La sepoltura dei morti

La guerra genocida di Erdogan (con l’imprimatur degli Stati Uniti) contro la quale si moltiplicano gli appelli – fra altri, quello degli assiri, di docenti universitari turchi, di giornalisti e scrittori kurdi ma non solo – non si ferma nemmeno di fronte ai cadaveri dei/delle martiri e dei/delle civili. Al ripetuto trattenimento dei cadaveri nei posti di confine – attualmente altri 20 corpi di guerriglieri/e – “su istruzione del Consiglio dei Ministri del governo dell’AKP“, seguono l’accanimento contro le tende in cui si svolgono le veglie funebri, gli arresti delle madri e dei parenti che partecipano alle veglie, gli attacchi contro i cortei funebri.

A Silopi – dove l’assemblea popolare ha dichiarato di non riconoscere più la legittimità dello stato turco, di volersi autogovernare e di cominciare l'”autodifesa democratica” contro tutti gli attacchi – la polizia turca ha sparato contro le centinaia di donne che portavano le proprie condoglianze alla famiglia di Mehtet Hıdır Tanboğa, il diciassettenne ucciso nei giorni scorsi, costringendo tutte ad abbandonare la tenda del lutto ed a rinchiudersi in casa per ore sotto la minaccia delle armi.

Significativo, invece, il fatto che le YPG/YPJ non abbiano dimenticato la pietà per i morti e seppelliscano, oltre ai corpi straziati dalla violenza di ISIS e poi abbandonati, anche i nemici uccisi: “Nonostante i militanti [di ISIS] abbiano portato stupri e massacri fra la popolazione locale e abbiano ridotto un’antica città un tempo vivace a poco più di un cumulo di ruderi e macerie, i/le kurdi/e insistono sul dare ai combattenti di ISIS morti una degna sepoltura, ove possibile” (dal DailyMail). Continue reading

La rivoluzione delle donne in Rojava. Sconfiggere il fascismo costruendo una società alternativa

Dal sito di Nicoletta Poidimani riprendiamo la traduzione di un intervento di Dilar Dirik che ci risuona profondamente.

La rivoluzione delle donne in Rojava. Sconfiggere il fascismo costruendo una società alternativa
di Dilar Dirik

Questo brano è un capitolo del libro di Strangers in a Tangled Wilderness (a cura di), A Small Key Can Open A Large Door: The Rojava Revolution, 2015, Combustion Books.

La resistenza a Kobanê contro lo Stato islamico ha aperto gli occhi al mondo sulla causa delle donne kurde. Com’è tipico della miopia dei media, anziché considerare le implicazioni radicali delle donne che prendono le armi in una società patriarcale – soprattutto contro un gruppo che sistematicamente stupra e vende le donne come schiave sessuali – anche le riviste di moda oggi si appropriano della lotta delle donne kurde per i loro scopi sensazionalistici. I reporters spesso scelgono le combattenti più “attraenti” per le interviste e le esotizzano come amazzoni “cazzute”. La verità è che la mia generazione è cresciuta considerando le donne combattenti come un elemento naturale della nostra identità; non importa quanto sia affascinante – da un punto di vista orientalista – scoprire una rivoluzione delle donne tra i kurdi.
Le Unità di difesa popolare (YPG) e le Unità di difesa delle donne (YPJ) del Rojava (regioni nel nord della Siria a popolazione prevalentemente kurda) stanno combattendo il cosiddetto Stato islamico da due anni e attualmente conducono una resistenza epica nella città di Kobanê. Si stima che il 35% – circa 15.000 combattenti – sono donne. Fondate nel 2013 come esercito autonomo delle donne, le YPJ portano avanti operazioni e corsi di formazione indipendenti. Ci sono diverse centinaia di battaglioni di donne in tutto il Rojava.

Ma quali sono le motivazioni politiche di queste donne? Perché Kobanê non è caduta? La risposta è che una rivoluzione sociale radicale accompagna i loro fucili di autodifesa… Continue reading

Inaugurata a Nusaybin l’accademia per donne intitolata a Sakine Cansiz

sakine cans__z3Apprendiamo con grande piacere da Firat News la notizia dell’inaugurazione dell’accademia per donne Sakine Cansiz.

A chi volesse capire l’essenziale differenza tra l’impostazione patriarcale delle università nostrane e le accademie kurde femministe, consigliamo questa riflessione.

Sfidare la modernità capitalista

Dal 3 al 5 aprile scorsi si è svolta ad Amburgo la seconda edizione della conferenza Sfidare la modernità capitalista, che si è focalizzata in modo particolare sul Confederalismo democratico e sulle sue declinazioni.

Fra gli interventi, tutti pubblicati da Uiki, abbiamo selezionato quelli che ci sembrano più interessanti dal punto di vista del dibattito e delle pratiche femministe.

