Incontro con Meryem Kobane – comandante delle YPJ

Da UIKI

ypjCi annunciano l’incontro come una sorpresa, un privilegio, un’occasione rara e affatto scontata.

Meryem Kobane, uno dei tanti nomi di battaglia che in Rojava segnano le vite di chi da anni ha scelto la rivoluzione e quindi la clandestinità, è una comandante dello Ypj. Una vera e propria istituzione della resistenza femminile. Una delle fondatrici dell’esercito di autodifesa. Un passato nella guerriglia e un presente in prima linea. In città non rientra quasi mai perché dopo la liberazione ha scelto, come tantissime, di inoltrarsi sulle montagne e di continuare la battaglia di annientamento dell’Isis e di messa in sicurezza del Rojava. I ragazzi del mediacenter, nostri inseparabili ed indispensabili accompagnatori, avevano saputo che sarebbe rientrata per qualche ora a Kobane e hanno fatto di tutto per organizzare l’ incontro. Continua a leggere

La rivoluzione delle donne curde: una resistenza leggendaria

“Dalle donne del Rojava a noi” | 8 marzo 2015 | Villa Pallavicini, Milano                           Intervento di Nursel Kilic, responsabile della commissione esteri del movimento delle donne curde.

Le donne curde hanno delle caratteristiche particolari, sono originarie di un popolo diviso in quattro paesi e obbligate a vivere sotto dei differenti regimi oppressori. Doppiamente discriminate, si sono dovute confrontare con degli approcci discriminatori in tutti gli ambiti della società. Si sono ritrovate a confrontarsi con politiche che negano non solo la loro identità ma anche il loro genere. Anche loro, come la gran parte delle donne di questo mondo, sono state formate sulla base dei principi ricevuti e sottomesse a dei ruoli concepiti dal sistema patriarcale. Un sistema che si è riprodotto in tutte le strutture monopoliste della società. Le curde, vivendo in comunità, provengono da differenti credenze e religioni e, rispetto a questo, hanno alcune divergenze riguardanti la posizione della donna nelle differenti strutture sociali.

Una questione fondamentale che ha decretato il risveglio delle donne curde è stata una presa di coscienza riguardo al colonialismo e alle politiche di assimilazione. Si sono avvicinate e, in seguito, impegnate attivamente nella lotta per il riconoscimento dei loro diritti culturali e d’identità all’interno di uno spirito nazionale. Queste donne, portatrici di una cultura curda, sono fino ad oggi le architette di un ponte storico per la trasmissione della lingua e delle tradizioni curde. Hanno affrontato, sotto condizioni molto pesanti, approcci colonizzatori riprodotti non soltanto dalle autorità statali ma anche dalle comunità dove sono state spesso accusate dagli attori della dominazione maschile di essere inferiori e incapaci. Una colonizzazione etnica e sessuale allo stesso tempo. Queste donne, originarie della Mesopotamia,culla della civilizzazione, lottano oggi per reintrodursi a pieno titolo nei ranghi dell’umanità. Continua a leggere

Sotto il segno di Ištar. Dialogo femminista

Da RadioCane

Alla vigilia della camminata auto-determinata di domenica 8 marzo, due compagne italiane dialogano intorno all’attuale incontro con le donne curde in lotta. Un’esperienza, quest’ultima, in grado di sprigionare rinnovata potenza, cui volgere lo sguardo anche in chiave storica e che viene qui focalizzata partendo dal proprio percorso nel movimento femminista dagli anni ’70 in avanti.

 

Democrazia senza stato: come il movimento delle donne curde ha liberato la democrazia dallo stato

http://youtu.be/ir8n_uuCmig

Prima di cominciare, vorrei dedicare questo discorso a tutte le donne rivoluzionarie che lottano in tutto il mondo, specialmente a coloro che stanno combattendo contro quella disgustosa mentalità che si definisce Stato Islamico. Come sapete le donne curde si trovano al momento a combattere contro l’IS in prima linea. Inoltre vorrei dedicare questo discorso a tre donne curde rivoluzionarie che furono brutalmente assassinate nel cuore di Parigi l’anno scorso. Noi stiamo aspettando giustizia per Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Solemez da un anno, otto mesi e dodici giorni.

