Resistere alla tortura, resistere al genocidio

Dopo l’atroce femminicidio politico dei “tre fiori di libertà“, come sono state definite Sêvê Demir, Pakize Nayır e Fatma Uyar, la lotta delle donne kurde sprigiona ulteriore potenza, trasformando il dolore in forza, malgrado il governo turco continui a mietere vittime – come la giovane Rozerin Çukur, di 17 anni, e l’ancora più giovane Bişeng Goran, di 12 anni, uccisa da un cecchino mentre con la madre e la sorella stava cercando di sfuggire agli attacchi dell’artiglieria, sventolando una bandiera bianca.

Le donne si stanno mobilitando in Kurdistan e in Turchia; ad Ankara è nato un nuovo gruppo di donne che ha dichiarato di voler seguire la strada di Sakine e delle altre compagne.
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A İdil si sono costituite le Unità di autodifesa delle donne (YPS-Jin).
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In un articolo pubblicato da JINHA, una giovane donna fa capire come la forza di Sakine diventi la forza di altre donne e perché non si piegheranno, né obbediranno mai.

Si è ricordata della lotta di Sakine per resistere alla tortura
ISTANBUL – Quando Duygu Kasakolu è stata arrestata a Istanbul nel 2013, è stata torturata sessualmente in un veicolo della polizia mentre aveva gli occhi bendati. Duygu ha raccontato la storia di come è sopravvissuta alla tortura: ricordando la lotta della sua eroina d’infanzia Sakine Cansiz, la politica kurda assassinata tre anni fa.

Secondo una relazione sulle torture sessuali perpetrate dallo stato stilata dal Supporto legale turco contro molestie e stupro in stato di arresto, tra il 1997 e il 2013, 393 donne nel paese hanno presentato domanda di supporto dopo molestie sessuali in stato arresto. Commentando il recente aumento dell’uso della tortura sessuale in Turchia, Duygu Kasakolu, sopravvissuta alle torture sessuali della polizia, ha invitato le donne in tutto il mondo a raccontare le loro storie senza vergogna e a lottare contro questi attacchi.

770x500cc-ist-08-01-16-duygu-kasakolu-manset Duygu ha spiegato che ciò che le ha dato forza è stata la lotta intransigente di Sakine Cansiz. […] Mentre era incarcerata nel famigerato centro di tortura del carcere di Diyarbakır, dopo il colpo di stato turco del 1980, aveva resistito ed era notoriamente sopravvissuta alle torture sessuali. […]
Per Duygu, la “vita di lotta” di Sakine (come si intitola la sua autobiografia), ha ispirato la sua resistenza contro la tortura sessuale. Duygu ha avuto a che fare per la prima primo con le molestie da parte della polizia all’università di Karabük, dove la polizia locale spesso molestava le studenti kurde. Mentre si trovava in un dormitorio, la polizia ha spesso minacciava, dicendo a lei e ad altre studenti che “avevano i loro numeri”. Nello stesso periodo, un uomo ha cominciato a molestarla sessualmente. Duygu sapeva che nulla sarebbe cambiato anche se si fosse rivolta alla polizia, così ha dovuto trasferirsi a Istanbul.

Durante una protesta nel 2013, Duygu è stata colpita alla testa da un proiettile e ed è stata arrestata mentre cercava di aiutare un amico ferito dalla polizia. È stata messa in un veicolo con altre due persone. “Mi hanno portato in un luogo chiuso, scuro. Ricordo molto chiaramente una frase: ‘Abbiamo avuto a che fare con molte donne alevite e kurde come te. Ci occuperemo anche di te, e ti piacerà'”. Un poliziotto, irritato quando Duygu è scoppiata in una risata isterica, le ha tagliato i seni con un coltello, dicendo:”Con questa questa cicatrice sarò sempre in grado di ritrovarti”.

“Quando mi hanno fatto ciò, mi è venuta in mente Sakine Cansiz. La compagna Sara è stata torturata nel carcere di Diyarbakir dalle guardie che le hanno tagliato i seni. Ma lei non si è lasciata intimidire, e ha continuato a lottare”, ha detto Duygu. “Anche se non ho potuto fare tanto quanto lei, avevo bisogno di non essere annullata da questa tortura, avevo bisogno di resistere”.

Sakine Cansiz era un’eroina d’infanzia di Duygu. Dopo che è stata rilasciata in atroci condizioni fisiche, ha dichiarato che la resistenza di Sakine Cansiz le ha dato il coraggio di denunciare la polizia che l’ha molestata. Tuttavia, la sua lotta è stata in gran parte inutile, in quanto non riusciva a ricordare i dettagli esatti dell’attacco, durante il quale aveva gli occhi bendati.

“Nonostante loro, continuo ad essere fuori per le strade”, ha detto Duygu. “Di recente c’è stato un grande aumento delle torture sessuali. Le donne non devono vergognarsi. Non hanno colpa delle cose disgustose che hanno vissuto”.

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Nei prossimi giorni si svolgeranno iniziative in diverse città italiane per ricordare tutti questi fiori meravigliosi e denunciare il genocidio in atto contro la popolazione kurda:

9 gennaio
Pisa: ore 11, conferenza stampa della comunità kurda toscana sotto il comune di Pisa
Bologna: ore 16, sotto le Due Torri
Roma: ore 15, piazza del Colosseo (lato metro)
Viareggio: dalle 17.30, Cantiere sociale versiliese, via Belluomini 18
Lecce: dalle 17.30 alle 21.30, piazza Santo Oronzo

15 gennaio
Firenze: dalle 20.00, CPA Firenze sud, via di Villamagna 27/a

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