Testimonianze dal genocidio

Per quanto sia trascorso oltre un mese dal Newroz, pubblichiamo il report di alcuni compagni e compagne che ha avuto poca circolazione in Italia, ma che dà un’idea tanto della repressione e della resistenza in Bakur quanto delle complicità italiane ed europee con le pratiche genocide dell’AKP.
Consigliamo anche la visione di Cizre Anlatıyor, un video che mostra la devastazione e il genocidio messi in atto a Cizre, con le testimonianze audio di donne e uomini che erano bloccati nei seminterrati e che sono stati, poi, bruciati vivi dalle forze turche.

“Il PKK è il popolo e il popolo è qui!” gridano gli adolescenti di Batman nel Bakur, Kurdistan turco. È il 20 marzo e  siamo a Batman in Bakur  dove le celebrazioni del Newroz sono state vietate; come in tutte le altre città del paese, ad eccezione di Amed dove si svolgerà la festa istituzionale, il 21. Le strade sono presidiate da decine di mezzi blindati di polizia ed esercito, armati di tutto punto, che, con idranti e armi da fuoco, tengono sotto tiro le persone.  Entriamo in città al seguito di Mehmet Ali Aslan, deputato locale del’HDP, e siamo subito accerchiati dai militari. Le persone in piazza cercano di radunarsi per le danze tradizionali, ma anche un semplice ballo è un simbolo di resistenza, e diventa subito un valido pretesto per essere attaccati. Le forze pubbliche schierate disperdono con acqua compressa e lacrimogeni qualunque tentativo di assembramento, ricevendo in cambio fitte sassaiole da parte dei numerosi bambini presenti. Continue reading

Una settimana di fuoco

Quella appena trascorsa è stata una settimana di fuoco, da opposti punti di vista: dai fuochi del Newroz alle esplosioni a Bruxelles… In mezzo, il “sultano” Erdogan.

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Newroz 2016 ad Amed

Newroz 2016 a Kobane

Newroz 2016 a Kobane

Partiamo dal Newroz.
Per cercare di impedire le celebrazioni, il “sultano” aveva mobilitato 120mila poliziotti e 80mila gendarmerie. In questa pagina si trova un assaggio dei tentativi per impedire alle persone di raggiungere, anche singolarmente, i luoghi dei festeggiamenti, mentre in questa trovate immagini del Newroz “sotto assedio”. Qui, invece, potete leggere un report della delegazione italiana che è stata in Kurdistan per i festeggiamenti. Continue reading

Gli artigli sul Rojava e i massacri in Bakur

In tanti, dai media internazionali all’hastag #AnkaraErdogansFalseFlag, suppongono che l’attentato di ieri ad Ankara possa essere stato opera dei servizi turchi per legittimare l’intervento contro i kurdi in Siria.
Ma il governo turco, accusando dell’attentato le YPG (che se ne sono dichiarate estranee), procede con le operazioni militari in Rojava.

Schermata 2016-02-18 a 16.57.07Oltre ad aver chiuso, ancora una volta, la frontiera tra Suruç e Kobane per bloccare gli aiuti umanitari, poche ore prima dell’attentato aveva lasciato che centinaia di militanti islamisti lasciassero il territorio turco per rientrare in Siria con tanto di armi leggere e pesanti, missili, mortai e carri armati.
D’altra parte l’Unione Europea ha colto al volo la narrazione tossica del primo ministro Davutoglu, per confermare che il PKK rimarrà nella black list dei gruppi terroristici.

