In nome della “sicurezza”

Mentre in Italia il nuovo decreto “antiterrorismo” restringe ulteriormente le libertà individuali, intensifica la militarizzazione dei territori (da 3.000 a 4.800 militari) cominciata con il decreto “strade sicure” – sottraendo circa 15mila euro euro destinati in precedenza ai richiedenti asilo – e proroga la presenza dei contingenti militari italiani dai Balcani, all’Africa e all’Asia, in Turchia va profilandosi un vero e proprio stato di polizia, come si può leggere nell’intervento della parlamentare di origine curda Pervin Buldan che riportiamo qui sotto.

La “sicurezza” è la solita parola magica che gli Stati usano per restringere, fino ad annullarli, gli spazi di agibilità e le libertà personali.

È assai difficile vedere la differenza fra questi Stati e lo stesso IS che in un testo propagandistico scritto in italiano affermerebbe che “grazie all’applicazione della Sharia e delle punizioni regolate dal Libro di Allah si è instaurata” una “reale sicurezza”…

Pervin Buldan sottolinea anche come il giro di vite repressivo in Turchia “porterà a maltrattamenti, stupri e violenza contro le donne attraverso l’aumento del potere delle forze di sicurezza nelle strade”. Anche qui, ne siamo certe! Continua a leggere