Azadî, libertà. Un concetto che ha catturato l’immaginario collettivo del popolo curdo per lungo tempo. L’ideale, apparentemente irraggiungibile, di un Kurdistan libero assume però molteplici forme, a seconda di dove ci si posizioni all’interno dell’ampio spettro della politica curda. La crescente indipendenza dallo stato iracheno del Governo regionale del Kurdistan (KRG) nel Kurdistan meridionale (Bashur), così come i grandi risultati ottenuti dal popolo curdo nel Kurdistan occidentale (Rojava), nonostante la guerra civile siriana nel corso dell’ultimo anno, stanno facendo rinascere il sogno di una vita libera per i curdi in Kurdistan.

Ma cosa significa libertà? Libertà per chi? La questione curda è spesso concepita come una questione relativa alle relazioni internazionali, agli stati, al nazionalismo e all’integrità territoriale. Tuttavia, la libertà è una questione che trascende l’etnicità come anche i confini artificiali dello stato nazione. Per essere in grado di parlare di un Kurdistan che meriti realmente l’attributo di “libero”, tutti i membri della società devono avere pari accesso a questa “libertà” e non solo in senso giuridico ed astratto. Non è l’ufficialità di un entità chiamata Kurdistan – abbia essa la fisionomia di uno stato indipendente, uno stato federale, un governo regionale o di qualsiasi altra forma di autodeterminazione – a definire il benessere della popolazione curda. Piuttosto è la situazione delle donne ad essere un buon indicatore del grado di democrazia e libertà di una data società. Continua a leggere

Milano, 8 marzo: camminata autodeterminata e incontro con Nursel Kiliç

manifesto_milanoore 14: partenza dal giardino di Via dei Transiti (MM1 Pasteur) per una camminata autodeterminata in via Padova e dintorni, con la partecipazione delle donne della comunità kurda

ore 18.30: a Villa Pallavicini (via Meucci 3, Milano), buffet curdo e incontro con Nursel Kiliç, responsabile della commissione esteri del movimento delle donne curde; a seguire musiche e danze curde

clicca sull’immagine per ingrandire la locandina

Verso l’8 marzo milanese: interventi a Radio Onda Rossa

Le compagne della Coordinamenta di Roma hanno dedicato la trasmissione radio del 25 febbraio al percorso milanese verso l’8 marzo, con un approfondimento sulla dea Inanna/Ištar.

Per ascoltare la trasmissione, clicca qui.

Per ulteriori approfondimenti su Inanna/Ištar e la genealogia della potenza femminista, clicca qui.

Cortei a Roma e Bologna per l’8 marzo

8marzo2015-romaJIN, JÎYAN, AZADÎ
LA LOTTA DELLE DONNE KURDE È LA LOTTA DI OGNUNA DI NOI

L‘8 marzo 2015, 104 anni dopo la proclamazione della Giornata Internazionale delle Donne, le donne di tutto il mondo combattono ancora contro il sistema di dominio patriarcale.

Gli attacchi contro le donne diventano sempre più profondi e si sviluppano in modo sistematico o strumentalizzato per alimentare/aumentare norme repressive e securitarie in ogni ambito dell’esistenza fino al femminicidio, che spesso  non viene riconosciuto come tale. La violenza sulle donne, l’eteronormatività, il sessismo, il razzismo, lo sfruttamento, le restrizioni sulla libertà di scelta e di autodeterminazione, l’isolamento sono i dispositivi attraverso cui lo stato capitalista e patriarcale esercita il proprio controllo sulle nostre vite e contro cui ci vogliamo ribellare. Le donne hanno oggi più che mai l’urgenza di costruire insieme la propria autodifesa. Continua a leggere

