Prigioniere politiche curde nelle prigioni iraniane

Da UIKI

La giornata mondiale della donna, 8 marzo 2015, è un’occasione per ricordare quattro donne curde, prigioniere politiche, che si trovano in tre differenti prigioni, in condizioni preoccupanti. Queste sono Ghadrieh Ghaderi, Golnaz Ahangkhosh, Razieh Hakimi e Zeynab Jalaliyan; quest’ultima al momento si trova in una delle condizioni più difficili tra le donne detenute in Iran. Tutte loro sono state private dei diritti fondamentali, tra i quali c’è anche quello a difendersi in un processo. Il Kurdistan Human Rights Network ha ottenuto informazioni attraverso fonti affidabili. Sfortunatamente il KHRN non è in grado di fornire dettagli sulla condizione delle altre detenute a causa della difficoltà di trovare informazioni certe.

ZEYNAB JALALİYAN – Prigione di XOY
Zeynab Jalaliyan è una prigioniera politica condannata all’ergastolo. Proprio l’8 marzo è stato l’anniversario del suo arresto. Jalaliyan ha 32 anni e proviene dal villaggio di Deim Qeshlaq, alla periferia della città di Maku. È stata arrestata l’8 marzo del 2008 nella città di Kirmasan. Jalaliyan è stata inizialmente accusata di far parte del PJAK (Partito della vita libera del Kurdistan) e condannata a morte dal tribunale rivoluzionario di Kirmasan. Successivamente la pena è stata commutata con il carcere a vita.

Nel dicembre 2014 Jalaliyan è stata trasferita dal nel centro di riabilitazione di Kirmasan alla prigione di Xoy. Negli scorsi anni Jalaliyan non ha potuto accedere alla clinica di riabilitazione di Kirmasan nonostante le diagnosi dell’oculista, con le quali si chiedeva che la ragazza venisse portata nella clinica e sottoposta ad un intervento chirurgico all’occhio. Nonostante questo, entrambi i pubblici ministeri e la stessa corte di Kirmasan hanno di fatto interrotto la cura, riportando Jalaliyan in prigione, dove la sua vista si è lentamente deteriorata. Anche dopo che è stata trasferita alla prigione di Xoy per ragioni di sicurezza, le autorità di Kirmasan continuano a negarle qualsiasi trattamento medico. All’interno della prigione di Xoy i servizi medici sono molto scarsi, e questo complica ulteriormente la situazione.

Inoltre tre settimane fa due persone, che si sono presentate come giornalisti, hanno fatto visita a Jalaliyan per farle un’intervista video. È stato solo quando la donna si è rifiutata di parlare con loro che si è scoperto che queste persone erano delle guardie che avevano agito in questo modo per dissuaderla dal rilasciare informazioni ai giornalisti o ad attivisti per i diritti umani.

Nonostante le preoccupazioni legate alla sua detenzione e alle sue condizioni di salute, nella prigione di Xoy Jalaliyan ha potuto ricevere molte più visite rispetto al passato. La sua famiglia è infatti riuscita ad andarla a trovare, dopo un anno che non si vedevano. La progione di Xoy si trova inoltre in una località facilmente raggiungibile dai parenti della ragazza, che risiedono nella vicina Maku. La famiglia di Jalaliyan è infatti molto povera e, in passato, a causa della distanza, non era stata in grado di sostenere le spese per il viaggio. In passato la donna aveva chiesto molte volte di essere spostata in un posto che i suoi cari potessero raggiungere più facilmente, richieste che però erano state più volte rifiutate.

GHADRIEH GHADERI – Prigione di Yasuf
Ghaderi è una prigioniera politica curda, detenuta nella sezione femminile della prigione centrale di Yasuj. La donna soffre di infezioni all’orecchio, emicranie e ha difficoltà a muovere una mano.

Ghaderi è una ragazza di 25 anni, arrestata nel giugno del 2011 a Urmiye e tenuta in isolamento totale per due mesi durante il suo arresto. In questi due mesi Ghaderi ha subito torture, sia fisiche sia psicologiche, che le sono state inflitte per estorcerle una confessione. Queste sevizie sono state talmente brutali che, alla fine dell’isolamento totale, la ragazza non è stata in grado per almeno due settimane di muoversi e di cibarsi. Ghaderi è stata quindi accusata di aver collaborato con il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) e condannata a 10 anni carcere dal tribunale rivoluzionario di Urmiye. Successivamente la pena è stata ridotta a 7 anni.

Ghaderi è stata portata in ospedale più volte negli ultimi tre mesi a causa di un peggioramento costante delle sue condizioni di salute, ed è stata sottoposta ad una tac, come richiesto dai medici. Testimoni affermano che, ogni volta che doveva essere trasferita, Ghaderi veniva ammanettata e vestita con uno chador, cosa che ha causato le proteste delle altre detenute.

La corte ha accettato le richieste dei suoi avvocati di trasferirla nella prigione di Yasuj, chiedendo però il pagamento di 1 milione di toman (circa 10 milioni di rial, pari a 335 euro). Anche se la somma richiesta per il trasferimento era stata pagata, Ghaderi ha dovuto aspettare fino al 6 luglio 2013 per essere spostata a Yasuj.

RAZIYEH HAKIMI
Hamiki è stata arrestata dalle guardie rivoluzionarie il 25 agosto del 2014 alla periferia di Urmiye, insieme a molti altri giovani curdi.

Poiché era stato dato l’ordine di sparare durante l’arresto, Hakimi è stata ferita. La ragazza è stata ricoverata per due giorni all’ospedale Taleghani di Urmiye, prima di essere portata nella base di sicurezza delle guardie rivoluzionarie dove è rimasta per un mese, durante il quale Hakimi è stata interrogata e accusata di fare parte del PJAK. Successivamente è stata accusata di essersi unita alla lotta armata ed è stata trasferita nella sezione femminile del carcere di Urmiye.

Qui, nonostante un peggioramento delle sue condizioni di salute, le sono state negate le cure delle quali aveva bisogno a causa della ferita da arma da fuoco. La ferita si era infatti infettata e i traumi sono continuati anche nei giorni successivi.

GULNAZ AHANGKHOSH
Ahangkhosh è stata arrestata dalle guardie rivoluzionarie nel giugno del 2014 vicino al villaggio di Berders, non lontano da Urmiye, insieme ad altri giovani curdi.
Le autorità iraniane avevano ricevuto informazioni circa la presenza di un certo numero di membri del PJAK nei dintorni di Berderes. Hanno quindi circondato la zona ed è iniziato uno scontro a fuoco. È in questa occasione che Ahangkhosh, ferita da un frammento di un proiettile, è stata arrestata con l’accusa di voler unirsi al PJAK.

La donna è stata trasferita nella sede delle forze di polizia, dove è stata interrogata per 40 giorni. Successivamente è stata portata nella sezione femminile del carcere di Urmiye, con l’accusa di volersi unire al PJAK e alla lotta armata. Il 5 gennaio 2015 Ahangkhosh e altri 15 curdi sono stati portati in tribunale. Al momento sono ancora in attesa di una sentenza.