Marzo di lotta e di resistenza


Organizziamo la resistenza, è l’invito che Sebahat Tuncel dal carcere ha indirizzato alle donne kurde per l’8 marzo.

E mentre le istituzioni patriarcali considerano reato lo slogan “Donne, Vita, Libertà”, le donne yezide invitano a partecipare alla conferenza internazionale Gli attacchi genocidi contro le donne yezide e i significati della resistenza e della lotta, che si terrà l’11 e 12 marzo 2017 a Bielefeld, in Germania.
Un tema quanto mai attuale, vista l’attuale seconda ondata di attacchi genocidi contro la popolazione yezida di Shengal, di cui si può leggere in questa selezione di articoli:
(in italiano) Appello del DTK al KDP per Shengal; KCK: Proteggeremo Shengal contro questa seconda ondata di attacchi genocidi; Cosa è successo nella città di Xanesor a Shengal?

(in inglese) Êzidî mothers: Barzani sold Shengal out to Erdoğan; The situation in Shengal in 10 questions

altri articoli consigliati su Firat News:

3 agosto 2014 – 3 agosto 2016

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Ricorre oggi il secondo anniversario del massacro di Shengal.
Un’ottima rassegna delle varie iniziative e degli articoli si trova su ÊzîdîPress.

Segnaliamo un articolo di Firat News su come le Unità di resistenza maschili e femminili di Shengal abbiano celebrato l’anniversario.

Consigliamo anche di leggere le dichiarazioni dell’organizzazione di donne Kongreya Star di Kobane.

Schermata 2016-08-03 a 16.34.33E a proposito di donne resistenti, segnaliamo la nascita di Parastina-Jin, per l’autodifesa delle donne in Rojava.

Verso il 3 agosto

770x500cc-mnb-30-07-16-kadinlar-carsaf-yakma-mansetA Mabij continuano, da giorni, i combattimenti contro Daesh, e intanto le donne dei quartieri liberati dai combattenti bruciano i burqa che erano stati loro imposti dai fondamentalisti.

In Turchia, invece, le associazioni femministe e le organizzazioni di donne denunciano il moltiplicarsi di abusi sessuali e minacce con le piazze piene di sostenitori dell’Akp e squadre punitive alla caccia di traditori. Il maschilismo di cui è impregnata l’ideologia del partito di Erdogan trova uno specchio nei suoi sostenitori, non ci sorprende.

CmDE1-PWgAALLh-Mentre ancora una volta la Turchia rifiuta di consegnare ai familiari il corpo di una giovanissima combattente kurda – Eylem Ataş, nome di battaglia Cemre Heval – caduta in Siria nella lotta contro ISIS, si moltiplicano le testimonianze delle donne yezide sull’occupazione di Shengal/Sinjar, il genocidio degli yezidi e i rapimenti da parte di ISIS/Daesh il 3 agosto del 2014.

Vi invitiamo a leggere le testimonianze raccolte in questo articolo, che non solo ribadiscono le ben note atrocità dei fondamentalisti, ma anche le difficoltà che hanno incontrato le ragazze yezide che sono riuscite a fuggire dalle mani dei loro stupratori e sfruttatori. Una volta fuggite, infatti, sono spesso diventate occasione di guadagno per chi, ospitandole durante la fuga, ne ha poi chiesto il riscatto ai loro familiari. Continue reading

“Ciò che dobbiamo fare è creare politiche autonome ed autosufficienti”…

Così Dilar Dirik commenta, nella sua pagina fb, il tentativo di colpo di stato della scorsa notte in Turchia:

