislativo, basato sul colonialismo economico, reprime l’economia creativa ed ecologica. Ci sarebbe bisogno, invece, di una base legale per un’economia semi-indipendente che favorisca le dinamiche del mercato locale.
Le basi del sistema giuridico
Un sistema giuridico democratico si basa sulla diversità, che ricorre però raramente a costrutti giuridici ed è caratterizzata da strutture semplici. Nel corso della storia, lo stato-nazione ha plasmato procedimenti giuridici, a causa del suo coinvolgimento in ogni arcano dettaglio nella società. Ha cercato di eliminare la comunità politica e morale, nonostante le antiche società risolvessero gran parte delle questioni per mezzo di tali comunità. Si trattava di diritti che trovavano l’origine nei costumi sociali, nei valori e nella morale, ma nel corso del tempo, lo stato, da quando è sorto, ha cercato di aumentare la sua influenza e il suo controllo sui valori della società.
A tal fine, ha emanato leggi e costituzioni per soddisfare i propri interessi ad ogni suo stadio di sviluppo. La legge è divenuta così un modo per proteggere i funzionari e le istituzioni dello stato, per permettere loro di continuare a saccheggiare e per dare legittimità alle sue pratiche. Tribunali, leggi, decreti e legislazioni speciali hanno colpito tutti gli aspetti della vita, diventando strumenti per reprimere, uccidere, saccheggiare, e cancellare interi popoli. Lo stato ha intrapreso progetti razzisti e realizzato massacri nel nome della costituzione e delle leggi. All’interno di una “soluzione democratica”, la “nazione democratica” si basa sulla moralità sociale più che sulla legge. Rispecchia il bisogno di sviluppare organizzazioni legittime e di organizzare la comunità secondo principi etici per l’applicazione positiva dei diritti e delle costituzioni.
Le basi dell’autodifesa
Ogni organismo vivente ha un meccanismo di autodifesa.
Tra gli esseri umani, con lo sviluppo delle civiltà, l’emergere degli stati e la crescita dei conflitti, il bisogno di speciali organizzazioni di difesa si è cristallizzato sotto forma di truppe ed eserciti. Tutte le leggi ed i trattati internazionali riconoscono il diritto di autodifesa, tuttavia il compito di difendere la comunità è spesso diventato un mezzo per reprimere, lo stesso che i regimi autoritari utilizzano per sostenere e consolidare le loro politiche ed interessi sia all’interno che all’esterno. Per cui, l’autodifesa, che dipende dall’attivazione della comunità, non ha bisogno di attendere alcun consenso, supporto e guida da parte dello stato. Nella “soluzione democratica”, la costituzione democratica organizzerà il lavoro di creazione della difesa. All’interno del paese, la società dovrebbe costruire la comunità e le istituzioni della società civile, nonostante la possibile esposizione ad attacchi su qualsiasi aspetto: dalla lingua all’economia, sicurezza ecc.
Una struttura organizzata a tutti questi livelli è necessaria per permettere alla società di difendere i suoi elementi essenziali. Nella “nazione democratica”, tutte le organizzazioni della società civile, concepite come mezzi di protezione e di sviluppo, organizzeranno istituzioni di difesa, comprese le forze militari e di sicurezza, in conformità con la struttura stabilita per la “patria democratica”, che ci impegniamo a costruire a partire dalla caparbietà delle istituzioni. Il sistema difenderà la nazione nel suo complesso, rappresentato dallo Stato e dalle istituzioni pubbliche più rilevanti. Quindi, è necessario regolare le relazioni tra le istituzioni dello Stato, in quanto nazionali, e le istituzioni locali della Siria decentralizzata. La Siria dovrebbe essere divisa dal punto di vista amministrativo, e ogni provincia o amministrazione regionale potrebbe e dovrebbe creare le proprie forze di difesa. Tuttavia, ciò dovrebbe avvenire senza compromettere l’unità della Patria e la sua centralità; a questo livello, centralismo e decentramento dovranno emergere armoniosamente.
