Le donne di Adıyaman, nel sud-est della Turchia, esprimono forti preoccupazioni per la crescente presenza – da tre anni a questa parte – di ISIS nella zona. Da quella città, infatti, provenivano gli attentatori di Suruç (20 luglio) e di Diyarbakır (5 giugno).
Che ISIS prenda di mira in particolare donne e bambini lo si è visto nel recente attacco a Kobanê la notte tra il 24 e il 25 giugno scorso; per questo in Rojava anche le donne non guerrigliere imparano ad usare un’arma e discutono sull’importanza e il significato che ha per loro l’autodifesa.
Le pratiche di autodifesa non guardano all’età: esemplare il caso di Nazlî Bedîr, che a 73 anni tutte le notti monta di guardia col suo fucile nel cantone di Efrîn, in Rojava.
Ma il problema per le donne non sono soltanto i mercenari di ISIS: ad Imzir, in Turchia, la popolazione ha notato un particolare accanimento delle polizia nei confronti delle donne, durante la repressione di un corteo che ieri voleva raggiungere la sede dell’AKP.
Le Giovani donne libere di Diyarbakır (Kurdistan del Nord), hanno intanto deciso di garantirsi da sé la propria sicurezza, con l’autodifesa.
Hazal Aslan, un’attivista del gruppo, sottolineando la necessità per le donne di essere organizzate e pronte a rispondere agli attacchi ha spiegato che “Autodifesa non significa solo portare un’arma” né soltanto essere pronte per reagire agli attentati e alla repressione poliziesca, ma anche essere pronte a difendersi dal tasso crescente di violenza maschile – stupri, violenze in famiglia e aggressioni.
“Ci devono essere corsi di autodifesa e incontri per le donne, e per questo bisogna passare dalla teoria alla pratica”. “Potremmo essere attaccate in qualsiasi momento” ha aggiunto, e per questo “dobbiamo imparare a proteggere noi stesse, non possiamo aspettarci che qualcuno ci protegga”.
Sempre ieri, a Cizre, durante una manifestazione contro i bombardamenti turchi sulla zona di guerriglia del PKK in Iraq, la polizia ha ammazzato un ragazzo di 21 anni che era seduto sul balcone di casa, sparandogli al petto, mentre ad Istanbul venivano lacrimogeni sulla folla che voleva partecipare ai funerali di Günay Özarslan, ammazzata a casa propria dalla polizia con 15 colpi di pistola.
In questo quadro, le chiamate all’autodifesa per tutte/i non possono che moltiplicarsi…