3 agosto 2014 – 3 agosto 2016

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Ricorre oggi il secondo anniversario del massacro di Shengal.
Un’ottima rassegna delle varie iniziative e degli articoli si trova su ÊzîdîPress.

Segnaliamo un articolo di Firat News su come le Unità di resistenza maschili e femminili di Shengal abbiano celebrato l’anniversario.

Consigliamo anche di leggere le dichiarazioni dell’organizzazione di donne Kongreya Star di Kobane.

Schermata 2016-08-03 a 16.34.33E a proposito di donne resistenti, segnaliamo la nascita di Parastina-Jin, per l’autodifesa delle donne in Rojava.

Schiave sessuali siriane per le forze speciali turche

6-coastguardQuello dei rifugiati è un grande business, si sa. Nel caso della Turchia, lo è non solo per gli accordi criminali voluti dall’Unione Europea – che hanno legittimato la guardia costiera turca ad aggredire i barconi carichi di rifugiati per farli annegare – ma anche perché molti campi profughi turchi sono, in realtà, basi di reclutamento e addestramento dei fondamentalisti diretti in Siria (1 e 2). Ricordiamo, inoltre, che il regime turco già lo scorso gennaio aveva evacuato la popolazione yezida, in fuga da Daesh, dal campo profughi di Nusaybin, per trasformare quest’ultimo nell’ennesimo quartier generale del genocidio della popolazione kurda.
Se tutto questo non bastasse, dalla testimonianza di una giovanissima donna è emerso, nei giorni scorsi, un traffico “istituzionale” di profughe da destinare, come schiave sessuali, alle forze speciali che stanno distruggendo le città del Kurdistan del Nord. Ne ha scritto Jinha in un articolo che abbiamo tradotto e che invitiamo a diffondere quanto più possibile contro il patriarcato che – in Oriente come in Occidente – vampirizza le vite delle donne, tra guerre e frontiere. Continue reading

Resistenza!

“Che tipo di atteggiamento mentale è questo, quale follia, quale perversione? Queste domande mi schizzano per la testa. Cosa è successo in questi appartamenti? Si racconta che a Cizîr, dietro le porte chiuse, le persone hanno subito molestie sessuali e in alcuni casi anche abusi” ha dichiarato Nurcan Baysal dopo aver visitato alcuni edifici di Cizre che erano stati occupati dai militari turchi. Oltre alle devastazioni e alle ruberie, c’era la biancheria intima delle donne esposta in bella vista, come un trofeo.
Schermata 2016-03-13 a 14.29.28Così come un trofeo è stata esposta sui social turchi una giovane studente originaria di Diyarbakır aggredita nella sua casa e picchiata, in quanto kurda, da sei giovani fasciste che l’hanno anche minacciata di bruciarle i capelli.

Negli appartamenti occupati a Cizre dai militari, sono state anche trovate chiare tracce che testimoniano la presenza di militanti di Daesh/ISIS fra le forze turche, a confermare ulteriormente la stretta collaborazione tra il governo di Erdogan e il califfato nel massacrare la popolazione kurda sia in Turchia che in Rojava. Collaborazione rafforzata anche dai traffici economici tra AKP e fondamentalisti e sui quali il governo di Erdogan è stato chiamato a dare spiegazioni ufficiali – che, ovviamente, non darà. Continue reading

Verso il corteo del 28/11: rafforzare l’autodifesa, contro la violenza maschile e contro la violenza dello stato patriarcale

In vista del corteo che si terrà a Milano sabato 28 novembre, contro la violenza maschile e al fianco delle donne kurde in lotta, iniziamo la pubblicazione di una serie di articoli sulle violenze contro le donne kurde e sulla loro resistenza determinata contro il ginocidio all’interno del genocidio.

Segnaliamo, innanzitutto, che il gruppo “Esedullah Tim” – che si pensa sia una cellula di ISIS all’interno delle forze di polizia turche, come avevamo già avuto modo di segnalare – sembra prendere di mira in modo particolare donne e bambine/i durante i coprifuoco.

