Elif Su Aslan, 4 mesi; Özgür Aslan, 3 anni; Muazzez Aslan, 4 anni; Rojda Aslan, 7 anni; Gülistan Aslan, 11 anni; Beritan Tosun, 2 anni; Şevin Tosun, 10 anni; Ruken, 4-5 anni; Berfin, 4-5 anni; Kadir Şahin, 11 anni; Furkan Dağ, 11 anni; Talat Abiş, 7 anni.
Questi i nomi e le età di bambine e bambini che da giorni sono intrappolati, con decine e decine di donne e uomini, negli scantinati di Sur, ad Amed/Diyarbakır.
Ieri il governatore di Amed ha annunciato l’apertura di un “corridoio umanitario” per l’evacuazione degli scantinati, ma la gente non si fida e chiede che il corridoio sia fatto dalle organizzazioni della società civile e non dalle forze armate dello stato turco.
D’altra parte, chi si fiderebbe di un corridoio fatto da chi bombarda e brucia viva la gente intrappolata nei seminterrati, per poi gettarne i resti carbonizzati sulle rive del fiume, o ne attacca i funerali?
Chi si fiderebbe di chi spara su una donna che esce da uno scantinato in cerca di acqua, ferendola, o su un’altra che esce di casa per comprare il latte alla figlia di un anno, uccidendola?
Chi si fiderebbe di chi spara su chi cerca di salvarsi la pelle fuggendo dai quartieri sotto attacco, o di chi riempie di lacrimogeni chi torna per cercare di raccogliere le poche cose che si sono salvate nelle abitazioni distrutte dalle stesse forze turche? Continua a leggere