“Kurdistan, la guerre des filles” di Mylène Sauloy, il 14 maggio a Milano

Al Festival Lesbiche Fuori Salone, domenica 14 Maggio alle 17.00,  presso la Casa delle Donne di Milano in via Marsala 8, Immaginaria presenta il documentario “Kurdistan, la guerre des filles” di Mylène Sauloy (52′, Francia, 2016).

Sinossi: «Donne! Vita! Libertà!»… Da Parigi a Kobane, dal Kurdistan di Turchia al Sinjar in Irak, centinaia di donne scandiscono lo stesso slogan all’unisono. Kalachnikov in una mano, contratto sociale nell’altra, giovani combattenti dai sorrisi aperti sfilano in parata nelle loro jeeps e ridanno speranza alle donne della regione, vittime delle atrocità jihadiste, ma anche di un patriarcato misogino  e oppressivo. A Rojava – nel Kurdistan di Siria – vivono una rivoluzione di donne all’interno di una rivoluzione sociale.  Non sono nate per caso. Sono le ereditiere di un movimento creato trent’anni prima in Turchia e rafforzatosi sulle montagne del Qandil al nord dell’Iraq: «il partito delle donne libere». La sua fondatrice, Sakine Cansiz, diventata un’icona, è stata assassinata a Parigi nel gennaio 2013. Dapprima iniziato all’interno del PKK (il Partito dei lavoratori del Kurdistan), questo movimento radicale raccoglie oggi centinaia di donne provenienti da Francia, Germania, Svezia, che hanno raggiunto le compagne siriane, irachene, iraniane e turche.

Ne discutono con il pubblico la regista e Nicoletta Poidimani.

Dal Rojava a noi

Pubblichiamo la sbobinatura di un incontro tenutosi nel maggio scorso a Milano con una compagna italiana – che era da poco tornata da un viaggio nel cantone di Cizre (Rojava-Siria) e nei campi profughi autogestiti in Iraq – e una compagna kurda che risiede in Europa da anni.

L’incontro è stato organizzato dal gruppo che gestisce questo blog e l’obiettivo era di approfondire con le due compagne il funzionamento concreto del sistema del confederalismo democratico in atto nel Rojava (Kurdistan Siriano) e capire meglio come le donne, sia della “società civile” che quelle che hanno scelto di entrare nelle Unità di difesa del popolo (YPJ), stiano portando avanti la loro rivoluzione e loro pratica separata e di autodifesa.

L’intento era e rimane quello di prendere ciò che ci risuona di questa lotta e di questa rivoluzione di genere, per poter agire concretamente nella nostra realtà, facendo tesoro sia dell’elaborazione teorica che della pratica.

Clicca qui per leggere il testo e fare il download del file

“Noi non combattiamo contro ISIS soltanto col corpo…”

nessrin+abdallaÈ da alcuni giorni in Italia Nessrin Abdalla, 36 anni, comandante delle YPJ. Alcune di noi hanno avuto modo di partecipare ad uno degli incontri che si sono svolti con lei, proprio nei giorni del nuovo e sanguinoso tentativo di offensiva di ISIS a Kobane.

Oltre all’audio del suo intervento, abbiamo pensato di riportare alcuni stralci dalle interviste che sono state registrate. Questi stralci sono selezionati e “montati” in modo da costituire un approfondimento delle tematiche che il nostro blog ha più volte messo in risalto, in particolare per quanto riguarda la condizione delle donne in Rojava e la loro partecipazione al processo rivoluzionario in atto.

Quanto sia incisiva la partecipazione delle donne lo dimostra non solo il fatto che le donne siano presenti e attive su tutti i piani della lotta, dell’organizzazione sociale e della gestione del quotidiano, ma anche il modo in cui si è trasformato il linguaggio. È, infatti, assai consueto trovare nei comunicati ufficiali l’espressione “sorellanza tra i popoli” [sisterhood, nella traduzione inglese dal kurdo] e questo ci sembra un particolare non da poco, dopo secoli di fratellanze e fratriarcati che dell’oppressione delle donne ne hanno fatta la propria cultura e bandiera…

Ascolta l’intervento:

 

Ed ecco gli stralci dalle interviste…. Continue reading

Inaugurata a Nusaybin l’accademia per donne intitolata a Sakine Cansiz

sakine cans__z3Apprendiamo con grande piacere da Firat News la notizia dell’inaugurazione dell’accademia per donne Sakine Cansiz.