Secondo il report di IHD (Associazione dei diritti umani), dall’inizio di quest’anno in Turchia ci sono state 3861 violazioni dei diritti dei ragazzini. 617 ragazzini/e hanno perso la vita durante lo stesso periodo, di cui 51 per le violenze dello stato turco. A questi vanno aggiunti gli oltre 6.000 bambini/e attualmente incarcerati nelle carceri turche.

Il Congresso delle donne libere (KJA), ha manifestato a Nusaybin contro il coprifuoco (e manifesterà di nuovo il 25 novembre), denunciando l’assassinio di Selamet Yeşilmen – donna incinta e madre di cinque figli, ferita a morte mentre andava nel giardino di casa – e di Nurhan Kaplan – colpita da un cecchino.
Come riporta JINHA, Le donne sono state il bersaglio dei proiettili durante il coprifuoco a Nusaybin. […] Durante il coprifuoco Selamet Yeşilmen, Fatma Gulak, Halime Güner e Şirin Bilgin sono state uccise. Continue reading

La Turchia intensifica gli attacchi contro i kurdi, mentre ISIS viene sconfitto a Shengal e in Siria…

CTr-OEoUYAAOSPtShengal è stata liberata definitivamente questa mattina presto!
L’agenzia di stampa Firat News ha seguito passo per passo le operazioni dei/delle combattenti del PKK e delle YJA Star, delle YPG/YPJ e delle unità di autodifesa yezide, nonché i gruppi locali che, dalla montagna, si sono armati per unirsi alla liberazione (1, 2, 3, 4).

CTsP1fTW4AACpSgDalle immagini si può vedere che la città è semidistrutta e passerà del tempo prima che la popolazione possa tornare ad abitarvi.
“Come possiamo tornare qui a vivere?” chiede un combattente yezida dopo aver visto che il quartiere in cui abitava è completamente ridotto in macerie.
Prima di tutto va sminata l’intera zona e vanno disattivate tutte le trappole esplosive che ISIS ha lasciato in ogni angolo delle strade e delle case; poi andrà ricostruita la città con la stessa determinazione con cui prosegue la ricostruzione di Kobane.

Intanto Barzani si ostina a ripetere – e con lui gran parte dei media internazionali amici suoi e del suo amico Erdogan – che sono stati i peshmerga da soli a liberare la città.

Come abbiamo già avuto modo di dire, questo stravolgimento della realtà è un prodotto diretto dell’alleanza Erdgan-Barzani, che non ammetterà mai il ruolo avuto dal PKK e dalle YJA Star (di cui faceva parte anche Ekin Van), da oltre un anno a questa parte, nel sostegno concreto alla popolazione yezida, nell’addestramento per la formazione delle forze di autodifesa delle/degli yezidi e, ora, nella liberazione della città dalle bande di fondamentalisti. Continue reading

Genealogia delle recenti stragi di Stato in Turchia

A due giorni dalla strage di Ankara si moltiplicano le testimonianze secondo le quali la polizia è apparsa all’improvviso, subito dopo l’esplosione, ed ha cominciato a sparare sulle persone ferite e sulla folla. Al punto che c’è chi dice che la polizia stessa ha provocato più vittime della stessa esplosione, e non solo perché ha fatto ritardare l’intervento delle ambulanze.

561ba2b469201e8c65b59fb1 CRHDmqbUYAAizoWNon pago del massacro di Ankara, lo Stato turco continua il genocidio: ad Amed ha ucciso una bimba di 9 anni, Helin Şen; ad Adana ha sparato alla testa di un bimbetto di 3 anni e mezzo, Tevriz Dora, mentre, in braccio alla madre, tornava con la famiglia dalla manifestazione per la strage di Ankara.

Continuano, inoltre, i bombardamenti dei cimiteri dei guerriglieri e delle guerrigliere e sulle zone della guerriglia, malgrado il PKK abbia dichiarato un cessate il fuoco unilaterale.