I sostenitori dell’AKP hanno linciato un soldato golpista a Istanbul e l’hanno decapitato! Quanto velocemente – nel giro di un’ora –  questi “eroi nazionali” che uccidono i curdi sono diventati traditori e nemici!
Non posso credere di esser nata in questo paese. La disgustosa mentalità di ISIS, combinata con l’ideologia fascista dello stato-nazione, ha trasformato le persone in maniaci brutali. Erdogan ha già annunciato un aumento dell’autoritarismo e verranno tempi ancora più oscuri.
Nessuno dovrebbe essere felice per i tentativi di colpo di stato, in quanto i colpi di stato militari hanno una lunga storia in Turchia e non hanno portato nulla, se non esecuzioni extragiudiziali, torture nelle carceri, massacri e censura. Allo stesso modo, nessuno dovrebbe aspettarsi che chiunque sia “dalla parte di Erdogan” per questo periodo. Questo dogmatico pensiero fatalista dualistico ha lasciato il mondo intero in uno stato di disperazione: Trump o Hilary, Sisi o Morsi, Assad o ISIS! Queste non sono scelte. Sono tutti assassini. E le persone che vogliono un cambiamento radicale non possono aspettare momenti fascisti, come i colpi di stato, per rovesciare un governo, perché questo tipo di momenti non avviene sulle nostre premesse. Non possiamo lasciare i nostri programmi e piani di azione all’orologio dei fascisti e di geopolitiche che non siano in mano nostra. Ciò che dobbiamo fare è creare politiche autonome ed autosufficienti, creare la nostra autodifesa e condurre una lotta fondata su principi. Questo è ciò che facciamo in Rojava, questo è quello che faremo in Bakur (il Kurdistan turco occupato). Non importa come, la libertà vincerà. In questo senso, come al solito, la resistenza continua!

Altrove, qualcuno scrive: Chissà ora che ci racconteranno i media davanti alla repressione e la conseguente mattanza (finora 200 morti) che si prospetta in Turchia e che certamente colpirà anche la popolazione che era scesa in piazza a festeggiare, incautamente, la fine di Erdogan.

Qui potete leggere la dichiarazione del KCK.

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Nei giorni scorsi il Consiglio delle donne yezide di Shengal/Sinjar ha lanciato un Appello per una Giornata internazionale d’azione contro il femminicidio delle donne yezide, nella ricorrenza del secondo anniversario della campagna militare di ISIS contro il popolo yezida a Sinjar, il 3 Agosto 2016.

Sul genocidio del suo popolo, si leggano le dichiarazioni della ventunenne yezida Nadia Murad, sopravvissuta alle atrocità dei fondamentlisti di ISIS/Daesh.

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Schiave sessuali siriane per le forze speciali turche

6-coastguardQuello dei rifugiati è un grande business, si sa. Nel caso della Turchia, lo è non solo per gli accordi criminali voluti dall’Unione Europea – che hanno legittimato la guardia costiera turca ad aggredire i barconi carichi di rifugiati per farli annegare – ma anche perché molti campi profughi turchi sono, in realtà, basi di reclutamento e addestramento dei fondamentalisti diretti in Siria (1 e 2). Ricordiamo, inoltre, che il regime turco già lo scorso gennaio aveva evacuato la popolazione yezida, in fuga da Daesh, dal campo profughi di Nusaybin, per trasformare quest’ultimo nell’ennesimo quartier generale del genocidio della popolazione kurda.
Se tutto questo non bastasse, dalla testimonianza di una giovanissima donna è emerso, nei giorni scorsi, un traffico “istituzionale” di profughe da destinare, come schiave sessuali, alle forze speciali che stanno distruggendo le città del Kurdistan del Nord. Ne ha scritto Jinha in un articolo che abbiamo tradotto e che invitiamo a diffondere quanto più possibile contro il patriarcato che – in Oriente come in Occidente – vampirizza le vite delle donne, tra guerre e frontiere. Continue reading

Chi sono i responsabili del genocidio di Shengal?

Il 22 marzo scorso le/i combattenti del PKK e delle Unità di resistenza di Shengal (le unità miste YBŞ e le unità di donne YJŞ) hanno liberato 10 donne e 41 bambine/i dalla prigionia di ISIS, ricongiungendoli, dopo 19 mesi, con i loro parenti presso l’Assemblea delle donne yezide sul monte Shengal. Nell’operazione sono morti due guerriglieri.

Da tempo nessuno parla più della popolazione yezida e delle centinaia e centinaia di donne e bambini/e ancora nelle mani delle bande fondamentaliste – né di quelli bloccati ad Idomeni, in Grecia, grazie ad accordi criminali tra Europa e Turchia. Ma nei giorni scorsi alcuni solidali italiani di Retekurdistan e della Carovana per il Rojava di Torino hanno intervistato Serxwebun Azadi, comandante delle YBŞ, e dalle sue parole sono emersi molti particolari importanti sula genocidio di Shengal dell’agosto 2014.
Riportiamo, qui, i passaggi principali dell’intervista, che si può leggere per intero nel sito web di Retekurdistan.