Elif

Elif

E, a proposito di “narrazioni tossiche”, ovviamente la Turchia nei giorni scorsi ha dichiarato che gli oltre 150 civili sterminati negli scantinati di Cizre erano tutti militanti del PKK. Immaginiamo che lo dirà anche di Elif, la bimba di quattro mesi intrappolata con la madre in uno dei seminterrati di Sur, dove si stanno replicando i massacri di Cizre – al momento pare ci siano oltre 200 persone bloccate in quelle trappole mortali. La madre di Elif, Seda, quando era incinta si era rifugiata a Sur per sfuggire alla violenza maschile, ed era stata aiutata dalle Unità di autodifesa civile e dalla popolazione, decidendo, quindi, di restare in quella città. Tutto questo era avvenuto prima che a Sur fosse dichiarato il coprifuoco. Ora la città che le ha accolte rischia di diventare la loro tomba, grazie alla violenza dello stato…

Da alcuni giorni le prigioniere politiche hanno cominciato una protesta nelle carceri contro il genocidio in atto.

I confini dello stato-nazione, la tortura dei cadaveri e la “cartolarizzazione” del lutto in Turchia

Il genocidio in Kurdistan del nord non si ferma. Ad esso partecipano attivamente con minacce e torture Daesh/ISIS e i fondamentalisti di Esedullah, al fianco delle forze armate dello stato turco.
Ieri una bimba di sei mesi è stata ammazzata e la madre gravemente ferita; il nonno è stato colpito a morte mentre cercava di caricarla su un’ambulanza sventolando la bandiera bianca, dopo aver avuto il permesso della polizia. Oggi sono morti altri due bambini, nati prematuri a causa dei bombardamenti, e le loro madri rischiano la vita.
Se questo non bastasse, tra le decine di morti del coprifuoco che prosegue in varie città, il cadavere di una donna è rimasto in strada per una settimana, mentre i cecchini sparavano ai parenti che cercavano di avvicinarsi per recuperarlo. E questi non sono che alcuni esempi del massacro in atto da settimane.
yybuyukAd Istanbul due donne, Yeliz Erbat e Şirin Öter, sono state uccise durante una perquisizione nelle loro case. La polizia ha sparato loro a bruciapelo quando erano già ferite, crivellandole di colpi. L’autopsia ha trovato i fori dei proiettili anche nella vagina di una di loro.

Questa ferocia, che ha dei precisi connotati sadici, non può però essere spiegata soltanto col sadismo, come spiega bene l’articolo che abbiamo tradotto da Kurdish Question e che potete leggere qui sotto.
Un articolo che, oltre ad essere illuminante sulle ragioni politiche per le quali lo stato turco si accanisce sui cadaveri dell'”altra/o”, indirettamente ci invita anche a ragionare sul perché si parli dei morti per strage soltanto quando queste avvengono in territorio europeo e su come l’oltraggio e l’esposizione del cadavere martoriato dell’altro/a siano, a tutt’oggi, strumenti della violenza coloniale.

I cadaveri dei combattenti kurdi e i confini dello stato
di Hakan Sandal, 23 dicembre 2015

Dalla seconda metà di luglio 2015, i cadaveri di tredici combattenti kurdi che hanno perso la vita nella lotta contro ISIS sono stati trattenuti dallo stato turco al varco di frontiera di Habur per dieci giorni, e quelli di venti combattenti delle YPG/ YPJ al varco di frontiera di Mursitpinar. Nello stesso periodo, la combattente delle YJA-Star Ekin Van è stata uccisa e il suo cadavere è stato esposto nudo, fotografato e pubblicato sui social media. Inoltre, il cadavere di Hacı Lokman Birlik (un attivista kurdo e film-maker amatoriale) è stato legato ad un veicolo corazzato della polizia e trascinato per le strade di Sirnak, l’intera sequenza è stata videoregistrata e condivisa sui social media. Più di recente, il cadavere di Aziz Güler (che ha perso la vita combattendo ISIS) è stato bloccato al confine, e la campagna per liberarlo ha avuto successo solo dopo due mesi, quando il suo corpo è stato restituito alla famiglia. Altri corpi di combattenti, che sono morti combattendo contro ISIS, sono in attesa di attraversare la frontiera. Continue reading

Sopravvivere nella Turchia di Erdogan

087c3c2c8a77d5b6bd7f39dfbb7afe7ac5c1b989_1449232571 Dilan Kortak, 20 anni, è stata ammazzata ieri sera dalle forze di polizia durante l’irruzione in un appartamento di Istanbul che, secondo loro, era un ‘covo’ del PKK. Al momento non si sa ancora come sia stata ammazzata, e la polizia non ha voluto dare informazioni nemmeno ai suoi familiari. Mentre i vicini dicono di non aver sentito colpi d’arma da fuoco, il padre parla di una vera e propria esecuzione.