Viareggio, 11 ottobre

Viareggio, 11 ottobre

10300809_789634787829256_3023728828108977457_n10 ottobre, strage di Ankara: 128 morti, 516 feriti

Si tratta del terzo massacro di massa dall’inizio del processo elettorale.
Esso esprime la strategia dell’AKP per restare al potere, ma non solo: è anche un feroce attacco all’autogoverno che, dal Rojava, sta prendendo piede nel Kurdistan del Nord.

Ma rivediamo alcuni sintetici passaggi temporali, di cui abbiamo parlato in vari articoli raccolti in questo blog…

5 giugno: la strategia stragista della Turchia prende di mira il comizio finale dell’HDP a Diyarbakir/Amed: 4 morti, centinaia e centinaia di feriti, di cui molti con le gambe mutilate. Continue reading

Perché non si parla più delle donne yezide?

Da agosto 2014 e per alcune settimane, le prime pagine dei giornali riportavano in continuazione le notizie sui rapimenti, la costrizione alla schiavitù sessuale e domestica delle donne yezide da parte dei mercenari di ISIS. Oggi è, invece, diventato assai raro trovarne notizia, in particolare sui media italiani, a parte qualche articolo voyeuristico che insiste molto sulle modalità di stupro e tortura da parte di ISIS.

Sicuramente il fatto che la via di salvezza per la popolazione yezida di Shengal sia stata aperta, nell’agosto 2014, dal PKK e da YPG/YPJ – mentre i peshmerga di Barzani se la davano a gambe, abbandonando le armi nelle mani dei fondamentalisti – non fa il gioco del macellaio turco che, nel suo rinnovato e feroce massacro della popolazione nel Kurdistan del nord (113 morti negli ultimi 78 giorni…) col pretesto del “terrorismo”, ha cominciato anche a decapitare i kurdi, esattamente come ISIS, e ad usare armi chimiche e bombe al fosforo.

E sicuramente anche il fatto che il PKK e le YJA Star stiano ancora combattendo contro ISIS, in questi giorni, nella zona di Shengal insieme alle Unità yezide di autodifesa delle donne e del popolo (YPJ-Shengal e YBŞ), aumenta questo silenzio assordante. Continue reading

Dal genocidio alla resistenza: le donne yezide contrattaccano

A fronte di tutte le menzogne che passano sui media, ancora una volta Dilar Dirik ritrae una realtà che è importante conoscere. Per questo pubblichiamo volentieri questo suo intervento, tradotto a cura nostra da TeleSur.

Dal genocidio alla resistenza: le donne yezide contrattaccano
di Dilar Dirik

Dopo aver subito un genocidio traumatico, le donne yezide sui monti di Sinjar mobilitano la propria autonoma resistenza armata e politica con la filosofia del PKK.

SHENGAL – Il vecchio detto curdo “Non abbiamo amici, se non le montagne” è diventato più importante che mai quando, il 3 agosto 2014, il gruppo omicida Stato Islamico ha lanciato quello che viene indicato come il 73mo massacro di yezidi, attaccando la città di Sinjar (in curdo: Shengal), massacrando migliaia di persone, stuprando e rapendo le donne per venderle come schiave sessuali. Diecimila yezidi e yezide sono fuggiti sui monti di Shengal in una marcia della morte durante la quale sono morti di fame, di sete e di stanchezza – in particolare i bambini. Quest’anno lo stesso giorno, le/gli yezidi hanno marciato di nuovo sui monti di Shengal. Ma questa volta con una marcia di protesta per giurare che nulla sarà mai più di nuovo lo stesso.

L’anno scorso, i peshmerga kurdi iracheni del Partito Democratico del Kurdistan (KDP) hanno promesso al popolo che avrebbero garantito la sicurezza di Shengal, ma sono scappati senza preavviso quando il gruppo Stato Islamico ha attaccato, senza nemmeno lasciare armi alla gente per difendersi. Invece, sono state la guerriglia del PKK, così come le Unità di difesa del popolo, o YPG, e le loro brigate femminili, le YPJ, venute dal Rojava che, nonostante avessero i kalashnikov e soltanto una manciata di combattenti, hanno aperto un corridoio per il Rojava, salvando 10mila persone.

