Alla Carovana internazionale è stato negato il passaggio alla frontiera per portare gli aiuti umanitari a Kobane, come racconta questo stralcio del report pubblicato su Retekurdistan:
ACCESSO NEGATO AL GATE DI MURSITPINAR – KOBANE
Nel pomeriggio, assieme ad una delegazione locale, ci dirigiamo verso la frontiera, sui furgoni medicinali e apparecchiature sanitarie destinate agli ospedali di Kobane, quaderni e pastelli colorati per le scuole della città. Per varie settimane la municipalità di Suruc ha richiesto al governo centrale di aprire la frontiera per lasciar passare la carovana. I quattro pullman si dirigono verso il confine, sotto lo stretto controllo delle forze di polizia locale. A circa cinquecento metri dal gate incontriamo un posto di blocco: blindati e barricate mobili ci impediscono di proseguire. Decidiamo di tentare una deviazione, ma tutti gli accessi al confine sono sorvegliati. “La Turchia ci ha negato il permesso di passare” ci dicono i compagni curdi. “Il governo minaccia di chiudere la frontiera e di impedire il passaggio ad ogni tipo di merce verso il Rojava.” Il posto di frontiera di Suruc è aperto solo tre giorni a settimana, una nostra forzatura potrebbe comportare un blocco a tempo indeterminato dei rifornimenti verso Kobane. Il ricatto del governo è palese e gioca sulla vita di decine di migliaia di persone lungo il confine. Ripieghiamo nel vicino villaggio di Mesher, un gruppo di case sotto il sole battente, luogo strategico della resistenza, dal punto di vista sia logistico che politico. Le staffette partite dall’Italia hanno fatto spesso base qui.Veniamo accolti da una delegazione del villaggio e dai membri dell’associazione “Rojava”, per una conferenza stampa di denuncia di ciò che sta avvenendo. “Gli aiuti umanitari verranno consegnati all’associazione Rojava, che si occuperà di farli arrivare oltre il confine”. Il copresidente del BPD di Suruc ha ribadito l’importanza della nostra presenza. “È oltre un mese che chiediamo l’autorizzazione per il vostro ingresso, anche solo in forma di delegazione, ma solo oggi le autorità turche hanno definitivamente intimato di non avvicinarci al confine”. Una presa di posizione chiara, che ha lo scopo di isolare Kobane tenendo lontana la solidarietà internazionale. È la prima volta che un’iniziativa di questo genere, lanciata pubblicamente dai movimenti, con attivisti da tutta Europa, mette al centro del dibattito la questione del corridoio umanitario, che sembra poter mettere in difficoltà il governo di Ankara rispetto ai suoi obblighi internazionali.
Qui l’articolo sulla Carovana, pubblicato dal Manifesto
Le forze turche continuano a massacrare la popolazione civile, tra cui anche un ragazzino che portava l’acqua e al quale hanno sparato prima al petto e poi alla testa, uccidendolo.
La furia di Erdogan & C. non risparmia nemmeno i cimiteri: con una comunicazione “confidenziale”, il ministro dell’interno Sebahattin Öztürk ha ordinato ai governatori di distruggere 14 cimiteri di guerriglieri/e.
Le prigioniere e i prigionieri politici del PAJK e del PKK hanno concluso, dopo un mese, lo sciopero della fame.
Continuano le iniziative in solidarietà col Kurdistan in giro per l’Italia, questi i prossimi appuntamenti:
16 settembre, Firenze – ore 18, manifestazione da Porta Romana al Consolato turco
18 settembre, Torino – ore 17.30, corteo con partenza da piazza Castello
18 settembre, Genova – dalle 18, presidio sotto il consolato turco (p.zza De Ferrari)