Uccidere civili a volontà: questi sarebbero gli effetti della Legge di Sicurezza Interna turca – una cosiddetta legge ‘antiterrorismo’, che permette alle forze di sicurezza di “aprire il fuoco direttamente e senza esitazione” – abolita nel 1999 e di nuovo in vigore dallo scorso febbraio, dopo esser stata approvata dal parlamento turco.
Spiega l’avvocata Gülizar Tuncer: “La legge consente alla polizia di aprire il fuoco sulla gente per motivi quali il trasporto cuscinetti a sfera e fionde, il coprirsi il volto o il tentativo di lanciare bottiglie molotov”.
Già nel 1990, in Turchia, le forze della controguerriglia avevano messo in atto una ‘guerra a bassa intensità’ nelle province curde attraverso una strategia di ‘esecuzioni extragiudiziali’ e le migrazioni forzate degli abitanti dei villaggi.
L’uccisione di Günay Özarslan – in un raid all’alba sulla sua casa a Istanbul – e l’esecuzione, da parte delle squadre speciali, di due fratelli e un amico il 31 luglio scorso dopo un’irruzione nella loro casa in provincia di Ağrı, non ne sono che degli esempi.
A questo aggiungiamo una testimonianza da Dersim che riguarda un attentato contro la popolazione domenica 2 agosto, quando una bomba nascosta in un cestino dell’immondizia è esplosa in pieno centro città – fortunatamente senza provocare morti né feriti – in “una delle zone più frequentate di Dersim, soprattutto in questo periodo in cui gli emigrati fanno rientro in città, e periodo in cui la gran parte delle persone preferisce frequentare i locali in città, considerati più sicuri, piuttosto che quelli in periferia o in montagna”. Continua a leggere