Per un anno intero, le donne yezide sono state descritte dai media come inermi vittime di stupro. Innumerevoli interviste chiedevano loro ripetutamente quanto spesso fossero state stuprate e vendute, facendo rivivere spietatamente il trauma per amore delle notizie sensazionalistiche. Le yezide sono state presentate come l’incarnazione della donna che piange, che si arrende passivamente, la vittima finale del gruppo Stato Islamico, la bandiera bianca femminile per il patriarcato. Inoltre, le più selvagge rappresentazioni orientalistiche hanno grottescamente ridotto una delle più antiche religioni al mondo sopravvissute ad un nuovo campo esotico ancora da esplorare. Continue reading

Le donne yezide: “Non permetteremo un altro massacro”

Cresce il numero dei morti civili nei bombardamenti turchi sui villaggi del Kurdistan iraqeno, mentre sul Rojava continuano a volare minacciosamente, anche a bassa quota, gli aerei militari della Turchia – anche in contemporanea alle offensive di ISIS.
Che queste operazioni e il silenzio internazionale facilitino le operazioni di ISIS e lo rafforzino è fuor di dubbio.
E mentre gli assiri del Rojava si appellano alla NATO affinché fermi il macellaio turco, la resistenza yezida contro ISIS – e in particolare quella delle donne – nella zona di Shengal cresce e si rafforza, come ci racconta questo articolo che abbiamo tradotto da JINHA.

Le donne yezide: “Non permetteremo un altro massacro”
di Zehra Doğan / JINHANEWS CENTE

I PARTE
È passato un anno da quando Daesh [ISIS nell’acronimo arabo, NdT] ha lanciato una campagna di massacri e stupri contro la popolazione yezida. Per migliaia di donne yezide, questo è stato un anno di perdita delle proprie famiglie, stupro e trauma.
[…] Il 3 agosto 2014, Daesh ha sequestrato circa 7.000 donne e bambini, dalla città yezida di Shengal, che si trova nella regione federale del Kurdistan iracheno. Continue reading

L’autodifesa radicale delle donne kurde: armata e politica

ypj3_dilardirik.jpg_1703677632La resistenza delle donne curde opera senza gerarchia né dominazione ed è parte della più ampia trasformazione e liberazione della società.
Le potenti istituzioni del mondo operano attraverso la struttura-Stato, che ha il monopolio finale sul processo decisionale, sull’economia, e sull’uso della forza. Al tempo stesso ci viene detto che l’odierna violenza diffusa è la ragione per cui lo Stato ha bisogno di proteggerci contro noi stessi/e. Le comunità che decidono di difendersi contro l’ingiustizia sono criminalizzate. Basta dare uno sguardo alla generica definizione di terrorismo: l’uso della forza da parte di attori non statali per scopi politici. Non importa il terrorismo di Stato. Di conseguenza, le donne, la società e la natura vengono lasciate indifese, non solo fisicamente, ma socialmente, economicamente e politicamente.
Nel frattempo, gli onnipresenti apparati di sicurezza dello Stato – che apertamente portano avanti economie di commercio di armi e traggono benefici dal contrapporre le comunità l’una contro l’altra per le loro sporche guerre – danno l’illusione di proteggere “noi” contro un misterioso “loro”.

Nel corso dell’ultimo anno, il mondo è stato testimone della storica resistenza della città curda chiamata Kobane. Che le donne da una comunità dimenticata siano diventate le più feroci nemiche del gruppo Stato Islamico – la cui ideologia si basa sulla distruzione di tutte le culture, le comunità, le lingue e i colori del Medio Oriente – ha sconvolto i patti convenzionali sull’uso della forza e sulla guerra. Kobane non passerà alla storia della resistenza umana perché gli uomini hanno protetto le donne o uno Stato ha protetto i suoi “soggetti”, ma perché donne e uomini sorridenti hanno trasformato le loro idee e i loro corpi in un’ideologica prima linea contro la quale si sono sgretolati il gruppo Stato Islamico e la sua stupratrice visione del mondo.
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