Le basi culturali
La cultura è uno dei fondamenti più importanti della democrazia – anzi, la democrazia stessa è una questione culturale, che permea tutti gli aspetti della vita di una comunità e ne definisce i suoi caratteri generali. La cultura rappresenta la situazione spirituale e morale di una comunità. Come tutti gli altri fenomeni, essa influenza ed è influenzata dagli eventi, ma plasma sempre in maniera attiva la direzione generale della comunità.
I sistemi politici hanno quindi sempre lavorato duramente per penetrare nel sistema culturale e plasmarlo secondo i propri interessi. La Siria è la base delle culture, una terra genuinamente formata da numerose culture costruttive. Le culture ed i linguaggi variano meravigliosamente con la molteplicità dei popoli; la cultura siriana è diventata una cultura composita di molti linguaggi e culture in tutta la loro profondità storica e geografica. La nuova Siria dovrebbe essere in grado di cogliere questa diversità, che può essere sostenuta attraverso spazi culturali liberi per proteggere il patrimonio culturale esistente, svilupparlo ed integrarlo con la democrazia. Essa deve respingere ogni forma di sciovinismo culturale, intolleranza religiosa, linguistica o etnica e sostituire ad esso il comune rispetto culturale.
I lunghi anni trascorsi sotto il fanatico sciovinismo nazionalista hanno distorto la cultura siriana in maniera tale da negare ed escludere deliberatamente e non dovrebbe essere dimenticato che i diversi gruppi etnici e religiosi che compongono la cultura siriana hanno culture, costumi, tradizioni e linguaggi che appartengono autenticamente a questa regione. Una democratica cultura siriana dovrebbe organizzare tutti questi elementi attraverso molteplici organizzazioni della società civile a tutti i livelli e fornire le risorse necessarie tanto a livello centrale che decentralizzato. Attraverso garanzie costituzionali, la Siria sarà la patria comune di tutte le religioni, i credi, i linguaggi e le credenze, che saranno tutti coesistenti.
In breve, la nostra vuole essere una democratica rivoluzione culturale del multilateralismo contro l’unilateralismo, dell’espressione contro la negazione. La rivoluzione adotterà tutte le lingue tradizionali come lingue ufficiali. Essa consentirà ai cittadini di apprendere e di insegnare l’un l’altro le lingue, aprirà accademie linguistiche e culturali e centri culturali.
Le basi diplomatiche
Tra gli stati nazione, la diplomazia è stata uno strumento di manipolazione, ciò che scalda i motori di una guerra. Ma, in una nazione democratica, la diplomazia diviene uno strumento per la creazione di pace, collaborazione e scambio creativo, per risolvere i problemi tra le comunità piuttosto che affilarli. La diplomazia di una nazione democratica consacra le relazioni pacifiche e vantaggiose. Condotta da persone sagge, esprime politiche morali e funge da supporto morale. Promuove relazioni amichevoli e reciprocamente vantaggiose tra popoli vicini. Le autonome unità democratiche possono mantenere relazioni diplomatiche con le altre unità a condizioni che rispettino le leggi e la Costituzione centrale.
La Siria del futuro
La complessa catastrofe che è sulla scena in Siria esige una risposta decisa. Stiamo rapidamente scendendo negli abissi, perché il modello stato-nazione ha causato tragedie e crisi che lacerano la struttura della comunità. Per evitare il disastro, è necessaria una vera trasformazione democratica e radicale, una trasformazione della Siria in una Patria coerente con i valori e i principi di oggi eppure rispettosa dell’originalità storica del Paese, dei popoli di cui è costituita, del patrimonio, della cultura, della civiltà e del pluralismo. Siamo di fronte a grandi sfide che ci lasciano solo due scelte: o partecipare efficacemente e praticamente alla democratizzazione della Siria, in modo da garantire una libera ed equa partecipazione democratica per tutti i popoli di cui è costituita; oppure abbandonare la Siria nelle marce grinfie dei gruppi reazionari salafiti jihadisti e ridurre la Siria in un deserto sociale. La trasformazione democratica potrà creare un comune paese democratico per tutti i popoli di cui è costituito. In una Siria democratica il cittadino sarà libero e tutti i suoi popoli costituenti potranno condividere la costruzione, la difesa e la sua protezione. Come stato autoritario centralizzato, la Siria eccelleva nella produzione di un sistema sciovinista che negava la dignità ed il valore dei suoi popoli ed era divenuta una prigione in cui i carcerieri lavoravano in maniera sistematica e strutturale per eliminare le libertà fondamentali ed i presupposti per una vita decente.