1. Il femminismo e il movimento di liberazione Kurdo (Dilar Dirik)
2. Relazioni di potere – Stato e famiglia (Nazan Üstündağ)
3. Strade di pensiero colonizzatrici – Suggerimenti per una epistemologia femminista (Muriel Gonzales Athenas)
4. L’ecologia sociale e il mondo non-occidentale (Federico Venturini)
5. Nuovi concetti: Confederalismo democratico, autonomia democratica (Havin Guneser)

La storia sconosciuta della lotta delle donne curde

Kara_FatmaLa guerra in Medio Oriente contro lo Stato islamico d’Iraq e di Levante (ISIL) ha attratto l’attenzione del mondo intero sulla regione. L’attenzione si concentra in particolare sulle donne combattenti curde che hanno anche abbellito la copertina di riviste femminili, come Marie Claire.

Questa esplosione di copertura mediatica non è solo sensazionalista, ma sottovaluta anche tutta una storia di donne curde nella loro richiesta di riconoscimento politico e per la loro lotta per l’uguaglianza di genere.

Continua a leggere l’articolo su Retekurdistan

Tevdem : Il progetto di una Siria Democratica

Da Uiki

La Siria è entrata in uno stato di caos, in cui la violenza e la contro violenza, sostenuta da centri di potere che beneficiano da essa, prevalgono. Gli scenari vanno oltre la possibilità dei popoli di comprendere, lasciandoli soli davanti all’impresa. Se le tendenze attuali dovessero continuare, la Siria si troverebbe a fronteggiare la frammentazione e la dissoluzione. L’”Opposizione siriana” è bloccata in un labirinto dal quale non riesce a venire a capo e da cui non può districarsi. Molti di loro sono finiti per allearsi con Daesh e con i gruppi jihadisti salafiti, partecipando a massacri collettivi, senza alcun problema morale o di coscienza.

La crisi è più grande, profonda e pericolosa di un mero regolamento di conti con il regime di Assad, i suoi controllori e le sue leggi. Questo è il risultato dell’evoluzione della società stessa nello stato, in una così intensa concentrazione di potere statale da divenire una condizione patologica. Lo stato non concede nulla alla realtà naturale, plurale e partecipativa della società umana; esso si limita ad una visione di corto respiro che amplifica e persino guarda all’unilateralismo come a una divinità. Negazione, esclusione, dominazione, schiavitù e ingiustizia erano e sono create dagli stati, dalle dittature e dai sistemi fascisti o semi-fascisti; il più recente di questi sistemi di sicurezza che soffocano la vita, non permettendo alcuna possibilità di apertura e di sviluppo.

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Partire dalla “nazione democratica”: uno sguardo non eurocentrico

Succede che a volte si generino malintesi a partire dall’uso di
parole e concetti che vengono assunti secondo il crinale culturale
prevalente in una data società: è importante fare chiarezza
su alcuni di essi, per non interpretarli in maniera scorretta
e/o incompleta. Il movimento curdo ha diversi modi di interpretare
determinati concetti così come vengono usati nel
discorso pubblico “occidentale”. Per questo è necessario chiarire
come vengono utilizzati, e il perché sia necessario sottrarli
al loro significato egemonico.

Il potere dei concetti
I concetti non dovrebbero essere considerati come semplici
termini d’uso comune. Ricoprono un’importanza fondamentale
nell’esistenza dell’uomo, poiché danno forma alla consapevolezza
dei valori e ne guidano il comportamento.
L’approccio semplicistico ai concetti, proprio in questo senso,
non è da considerarsi corretto. Continue reading

L’economia delle donne in Rojava

Da ANF News

Le donne hanno assunto un ruolo di primo piano nella rivoluzione in Rojava, costruendo fondazioni, cooperative ed accademie di autodifesa – tutte organizzazioni che mirano a promuovere la partecipazione delle donne alla vita sociale e politica. In particolare, le donne in Rojava hanno iniziato ad organizzarsi in cooperative al fine di garantire la loro partecipazione alla vita economica.  Continue reading

Rompere con la logica binaria e guerrafondaia dell’aut-aut

Rullano i tamburi di guerra. “L’Isis è alle porte dell’Italia”, ci dicono, e ci rendono visibile la loro ‘barbarie’, per farci dimenticare – o sostenere – la barbarie delle guerre dell’Occidente neoliberista e dei corpi della popolazione civile dilaniati dai suoi bombardamenti nelle guerre ‘umanitarie’ e ‘infinite’.

Sia chiaro: per noi i militari dello ‘stato islamico’ sono fascisti, schiavisti e stupratori e la loro visione delle donne ci richiama quella vigente nel ventennio mussoliniano, successivamente riproposta dai nostalgici fascisti e dagli integralisti cattolici nostrani.

Non diciamo questo come ‘necessaria premessa’ per poi poter dire quello che pensiamo, ma perché sia chiaro che non vogliamo farci intrappolare nel dispositivo della iper-rappresentazione della brutalità altrui che mira ad oscurare le brutalità che le donne vivono quotidianamente anche in Italia. Una quotidianità fatta di sfruttamento, umiliazioni e violenze contro le donne, femminicidi. Continue reading