La verità sul massacro di Shengal

[…] Abbiamo intervistato il comandante delle YBŞ (Unità di resistenza di Shengal) Serxwebun Azadi, uno dei combattenti in prima linea per la liberazione di Shengal, che ha descritto lucidamente chi sono stati i mandanti ed il disegno sotteso a questo massacro. Continue reading

Resistenza!

“Che tipo di atteggiamento mentale è questo, quale follia, quale perversione? Queste domande mi schizzano per la testa. Cosa è successo in questi appartamenti? Si racconta che a Cizîr, dietro le porte chiuse, le persone hanno subito molestie sessuali e in alcuni casi anche abusi” ha dichiarato Nurcan Baysal dopo aver visitato alcuni edifici di Cizre che erano stati occupati dai militari turchi. Oltre alle devastazioni e alle ruberie, c’era la biancheria intima delle donne esposta in bella vista, come un trofeo.
Schermata 2016-03-13 a 14.29.28Così come un trofeo è stata esposta sui social turchi una giovane studente originaria di Diyarbakır aggredita nella sua casa e picchiata, in quanto kurda, da sei giovani fasciste che l’hanno anche minacciata di bruciarle i capelli.

Negli appartamenti occupati a Cizre dai militari, sono state anche trovate chiare tracce che testimoniano la presenza di militanti di Daesh/ISIS fra le forze turche, a confermare ulteriormente la stretta collaborazione tra il governo di Erdogan e il califfato nel massacrare la popolazione kurda sia in Turchia che in Rojava. Collaborazione rafforzata anche dai traffici economici tra AKP e fondamentalisti e sui quali il governo di Erdogan è stato chiamato a dare spiegazioni ufficiali – che, ovviamente, non darà. Continue reading

Amargi! La battaglia storica delle donne contro un’eredità di millenni

Dimenticare Ginevra! Saranno le donne a salvare il Medioriente, scrive nella sua pagina fb Dilar Dirik salutando l’apertura dei lavori della prima Conferenza delle donne siriane di Dêrik, in Rojava.

“Se il diritto alla vita è sotto attacco, come nelle città kurde, ci sarà una resistenza contro il fascismo”, rispondono le donne giunte ad Amed/Diyarbakir dalla Turchia occidentale per dare il loro sostegno solidale alla lotta del Bakur.

Quella resistenza non viene affievolita né dalle deportazioni in veri e propri campi di concentramento, né dalle contaminazioni chimiche con cui le forze genocide turche, attraverso il sistema fognario, cercano di avvelenare le abitazioni – come se non fosse sufficiente la distruzione testimoniata dalle immagini raccolte da Firat News

Per questo il governo di Erdogan sta cercando di mettere in atto una politica del divide et impera attraverso alleanze col patriarcato feudale kurdo e con quello religioso.

3Ma la vendetta storica delle donne kurde è già in atto, come dimostrano le giovani donne yezide di Shengal/Sinjar – che, con i loro coetanei, si stanno addestrando per moltiplicare le unità di autodifesa (YPS and YPS-Jin) in tutte e quattro le parti del Kurdistan – e come spiega bene Dilar Dirik in questo breve intervento.

Amargi – donna, stato, civiltà…
Amagi o amargi, la prima parola per descrivere il concetto di “libertà”, comparve nell’antica Sumer attorno al 2300 a.C.
Gli ziggurat sumeri, enormi complessi templari, furono il luogo in cui diversi meccanismi gerarchici cominciarono lentamente a istituzionalizzarsi in quello che possiamo considerare l’inizio di una società fissata in classi: il patriarcato, lo stato, l’esercito permanente e la proprietà privata. Continue reading

Verso il 28/11: liberiamoci dal fratriarcato che ci vorrebbe schiave!

Liberazione di Shengal: una combattente delle YPJ abbatte un cartelle del “califfato” su cui è scritto:
Vergini
Questa è la libertà che vogliamo
Secondo il Corano e la legge del profeta.
I vostri fratelli della direzione islamica del servizio mondiale
autorità di benedizione dell’Iraq e Siria

(Ringraziamo Ari per la traduzione dall’arabo – sgrammaticato – di Daesh)

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