A chi volesse capire l’essenziale differenza tra l’impostazione patriarcale delle università nostrane e le accademie kurde femministe, consigliamo questa riflessione.

Incontro con Meryem Kobane – comandante delle YPJ

Da UIKI

ypjCi annunciano l’incontro come una sorpresa, un privilegio, un’occasione rara e affatto scontata.

Meryem Kobane, uno dei tanti nomi di battaglia che in Rojava segnano le vite di chi da anni ha scelto la rivoluzione e quindi la clandestinità, è una comandante dello Ypj. Una vera e propria istituzione della resistenza femminile. Una delle fondatrici dell’esercito di autodifesa. Un passato nella guerriglia e un presente in prima linea. In città non rientra quasi mai perché dopo la liberazione ha scelto, come tantissime, di inoltrarsi sulle montagne e di continuare la battaglia di annientamento dell’Isis e di messa in sicurezza del Rojava. I ragazzi del mediacenter, nostri inseparabili ed indispensabili accompagnatori, avevano saputo che sarebbe rientrata per qualche ora a Kobane e hanno fatto di tutto per organizzare l’ incontro. Continue reading

La rivoluzione delle donne curde: una resistenza leggendaria

“Dalle donne del Rojava a noi” | 8 marzo 2015 | Villa Pallavicini, Milano                           Intervento di Nursel Kilic, responsabile della commissione esteri del movimento delle donne curde.

Le donne curde hanno delle caratteristiche particolari, sono originarie di un popolo diviso in quattro paesi e obbligate a vivere sotto dei differenti regimi oppressori. Doppiamente discriminate, si sono dovute confrontare con degli approcci discriminatori in tutti gli ambiti della società. Si sono ritrovate a confrontarsi con politiche che negano non solo la loro identità ma anche il loro genere. Anche loro, come la gran parte delle donne di questo mondo, sono state formate sulla base dei principi ricevuti e sottomesse a dei ruoli concepiti dal sistema patriarcale. Un sistema che si è riprodotto in tutte le strutture monopoliste della società. Le curde, vivendo in comunità, provengono da differenti credenze e religioni e, rispetto a questo, hanno alcune divergenze riguardanti la posizione della donna nelle differenti strutture sociali.

Una questione fondamentale che ha decretato il risveglio delle donne curde è stata una presa di coscienza riguardo al colonialismo e alle politiche di assimilazione. Si sono avvicinate e, in seguito, impegnate attivamente nella lotta per il riconoscimento dei loro diritti culturali e d’identità all’interno di uno spirito nazionale. Queste donne, portatrici di una cultura curda, sono fino ad oggi le architette di un ponte storico per la trasmissione della lingua e delle tradizioni curde. Hanno affrontato, sotto condizioni molto pesanti, approcci colonizzatori riprodotti non soltanto dalle autorità statali ma anche dalle comunità dove sono state spesso accusate dagli attori della dominazione maschile di essere inferiori e incapaci. Una colonizzazione etnica e sessuale allo stesso tempo. Queste donne, originarie della Mesopotamia,culla della civilizzazione, lottano oggi per reintrodursi a pieno titolo nei ranghi dell’umanità. Continue reading

Sotto il segno di Ištar. Dialogo femminista

Da RadioCane

Alla vigilia della camminata auto-determinata di domenica 8 marzo, due compagne italiane dialogano intorno all’attuale incontro con le donne curde in lotta. Un’esperienza, quest’ultima, in grado di sprigionare rinnovata potenza, cui volgere lo sguardo anche in chiave storica e che viene qui focalizzata partendo dal proprio percorso nel movimento femminista dagli anni ’70 in avanti.

 

Faccia a faccia con le combattenti di Kobane: “Noi, madri di tutta l’umanità”

Da Rete Kurdistan

Cinque combattenti curde raccontano la loro esperienza nella difesa della città di Kobane, rivelando sogni e rinunce, raccontando la brutalità della guerra contro le truppe del Califfato, i loro sacrifici e le loro speranze.

Kobane è libera, ma deve fare i conti con la ricostruzione. L’80% della città è distrutta e su 525,000 abitanti, solo 25,000 sono rimasti sul territorio, gli altri sono dispersi tra i campi profughi della Turchia e degli altri paesi limitrofi. Per aiutarli a tornare a casa è necessario bonificare la città e ricostruirla.