Altri morti e feriti ci sono stati nelle manifestazioni seguite all’omicidio di Tahir Elçi e al conseguente ennesimo coprifuoco, durante le quali la polizia ha sparato sulle persone scese in piazza – cosa che, per altro, ha fatto anche immediatamente dopo l’omicidio dell’avvocato, sparando sulla folla radunata fuori dall’ospedale.
La polizia, che ha ammazzato un ragazzino appena adolescente accusato di essere un “terrorista”, attualmente sta anche lanciando bombe contro le case di Sur. Continue reading

Verso il 28/11: in piazza anche per la liberazione di Shilan

Shilan veniva arrestata un anno fa e, secondo la corte inglese, dovrebbe farsi 21 mesi di galera.

Abbiamo tradotto parte di un articolo che spiega come, in tutta questa vicenda, Shilan sia in realtà ostaggio degli interessi che legano il Regno Unito alla Turchia e che fanno passare in secondo piano la lotta contro ISIS.

In difesa di Shilan Ozcelik
di Marc Campbell (23 novembre)

[…] Shilan Ozcelik è un agnello sacrificale offerto alla Turchia come parte della criminalizzazione turca della resistenza kurda contro le politiche di annientamento del popolo kurdo.

CUcRypRXAAEd3vFLo Stato turco non poteva tollerare che la lotta kurda contro ISIS diventasse popolare agli occhi del pubblico del Regno Unito, e così Shilan Ozcelik doveva essere condannata, non importa come.

[…] Non importa che lei fosse semplicemente una giovane ragazza kurda di 17 anni che, come tutti noi, era preoccupata per l’ascesa di ISIS ed aveva capito che occorreva fare qualcosa. Continue reading

La Turchia intensifica gli attacchi contro i kurdi, mentre ISIS viene sconfitto a Shengal e in Siria…

CTr-OEoUYAAOSPtShengal è stata liberata definitivamente questa mattina presto!
L’agenzia di stampa Firat News ha seguito passo per passo le operazioni dei/delle combattenti del PKK e delle YJA Star, delle YPG/YPJ e delle unità di autodifesa yezide, nonché i gruppi locali che, dalla montagna, si sono armati per unirsi alla liberazione (1, 2, 3, 4).

CTsP1fTW4AACpSgDalle immagini si può vedere che la città è semidistrutta e passerà del tempo prima che la popolazione possa tornare ad abitarvi.
“Come possiamo tornare qui a vivere?” chiede un combattente yezida dopo aver visto che il quartiere in cui abitava è completamente ridotto in macerie.
Prima di tutto va sminata l’intera zona e vanno disattivate tutte le trappole esplosive che ISIS ha lasciato in ogni angolo delle strade e delle case; poi andrà ricostruita la città con la stessa determinazione con cui prosegue la ricostruzione di Kobane.

Intanto Barzani si ostina a ripetere – e con lui gran parte dei media internazionali amici suoi e del suo amico Erdogan – che sono stati i peshmerga da soli a liberare la città.

