Schiave sessuali siriane per le forze speciali turche

6-coastguardQuello dei rifugiati è un grande business, si sa. Nel caso della Turchia, lo è non solo per gli accordi criminali voluti dall’Unione Europea – che hanno legittimato la guardia costiera turca ad aggredire i barconi carichi di rifugiati per farli annegare – ma anche perché molti campi profughi turchi sono, in realtà, basi di reclutamento e addestramento dei fondamentalisti diretti in Siria (1 e 2). Ricordiamo, inoltre, che il regime turco già lo scorso gennaio aveva evacuato la popolazione yezida, in fuga da Daesh, dal campo profughi di Nusaybin, per trasformare quest’ultimo nell’ennesimo quartier generale del genocidio della popolazione kurda.
Se tutto questo non bastasse, dalla testimonianza di una giovanissima donna è emerso, nei giorni scorsi, un traffico “istituzionale” di profughe da destinare, come schiave sessuali, alle forze speciali che stanno distruggendo le città del Kurdistan del Nord. Ne ha scritto Jinha in un articolo che abbiamo tradotto e che invitiamo a diffondere quanto più possibile contro il patriarcato che – in Oriente come in Occidente – vampirizza le vite delle donne, tra guerre e frontiere.
Vogliamo, però, evitare ogni forma di vittimizzazione, ricordando che sempre più donne, in queste zone di guerra, ricorrono all’autodifesa – come Leyla Murad, che ad Aleppo combatte al fianco delle figlie, o come Pervin Beritan e le sue sorelle, l’una KARDEc59eLER-02.05_4_andata a combattere in montagna, le altre nelle Unità di autodifesa femminile di Shengal – o ritrovano le proprie radici stregonesche scambiandosi saperi ed esperienze in mezzo alla distruzione e ai veicoli armati che cercano di investirle per strada, come le donne di Amed.

Schiave sessuali siriane per le forze speciali

Sette bambine sono state prese da un campo profughi a Kilis per ordine del sindaco di Kilis, Hasan Kara, dell’AKP. Le bambine sono state inviate a Cizre come schiave sessuali per le forze speciali, secondo un report della Hawar News Agency.

La guerra civile siriana va avanti da cinque anni; il popolo siriano ha dovuto lasciare la propria terra a causa della guerra in corso. La Turchia è una base e una nuova casa per la maggior parte di loro. Oltre 2,5 milioni di siriani vivono in Turchia; le donne siriane e le bambine sono state abusate dalla mentalità maschile. Ogni giorno leggiamo notizie su come sono state utilizzate come schiave sessuali o il modo in cui sono state vendute come seconde o terze mogli di uomini già sposati, per non essere definite schiave sessuali. Ora sono nel mezzo di un’altra guerra, che non è la loro: i membri delle bande statali ne abusano nel Kurdistan del Nord.

Le forze speciali, che hanno partecipato agli attacchi genocidi contro i kurdi nel Nord del Kurdistan, hanno case per il loro “bisogno di donne”. Una ragazza di 16 anni, di nome S.A., che si trovava in un campo profughi a Kilis con la madre e i fratelli, e che poi era stata portata per un po’ in una di quelle case a Cizre, ha raccontato al Kurdistan Strategic Research Centre che cosa vi succedeva.

S.A. ha sostenuto che le bande dell’AKP e di Daesh stanno collaborando tra loro nel mentire alle donne e ragazze minorenni che si trovano nei campi profughi siriani, sostenendo di “sposarle, trovare loro un lavoro, adottarle”. Quelle che sono state ingannate con queste promesse, sono state prelevate dai campi e inviate in varie agenzie, ma la maggior parte è stata inviata nelle Police Houses (edifici o alloggi in cui stanno i funzionari di polizia o quelli governativi, se non hanno un posto in cui stare).

S.A. ha spiegato che loro adottavano bambine di età compresa tra i cinque e i tredici anni, poi le mandavano in Turchia occidentale per “formarle” come schiave sessuali. Ha aggiunto che le ragazze che hanno più di tredici anni vengono inviate nelle Police Houses e sono tenute come “premio” per le forze speciali della gendarmeria turca (JÖH) e per quelle di polizia (PÖH).

S.A ha raccontato di essere stata inviata a Cizre, dove le politiche genocide sono continuate per 79 giorni, con altre sette ragazze minorenni in base ad una chiamata del sindaco AKP di Kilis, Hasan Kara, per un “servizio temporaneo”. “Sono venuta a Kilis con mia madre e due sorelline – ha continuato a raccontare – ho alloggiato al campo per un po’, poi sono stata mandata a Cizre con un ‘camion di aiuti'”.

Secondo il rapporto di S.A., prima di mandarla a Cizre il Sindaco di Kilis, Hasan Kara, le ha detto “Possa il tuo lavoro essere facile; datti da fare!”. Ha spiegato che la casa era nel quartiere Konak di Cizre. Tuttavia, lei non sa chi ne fosse il proprietario e ha aggiunto che molti agenti di polizia venivano in quella casa, che era come un albergo. S.A. ha dichiarato: “Sono scappata dalla casa con gran difficoltà; ora sono ospite di una famiglia a Cizre”.

La vista delle case di Cizre dove gli attacchi genocidi sono stati imposti per 79 giorni da parte delle forze statali turche, ha mostrato il volto dello Stato. Jinha ha pubblicato le foto di scatole di preservativi, biancheria intima femminile, polli impiccati, video porno, i graffiti sessisti dopo che il coprifuoco di 24 ore era stato revocato.

Filiz Kerestecioğlu, del Partito Democratico dei Popoli (HDP) ha commentato la dichiarazione della ragazza dicendo: “Dobbiamo indagare su questa vicenda. Non solo la Turchia, ma anche l’Europa è responsabile. Tutti nel mondo sono responsabili di ciò che sta accadendo: cominciando le guerre, costringendo le persone a spostarsi e spingendole in un’altra brutta guerra”.

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