Per questo il governatore Enwer Muslim ha rivolto un appello alla comunità internazionale, affinché vengano inviati gli aiuti necessari (le coordinate per gli aiuti sono: Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus. IBAN: IT63P0335901600100000132226. Causale: Ricostruzione Kobane). Nel frattempo, i tre volontari italiani che dalla Sicilia hanno raggiunto il Rojava, dopo diversi giorni di attesa nel territorio di Kobane, sono riusciti a incontrare le donne curde combattenti, i cui volti rimbalzano nei media di tutto il mondo. Di seguito, riportiamo la conversazione svolta nella base operativa delle YPJ con cinque combattenti:

Perché hai fatto questa scelta di entrare nelle YPJ? 

Perché le donne sono sofferenti. Vediamo la sofferenza delle donne non solo qui ma anche nei vostri Paesi. Noi lottiamo per tutte le donne del mondo. Io in particolare sono nata in Germania, sono stata in giro per l’Europa e in uno di questi Paesi ho fatto giorni di reclusione in prigione per motivi politici. Poi ho deciso di venire qui in Kurdistan e anche le mie amiche sono tutte venute qui. Ho letto gli scritti di Öcalan e dopo ciò ho assunto uno sguardo più globale riguardo la situazione politica in generale e delle donne in particolare. Continue reading

“JIN, JÎYAN, AZADΔ: CHE LE DONNE VIVANO IN LIBERTÀ!

Il movimento delle donne kurde assicura l’organizzazione delle donne sulla base della loro propria ideologia, della loro propria politica, della loro propria autodeterminazione.

L’assunzione di tale coscienza, di tale qualità, di tale potere da parte di tutte le donne del mondo è di per se stessa una rivoluzione.

Il pensiero e la pratica delle donne curde nella rivoluzione del Rojava

Da settembre 2014 le Unità di difesa popolare (YPG) e le Unità di difesa delle donne (YPJ) hanno condotto una resistenza epica contro l’ultima ondata di attacchi sferrati dallo “Stato Islamico” nella zona del Kurdistan situata nel nord della Siria, il Rojava, e contro l’assedio al cantone centrale di Kobane. Dopo 135 giorni di assedio, il 31 gennaio 2015 la gente di Kobane ha liberato la città dallo “Stato Islamico”[1].

La rivoluzione del Rojava è stata una lotta di popolo sin dall’inizio. A differenza di altre rivolte non è stata cooptata da chicchessia ed è andata avanti affidandosi alle proprie forze. Infatti nel 2011, sin dall’insurrezione contro il regime di Bashar Assad, i curdi siriani non si sono schierati né con il governo di Assad né con alcuna delle forze dell’opposizione, islamista o laica, ma hanno praticato una “terza via”, organizzandosi non solo attraverso le proprie unità di autodifesa del popolo per la difesa militare del territorio (YPG e YPJ), ma anche con vere e proprie strutture di autogoverno[2].

Il processo di trasformazione sociale e politica che è in atto nel Rojava non ha l’obiettivo di costruire un nuovo stato, ma di creare un sistema alternativo al paradigma globale capitalista e maschilista dello stato-nazione, indivduando i fondamenti teorici e filosofici cui si ispira nella prospettiva del confederalismo democratico, elaborata dalla fine degni anni ‘90 ad oggi da Abdullah Ocalan, uno dei fondatori del Pkk (Partito dei lavoratori curdi). Il confederalismo democratico è basato su parità di genere, ecologia e democrazia dal basso ed è messo in pratica attraverso i consigli popolari[3].

Il protagonismo delle combattenti curde si è indiscutibilmente imposto all’attenzione mediatica dopo le coraggiose imprese riportate dalle YPJ nella resistenza a Kobane. Tuttavia le immagini riportate dai media occidentali sono esclusivamente quelle di belle e giovani donne in armi, con una rappresentazione volta ad alimentare l’immaginario esotico ed erotico della donna orientale ribelle ma che tralascia di affrontare la radicalità delle questioni universali che la lotta delle donne curde pone e omette completamente la narrazione del percorso rivoluzionario che hanno intrapreso. E’ questo percorso che vogliamo raccontare, individuandone i nessi con la nostra pratica femminista e facendo tesoro della loro esperienza. Continue reading