“Onore è non vergognarsi della resistenza”

“Il Movimento delle Donne Kurde ha insegnato alle donne che l’onore non può essere ridotto al loro corpo, l’onore è lotta, l’onore è non vergognarsi della resistenza”, così si conclude un intervento di Ruken Isik sulla violenza contro le kurde perpetrata da decenni dallo stato turco e di cui quotidianamente emergono nuovi casi (1, 2).

Turkish Prime Minister Recep Tayyip Erdogan visits Egypt Non sorprende che lo scorso novembre Erdogan, intervenendo ad un convegno su “Donne e giustizia” organizzato dall’associazione Donne e democrazia – di cui, guarda caso, la figlia è vicepresidente – in occasione della Giornata internazionale delle violenza contro le donne, si sia ben guardato dal parlare delle crescenti violenze e dei femminicidi in Turchia (che la guerra sta contribuendo ad aumentare) ed abbia invece esordito dicendo che “La nostra religione ha definito il posto delle donne nella società: la maternità. Porre donne e uomini sullo stesso piano è contro natura”. Supportato, per altro, dalla figlia Sumeyye (sì, proprio quella sulla quale si era inventato un complotto per prendere più voti…), secondo la quale “dare quote maggiori di eredità agli uomini è normale, corretto e giusto”.

erdogan-bagdaddiInsomma, di certo dalla Erdogan’s family non c’è da aspettarsi nulla di buono, a meno che non si sia mercenari di ISIS, per i quali l’intera family si prodiga nelle cura dei feriti – come, d’altra parte, fa anche Israele… – in ospedali segreti.

Nonostante le prove tecniche di colpo di stato evidenti nell’isolamento totale (niente comunicazioni con l’esterno via telefono e internet, né accesso ai giornalisti, ecc.) di alcune delle zone in cui è stato dichiarato l’autogoverno, le donne non si lasciano spaventare e supportano con determinazione le nuove dichiarazioni di autogoverno (1,2,3), organizzando, al contempo, l’autodifesa e proseguendo le mobilitazioni (1, 2, 3).

E intanto si moltiplicano le crepe nella propagandata compattezza del genocidio politico contro la popolazione kurda. Dopo le madri dei soldati morti, di cui abbiamo già parlato, ora anche altri familiari cominciano a farsi sentire con forza crescente, e, se militari, vengono messi sotto indagine a loro volta.