Come abbiamo già avuto modo di dire, questo stravolgimento della realtà è un prodotto diretto dell’alleanza Erdgan-Barzani, che non ammetterà mai il ruolo avuto dal PKK e dalle YJA Star (di cui faceva parte anche Ekin Van), da oltre un anno a questa parte, nel sostegno concreto alla popolazione yezida, nell’addestramento per la formazione delle forze di autodifesa delle/degli yezidi e, ora, nella liberazione della città dalle bande di fondamentalisti. Continue reading

Tra guerra e rivoluzione

CThh7cKWUAAKYjySilvan, nel distretto di Diarbakir, al nono giorno di coprifuoco è ormai completamente isolata. Gli attacchi delle forze armate turche si susseguono e aumenta il numero dei morti, come si può leggere anche nell’appello alla mobilitazione di UIKI.
Testimoni sostengono che membri di ISIS stiano partecipando ai massacri, al fianco delle forze turche.
Schermata 2015-11-11 a 16.18.11“Resistiamo alle atrocità dello stato e resisteremo fino alla liberazione”, dichiarano le giovani partigiane di Silvan.
Per seguire gli aggiornamenti: ‪#SilvanUnderAttack‬ e ‪#silvan

Non paga, la Turchia continua a minare la frontiera con il Rojava, ad attaccare la zona di Kobane e ad armare i gruppi fondamentalisti.

Schermata 2015-11-11 a 17.17.02Se questo non bastasse, l’alleanza tra Erdogan e il governo di Barzani nel Kurdistan iracheno cerca di dare i suoi frutti, spingendo per escludere i/le combattenti del PKK e delle YPG/YPJ – che combattono al fianco delle unità di autodifesa yezide – dalle operazioni per liberare Shengal dalle bande di ISIS. La popolazione yezida, però, non è affatto d’accordo, anche perché ricorda bene quanto i soldati di Barzani se la siano data a gambe davanti all’avanzata di ISIS nel 2014 e chi, invece, l’abbia aiutata a salvarsi dal massacro.

La vera posta in gioco è, ancora una volta, l’autogoverno, che ora anche la popolazione di Shengal vorrebbe praticare, una volta che la zona sarà liberata dalle bande fondamentaliste. E la liberazione definitiva di Shengal sembra ormai imminente!

Dal 5 novembre scorso, il KCK ha dichiarato la fine del cessate il fuoco unilaterale, visto che la politica di guerra dell’AKP prosegue ininterrottamente.

Segnaliamo il tour di serate informative su La resistenza curda tra guerra e rivoluzione che incomincia stasera.
Per ingrandire la locandina, cliccate sull’immagine. Continue reading

La trappola di Erdogan

Per comprendere meglio il ruolo giocato dal report di Amnesty in chiave anti-kurda e, soprattutto, quale tranello stia cercando di tendere la Turchia colpendo le postazioni delle YPG in Rojava, abbiamo tradotto le parti salienti di un articolo di Fehim Tastekin, pubblicato originariamente su Al-Monitor e poi ripreso da Kurdish Question.

Schermata 2015-11-01 a 15.41.30[…] Di recente, le forze armate turche (TSK) hanno colpito le Unità di difesa popolare (YPG). Le YPG hanno rilasciato una breve dichiarazione riconoscendo che l’esercito turco aveva attaccato le loro postazioni sul confine, usando fucili A-4 dalle 19 alle 21 del 24 ottobre e mitragliatrici MG-3 il 25 ottobre, dalle 2 alle 4 del mattino. Le TSK hanno elencato, come al solito, tutte le loro azioni sul loro sito web, ma non hanno menzionato questi particolari attacchi. Il governo non ha aperto bocca fino alla notte del 26 ottobre, quando il primo ministro Ahmet Davutoglu durante una trasmissione televisiva ha affermato: “Noi avevamo detto sia alla Russia che agli Stati Uniti che il PYD non avrebbe attraversato il fiume Eufrate verso nord. Abbiamo colpito il PYD due volte”.

