Lo sciopero della fame ad oltranza dei prigionieri e delle prigioniere del PKK e del PAJK contro il genocidio poliltico è arrivato al 25mo giorno. E intanto nel carcere di alta sicurezza di Sincan le donne hanno incominciato una protesta contro l’uso crescente delle perquisizioni corporali, come spiega questo articolo che abbiamo tradotto da JINHA.
Le prigioniere protestano nude contro le perquisizioni corporali
Nel carcere femminile turco di Sincan, le donne prigioniere stanno protestando nude dalle loro celle contro l’uso crescente delle perquisizioni corporali.
Resmiye Vatansever, una prigioniera politica del Partito comunista marxista-leninista turco (TKP/ML), ha scritto una lettera di denuncia sulle condizioni nel carcere femminile di Sincan. Resmiye ha descritto il modo in cui i maschi autori di violenza contro le donne sono perseguitati in Turchia, mentre le prigioni vengono trasformate in “centri di molestie e stupri per le donne e le persone lgbti”.
Recentemente – ha scritto Resmiye – i soldati hanno aggiunto le perquisizioni corporali alle perquisizioni tattili di routine a cui i prigionieri e le prigioniere sono sottoposti quando vanno in ospedale e in tribunale. Ha notato che i soldati stavano cercando di fare perquisizioni corporali alle donne in una stanza senza telecamere di sicurezza.
“Noi non accettiamo questo tipo di ricerca e finora abbiamo impedito che accadesse”, ha scritto Resmiye. Ora, le prigioniere politiche del TKP/ML, del PAJK (collegato al PKK) e dell’organizzazione comunista MLKP hanno iniziato a protestare contro le perquisizioni corporali.
Ogni volta che una perquisizione corporale ha luogo nel carcere – ha detto Resmiye – le donne gridano slogan e fanno battiture sulle loro porte. Ogni volta che le prigioniere sono prese dalle loro celle, gridano “no alle perquisizioni corporali” e “la dignità umana sconfiggerà la tortura”, mentre si spogliano fino alla biancheria intima.