Fatti un giro in Rojava…

La pubblicazione ieri, a tre giorni dalla strage di Ankara, di un rapporto di Amnesty International su presunti “crimini di guerra” delle YPG nelle zone liberate da ISIS sta scatenendo molte reazioni nei social network kurdi.

A quel rapporto ha voluto rispondere anche un volontario britannico delle YPG, che si trovava in Rojava proprio nei mesi in cui sarebbero avvenuti tali fatti. Abbiamo tradotto da Kurdish Question la sua lettera aperta…

Una lettera aperta a Salil Shetty – segretario generale di Amnesty International

Caro Salil,

Scrivo per protestare contro la pubblicazione di una relazione della tua organizzazione intitolata ‘Non avevamo altro posto in cui andare – Spostamenti forzati e demolizioni nel nord della Siria’.

Come operatore umanitario britannico, che ha trascorso 5 mesi e mezzo con le YPG in Rojava, sono assolutamente stupefatto dal vostro rapporto di 32 pagine pubblicato nell’ottobre 2015.

Mi sento costretto a scrivere questa lettera a nome delle centinaia di volontari stranieri che hanno aderito alle YPG e alle YPJ, i quali non stanno solo combattendo in prima linea, ma stanno lavorando sodo insieme ai kurdi negli ospedali e nei campi profughi.

Quando ero in quel Paese, ho avuto pieno accesso a tutta la regione, compresa la linea del fronte. Di conseguenza, io sarei stato presente a molti dei fatti e nei luoghi citati nel rapporto. Non ho mai visto alcuna evidenza di danni intenzionali o di sgomberi forzati.

Volevo solo affrontare rapidamente i due punti principali del vostro rapporto:

– Ci sono state occasioni in cui ai civili è stato chiesto di lasciare una zona dove erano in corso combattimenti. Ciò è stato fatto pensando alla loro sicurezza e una volta che una zona è sicura i civili possono rientrare. Ho visto molti villaggi di tutte le etnie abbandonati a causa dei combattimenti e poi di nuovo popolati una volta che i combattimenti si erano spostati altrove. Quando ero a Til Tamir (una zona menzionata nel vostro report), il mio comandante spesso voleva condividere i nostri rifornimenti con la popolazione locale proveniente dai vicini villaggi arabi.

– Quando entravamo in un villaggio, a volte dovevamo usare le proprietà della gente. Ciò ha implicato il fortificarle con sacchi di sabbia e terra (usando gli escavatori). Si trattava di una necessità di guerra e per il rischio di un attacco di ISIS. Non c’è mai stata una deliberata politica di danneggiamento della proprietà.
Il rapporto si basa su testimoni inaffidabili. Se vogliamo essere generosi, allora forse i civili – confusi e spaventati – si sarebbero potuti sbagliare su ciò che accadeva intorno a loro, venendogli chiesto di lasciare una zona e vedendo gli escavatori che fortificavano le loro case. Oppure – il che è peggio – questi rapporti sono un tentativo deliberato di screditare le YPG/YPJ.

È sconvolgente per me leggere questo report, perché so che in Rojava le YPG hanno un ottimo rapporto con le comunità arabe. In molti dei luoghi menzionati nella relazione, i membri arabi delle YPG sarebbe stati nelle unità che liberavano le zone. Prima di ogni importante operazione veniamo informati sulle regole di ingaggio – non ci facevamo illusioni che il commettere infrazioni (comprese le accuse contenute nella relazione) potesse portare all’imprigionamento. Se consideri con cosa sono alle prese le YPG, allora sono ancora più degni di nota gli standard elevati che si aspetta dai suoi combattenti. Dobbiamo essere l’unico gruppo che opera in Siria che si attiene alla Convenzione di Ginevra!

Oltre alle totali menzogne, questo rapporto ha un altro motivo per essere sgradito a coloro che stanno combattendo per la democrazia e l’uguaglianza in Rojava. Il rapporto è stato tartassato dai nazionalisti turchi e dai fondamentalisti islamici per provocare violenza settaria e distruggere la fiducia che le YPG hanno costruito combattendo così duramente.

Invece di basarti su testimonianze di terzi, perché non vieni in Rojava per incontrare alcune delle persone che combattono in prima linea? Il PYD ha chiesto pubblicamente il sostegno della comunità internazionale per aiutarlo a sviluppare la sua crescente democrazia. I kurdi sono stati aperti e trasparenti con tutte le organizzazioni internazionali e sono stati elogiati per il loro impegno in questo senso.

Voglio che tu riveda il rapporto e lo ritiri dalla circolazione. Come parte della tua indagine, va’ in Rojava a vedere di persona l’ottimo lavoro che la gente sta facendo per la regione. Come me, te ne verrai via illuminato.

Cordiali saluti

Macer Gifford

Il curatore di Kurdish blog, rispondendo alla domanda sulla credibilità del report di Amnesty International, scrive:

È una stronzata. Le accuse di Amnesty erano già state confutate a giugno dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR).

Domanda: Dopo la cattura di Til Abyad e l’espulsione dello “Stato islamico” (IS), le Unità curde di difesa del popolo (YPG) vengono accusate di “pulizia etnica” contro la minoranza turkmena e la popolazione araba sunnita. Quali obiettivi stanno perseguendo i kurdi riguardo a questa “pulizia etnica”?

SOHR: Non c’è “pulizia etnica” a Til Abyad contro la popolazione turkmena e araba. Se le YPG avessero voluto espellere gli arabi e i turcomanni, lo avrebbero già fatto durante la liberazione dei villaggi. Tuttavia, nel caso in cui ISIS sia stato espulso, succede che gli abitanti sono invitati a non tornare immediatamente nei loro villaggi per il pericolo di mine. In alcuni villaggi, come a Dogan o Al Bajela, agli abitanti è stato impedito di tornare nei villaggi per un periodo di tempo più lungo, perché si pensava che i combattenti di ISIS fossero ancora nei villaggi.

D: Le accuse riguardanti la “pulizia etnica” provengono in primo luogo e soprattutto dalla Turchia e dalla coalizione siriana. Perché?

SOHR: È evidente il motivo per cui le accuse provengano dal governo turco. Per quanto riguarda la coalizione siriana, essa ha ripetuto quello che Recep Tayyip Erdogan aveva detto in precedenza. Ripeto: Il governo turco è ostile verso i curdi tanto in Turchia quanto in Siria. Esso teme un rafforzamento della posizione curda nella regione. Permettetemi di rammentarvi il fatto che nell’autunno del 2014 almeno 300mila curdi sono stati espulsi da ISIS. A quel tempo, il governo turco non ha parlato di “pulizia etnica” contro i curdi. Al contrario, il governo turco ha collaborato con ISIS.

D: Nelle fasi precedenti, le YPG hanno operato una “pulizia etnica” in altre regioni, magari a est di Til Abyad, a Qamishlo?

SOHR: Non ho sentito parlare di questi casi. Ci sono dozzine di villaggi arabi vicino a Qamishlo, più a est. Gli arabi vivono ancora lì e sono anche protetti dalle YPG. Infatti, ci sono vittime civili negli scontri tra YPG e ISIS, ma non c’è alcuna specifica e sistematica persecuzione a causa della religione o dell’etnia da parte delle YPG.

Q: Nei territori controllati dalle YPG, i residenti arabi, assiro-aramei o armeni sono perseguitati?

SOHR: Assolutamente no.