La Siria dovrebbe rispettare il pluralismo e garantire la partecipazione di tutti i gruppi e gli individui nella comunità assicurando la libertà e fornendo opportunità per tutti. La Siria come stato fondato sull’unilateralismo ed il centralismo non potrà raggiungere questi obiettivi; essa deve decentralizzare per permettere a tutti i popoli di cui è costituita di godere dei diritti ed esercitare le funzioni della loro casa comune. Senza l’esclusione, il controllo, il monopolio o l’oppressione, la nuova Siria dovrà essere dominata da leggi giuste in un quadro democratico che sia costituzionalmente garantito. Il decentramento della Siria non significa l’intera cancellazione del suo centro; piuttosto, le funzioni del centro cambieranno dal controllo al coordinamento ed unificazione delle parti di cui si compone l’insieme, mantenendo comunque funzioni essenziali della strategia generale.
Nella Repubblica siriana, lo Stato deve essere equidistante tra le culture, le religioni e le lingue. Separare Stato e religione dovrà essere una missione per garantire un clima democratico, in modo che nessuna componente religiosa della comunità possa controllare o marginalizzare tutte le altre. La nuova divisione amministrativa dovrà rispondere a criteri scientifici che tengano conto della diversità culturale in Siria, una volta che ci si sarà liberati della mentalità che ha dominato durante le decadi precedenti. Applicare un’autonomia democratica richiederà innanzitutto l’esistenza di un sistema democratico.
Nessuna democrazia può esistere in Siria senza che l’autonomia sia stabilita per risolvere i suoi problemi democraticamente. Solo così la democratizzazione della società e dello Stato potrà risolvere tutte le questioni dei popoli di cui è costituita ed in primo luogo la questione curda. Una Siria democratica potrà vivere in pace ed armonia con i propri vicini ed anzi potrà servire da modello per un’autentica trasformazione democratica, in cui ognuno godrà del rispetto di tutti i popoli e comunità vicine. Una Siria democratica potrà fornire una nuova linfa per la giusta realizzazione dell’uomo e della società e spingerà per la creazione di singoli liberi cittadini. Tutti i popoli costituenti nella comunità siriana – arabi, curdi, assiri, armeni e turkmeni, così come musulmani, cristiani ed ezidi – attraversano i confini: vale a dire che le terre dove essi vivono non iniziano o finiscono con i confini dello Stato.
Una tale diversità potrà promuovere corrette e salutari relazioni con i Paesi vicini, e potrà anche costituire un fertile terreno per la costituzione di relazioni di confederalismo democratico che si potranno diffondere in quel Medio Oriente che rifiuta intrinsecamente il nazionalismo religioso o etnico, tanto quanto lo stato-nazione. Il raggiungimento di una società libera e democratica richiede coscienza, fiducia e impegno verso gli ideali supremi dell’umanità, così come l’impegno a lavorare sistematicamente e coscientemente per costruirla, attraverso la creazione del singolo libero cittadino in una libera e democratica patria comune per tutto il suo popolo.
La realizzazione: un piano pratico
Oggi la fabbrica della società siriana è stata lacerata e l’unità nazionale si è incrinata, perché le parti in guerra insistono sull’uso di una violenza costante che spinge verso la divisione e la frammentazione.
Un’esplosione minaccia l’intera Regione a causa di tali analoghe posizioni e combinazioni.
Dobbiamo quindi porre fine al degrado che ci sta portando sull’orlo del collasso, trovare soluzioni pratiche per salvare ciò che può essere salvato della Siria e scongiurare l’esplosione che minaccia non solo lo Stato siriano, ma tutti i popoli che costituiscono la regione. L’unica alternativa alla soluzione militare è quella politica, nel quadro dell’unità della Siria, in cui le parti in conflitto rispettino la diversità dei popoli costituenti.