Donne curde e rivoluzione: oltre l’autodifesa

da Retekurdistan

Donne curde e rivoluzione: oltre l’autodifesa

22 febbraio 2015

Tanto si è detto e scritto in questi ultimi quattro mesi sulle donne curde, in virtù di quello che accadeva a Kobane, in Rojava (Kurdistan siriano). Si è dato spazio soprattutto alle immagini delle donne curde, donne che solo in pochi conoscevano, per evidenziare la loro giovane età, la loro bellezza e il fatto che avessero imbracciato un’arma. Ma questo non è che l’aspetto più superficiale di quanto sta accadendo in quella parte di Medio Oriente. Sì, perchè le donne curde lì stanno facendo una rivoluzione, ma in tutti gli ambiti della società. E l’aspetto militare non è che uno fra questi, e non sarebbe nemmeno il più importante se non fosse per il particolare momento, che vede la necessità dell’autodifesa dagli attacchi che il popolo curdo subisce con rinnovato vigore da ISIS come prima da altri gruppi, per esempio Al Nusra, affiliato a Al Qaeda, ma anche da parte del regime di Assad.

Dietro i volti delle nostre donne, dunque, c’è di più. Il loro coraggio e la loro determinazione hanno aperto un varco che deve lasciare spazio a un’analisi più profonda del processo cominciato diversi anni fa con la formazione di un partito delle donne e delle unità femminili di difesa del popolo in seno al movimento curdo, soprattutto in Nord Kurdistan (Turchia).

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Faccia a faccia con le combattenti di Kobane: “Noi, madri di tutta l’umanità”

Da Rete Kurdistan

Cinque combattenti curde raccontano la loro esperienza nella difesa della città di Kobane, rivelando sogni e rinunce, raccontando la brutalità della guerra contro le truppe del Califfato, i loro sacrifici e le loro speranze.

Kobane è libera, ma deve fare i conti con la ricostruzione. L’80% della città è distrutta e su 525,000 abitanti, solo 25,000 sono rimasti sul territorio, gli altri sono dispersi tra i campi profughi della Turchia e degli altri paesi limitrofi. Per aiutarli a tornare a casa è necessario bonificare la città e ricostruirla.

Per questo il governatore Enwer Muslim ha rivolto un appello alla comunità internazionale, affinché vengano inviati gli aiuti necessari (le coordinate per gli aiuti sono: Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus. IBAN: IT63P0335901600100000132226. Causale: Ricostruzione Kobane). Nel frattempo, i tre volontari italiani che dalla Sicilia hanno raggiunto il Rojava, dopo diversi giorni di attesa nel territorio di Kobane, sono riusciti a incontrare le donne curde combattenti, i cui volti rimbalzano nei media di tutto il mondo. Di seguito, riportiamo la conversazione svolta nella base operativa delle YPJ con cinque combattenti:

Perché hai fatto questa scelta di entrare nelle YPJ? 

Perché le donne sono sofferenti. Vediamo la sofferenza delle donne non solo qui ma anche nei vostri Paesi. Noi lottiamo per tutte le donne del mondo. Io in particolare sono nata in Germania, sono stata in giro per l’Europa e in uno di questi Paesi ho fatto giorni di reclusione in prigione per motivi politici. Poi ho deciso di venire qui in Kurdistan e anche le mie amiche sono tutte venute qui. Ho letto gli scritti di Öcalan e dopo ciò ho assunto uno sguardo più globale riguardo la situazione politica in generale e delle donne in particolare. Continua a leggere

Voci di donne dal Rojava

Segnaliamo dal sito Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia UIKI

E’ il 3 agosto del 2014 quando i curdi Ezidi abitanti della zona di Şengal nel Kurdistan iracheno vengono accerchiati dall’ISIS. I Peshmerga di Barzani scappano, lasciando la popolazione in balia dei saccheggi e degli omicidi. Le più colpite saranno le donne, a migliaia rapite e vendute dall’ISIS. Dopo pochi giorni arrivano in soccorso degli Ezidi gli YPG e le YPJ le unità di difesa del popolo curdo e le unità di difesa delle donne. Dalle retrovie riescono ad aprire un passaggio e per sei giorni riescono a far scappare migliaia di Ezidi chiusi nella morsa dell’ISIS. Camminano per sei giorni e arrivano nella regione liberata del Rojava. Qui, nel cantone di Cizre costruiscono il campo profughi Newroz. Le interviste sono state realizzate durante un viaggio fatto pel 25 novembre 2014, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, da 7 donne internazionali.