I media filogovernativi hanno riportato una diversa versione dei fatti. Secondo il Daily Sabah “Gli aerei turchi hanno colpito due barche delle YPG che tentavano di infiltrarsi ad ovest dell’Eufrate. I militanti sulla barca erano stati invitati ad allontanarsi”. Sabah ha anche riportato che le YPG stavano cercando di infiltrarsi nella zona da Azaz est a Jarablus, che la Turchia considera una zona di sicurezza.

Coloro che hanno riportato questa notizia erano apparentemente inconsapevole di certi fatti. Le YPG e i loro alleati arabi avevano preso Tel Abyad in giugno. L’asse Jarablus-Raqqa si trova tra Kobanê e la linea Azaz-Marea, che la Turchia ha dichiarato una linea rossa. In altre parole, secondo quanto riportato dal Daily Sabah, l’area in questione è controllata da ISIS. Se, come riportato, i/le combattenti delle YPG avevano attraversato l’Eufrate verso ovest, non si stavano dirigendo verso la zona di sicurezza in Turchia, ma verso Jarablus, controllata da ISIS. Se gli aerei turchi hanno davvero colpito le barche delle YPG nel fiume, ciò significherebbe che la Turchia stava impedendo che le unità delle YPG raggiungessero le posizioni di ISIS, stavano, quindi, difendendo indirettamente ISIS. Continue reading

Una settimana intensa: aggiornamenti dal Kurdistan e iniziative

Erdogan – furibondo dopo la dichiarazione di adesione al confederalismo democratico della città di Girê Spî (Tel Abyad) – dice che la Turchia non lascerà che i kurdi “si impadroniscano” del nord della Siria, perché “questo costituisce una minaccia per noi”. E così, dalla scorsa notte l’esercito turco e ISIS hanno iniziato ad attaccare i dintorni di Kobane dopo che, la notte del 24 ottobre, l’esercito aveva cominciato a bombardare ripetutamente con granate le postazioni delle YPG lungo la linea di confine di Girê Spî, tra il Rojava e la Turchia.
D’altronde, come ha spiegato a Firat News un membro di ISIS catturato dalle YPG/YPJ, tanto i colloqui tra ISIS e l’intelligence turca (MIT), quanto la consegna di armi e munizioni da parte dello stato turco a ISIS, avvenivano proprio in quel territorio – al confine tra Tel Abyad e il distretto di Akçakale (provincia di Urfa, Turchia). Inoltre, lì sostavano le ambulanze turche in attesa di portare i membri di ISIS feriti negli ospedali di Urfa e Antep, e da lì passavano i camion carichi di munizioni che, nascoste sotto i rifornimenti di cibo, lo stato turco inviava ad ISIS attraverso il MIT. Sempre secondo la testimonianza del membro di ISIS, la maggior parte di questi camion veniva inviata a nome di un’organizzazione di soccorso chiamata IHH.

Intanto si allunga la lista delle persone ammazzate dalla polizia turca. Ieri sera a Istanbul è morta Dilek Doğan, una giovane donna a cui la polizia aveva sparato durante una perquisizione nella sua casa, lo scorso 18 ottobre. Poche ore dopo, a Silopi è morto un ragazzo di 16 anni, Mustafa Aşlığ, dopo esser stato gravemente ferito alla testa da un proiettile sparato dalla polizia.
Per avere un’idea della ferocia devastatrice dello stato turco e la determinazione della popolazione kurda, invitiamo a vedere il report documentario Le otto giornate di Cizre.

Schermata 2015-10-26 a 17.11.41Mentre si prepara la stretta finale per liberare Shengal (Sinjar) e fare in modo che la popolazione yezida possa rientrare dalla montagna prima dell’arrivo dell’inverno, i/le giovani comunisti del KGÖ chiamano i loro coetanei e le coetanee alla lotta armata: “Rifiutiamo questo ordine e tutte le sue istituzioni”, hanno dichiarato, invitando i/le giovani ad unirsi alla loro lotta contro le persecuzioni, la guerra, il fascismo, il sessismo e la disuguaglianza. Continue reading