Dobbiamo eliminare lo Stato centrale, con le sue procedure e istituzioni di negazione e unilateralismo, per spianare la via ad una società democratica e pluralista, in cui tutti i membri giochino un ruolo effettivo per il futuro della Siria. Inoltre, non dobbiamo perdere di vista il fatto che la crisi della Siria è diventata una crisi regionale ed internazionale come risultato dell’intervento delle potenze straniere sul terreno.
Per fermare lo spargimento del sangue siriano e porre fine alla frammentazione che sta dissipando le energie della società siriana, dobbiamo incoronare la Rivoluzione Siriana con una vittoria e ricostruire una Siria libera e democratica sulla base dell’unità nella diversità e del rispetto reciproco tra tutti i popoli che la costituiscono. Abbiamo bisogno di sviluppare un piano d’azione per risolvere la crisi siriana sulla base della democrazia consensuale, della giustizia, dell’uguaglianza e della discriminazione positiva tra i generi, in quanto la libertà delle donne è la garanzia di tutte le libertà.
I principi fondamentali
Le forze siriane dovranno impegnarsi intorno a diversi principi fondamentali per una realistica soluzione politica:
1. La transizione da una struttura autoritaria, nazionalistica e sciovinista verso un democratico sistema decentrato in cui tutti condividono in autonomia.
2. La lotta contro i gruppi jihadisti salafiti di qualsiasi nome.
3. L’unità della nazione siriana.
4. Il rispetto per la diversità nella comunità siriana con tutti i suoi popoli costituenti.
Sulla base di questi principi fondamentali, noi crediamo che le forze siriane attive sul terreno debbano avanzare una proposta comune nel modo seguente:
1. Redigere una dichiarazione per una soluzione pacifica e democratica e discuterla con tutte le forze politiche che la supportano.
2. Formare il più largo gruppo possibile di queste forze politiche e tenere un’assemblea allargata dei loro rappresentanti. Tale assemblea dovrà decidere sulle modalità per dare seguito al progetto e realizzarlo sul terreno
3. Tenere una conferenza nazionale siriana (Conferenza di Pace per una Soluzione Democratica in Siria), promossa dalle Nazioni Unite, in cui tutte le forze politiche che credono in una soluzione pacifica partecipino, comprese le organizzazioni della società civile e gli attori della comunità.
4. Eleggere un consiglio della conferenza con poteri specifici. Il Consiglio democratico siriano dovrà includere membri di tutti i popoli costituenti, tenendo in conto in maniera proporzionale delle donne e dei giovani. Questo consiglio sarà responsabile per queste operazioni: > Richiedere il cessate il fuoco. > Cercare di ottenere la liberazione dei prigionieri politici. > Comunicare con i Paesi interessati alla crisi siriana e con le Nazioni Unite. > Gestire i preparativi per le elezioni generali. > Formare una commissione per redigere una costituzione democratica per la Siria e una seconda commissione per determinare i modi e le forme delle elezioni generali.
5. I poteri e le funzioni del consiglio termineranno con la fine del periodo di transizione.
Non ci sono ricette pronte e complete per porre fini alla crisi siriana che minaccia la Regione ed il Mondo. Tuttavia, riconosciamo anche e crediamo che i buoni sforzi dei popoli di questo Paese, e dei suoi amici, saranno in grado di salvare cosa resta della Siria e di proteggere gli altri dalle sue schegge se essa dovesse esplodere. Ma c’è bisogno di visioni obiettive. Noi abbiamo sviluppato questo progetto modernizzato attraverso discussioni in diverse sedi ed organismi che si sentono moralmente ed emotivamente responsabili di trovare una soluzione a questa crisi. Ciò a sua volta richiede determinazione ed impegno verso la costruzione di una Siria laica, democratica, plurale e decentrata, che si basi sul rispetto dei diritti democratici di ogni componente come previsto dalle leggi e dalle norme internazionali e garantiti da una nuova costituzione democratica.
TEV-DEM / Tevgera Civaka Demokratîk – Movimento per una Società Democratica