Iniziative contro il genocidio

Quattro giorni fa, a Cizre, 28 persone si sono rifugiate nel seminterrato di un edificio per salvarsi dagli attacchi dell’artiglieria turca. Da allora l’esercito non ha smesso di bombardare quell’edificio, impedendo alle ambulanze di soccorrere i feriti. Quattro persone sono già morte dissanguate, altre stanno molto male e non hanno neppure acqua da bere. I continui bombardamenti stanno facendo collassare la costruzione sui feriti. Non ci sono parole in grado di esprimere questa disumanità e il silenzio complice che la copre.

A quasi un anno dalla liberazione di Kobane, celebrata ieri, l’esercito turco è entrato in Siria da Jarablus e ha distrutto i silos di grano a Girê Spî.

A Parigi, quattro attivisti kurdi che protestavano contro il genocidio in atto, con uno sciopero della fame fuori dal parlamento, sono stati arrestati ieri.

Ma la resistenza non si ferma, come dimostrano la crescente autorganizzazione delle Unità di autodifesa civile (YPS), le veglie al gelo, la solidarietà dei prigionieri e delle prigioniere.

Anche in Italia le iniziative vanno moltiplicandosi, in particolare in Toscana. A Torino ci sarà un presidio il 30 gennaio.

A Parma (29 gennaio) e a Pietrasanta (31 gennaio) ci saremo anche noi, con Daniele Pepino (autore di Kurdistan. Nell’occhio del ciclone), e vi aspettiamo! Continue reading

…ne nascono altre mille!

cenazetc3b6reni(2)Si sono tenuti oggi, in una blindatissima Şırnak, i funerali di Sêvê Demir, Fatma Uyar e Pakize Nayır e di altre vittime delle atroci violenze dello stato turco.
“La nostra lotta continuerà con gli occhi di Sêvê, il cuore di Pakize e il sorriso di Fatma. Faremo crescere la loro lotta”, ha dichiarato Leyla Birlik nel discorso funebre, mentre la madre di Sêvê ha detto “Le nostre figlie e i nostri figli sono stati uccisi perché non si sono arresi”, aggiungendo che migliaia di Sêvê, Fatma e Pakize stanno già nascendo dalla lotta.

770x500cc-mrd-12-01-16-nusaybin-yps-jin-ilani4E intanto a Nusaybin annunciavano la propria costituzione le Unità di autodifesa delle donne (YPS-Jin). Sottolineando che gli attacchi delle forze turche prendono di mira in modo particolare donne e bambini, queste nuove unità di YPS-Jin hanno dichiarato:
Le donne kurde e bambini non sono senza protezione, ma si difendono. Contro la mentalità del potere dominante sarà condotta una grande battaglia. Stanno cercando di annientare in particolare le donne kurde. E alla fine, bruceranno nel fuoco che loro stessi hanno acceso. Noi, come donne kurde, annunciamo le nostre unità, basate sulla piattaforma delle YPS [Forze di autodifesa civile], contro il colonialismo, il potere dominante e la violenza contro le donne. Le grida delle madri e dei bambini non resteranno senza risposta. Porteremo avanti la nostra legittima guerra di difesa fino a quando tutto il nostro popolo vivrà liberamente e le donne kurde avranno un futuro libero.

berivan-630x325Domenica 17 gennaio, a Roma, appuntamento per ricordare Berivan Şengal.
Di seguito, il comunicato del Centro Socio Culturale Ararat

Invito ad Ararat per la commemorazione di Şehit Berivan Şengal

Car* compagn*,come molt* di voi ricorderanno, nella notte tra il 2 e il 3 agosto 2014 Şengal/Sinjar (Kurdistan meridionale – Iraq), città sacra per la comunità religiosa kurda degli Ezidi, è stata attaccata dagli islamisti dell’organizzazione terroristica Daesh.

La zona era sotto il controllo delle forze dei Peshmerga del presidente del Governo Regionale Kurdo (KRG), Massoud Barzani, quando Daesh ha attaccato Şengal, i Peshmerga hanno disertato le loro posizioni e sono scappati, lasciando la popolazione senza protezione e questo senza preavviso. Continue reading

Avviso: domani, 28 novembre, NON corteo MA presidio in piazza duomo dalle 17

Per un problema organizzativo – non dipendente da noi, che non ne siamo le organizzatrici – domani l’iniziativa al fianco delle donne kurde sarà un presidio in piazza duomo dalle 17 e non più un corteo.

È comunque importante partecipare numerose e far sentire la nostra voce contro la violenza maschile sulle donne e la solidarietà alle donne kurde. Contro di loro continua a manifestarsi la volontà genocida e femminicida del governo di Erdogan – si vedano, non ultime, la guerrigliera Ayşe Topçu presa da ferita e poi torturata e pesantemente molestata e Makbule Kaplan, arrestata malgrado sia incinta al nono mese.

A domani!

Manifesto 28 NOV

Verso il corteo del 28/11: rafforzare l’autodifesa, contro la violenza maschile e contro la violenza dello stato patriarcale

In vista del corteo che si terrà a Milano sabato 28 novembre, contro la violenza maschile e al fianco delle donne kurde in lotta, iniziamo la pubblicazione di una serie di articoli sulle violenze contro le donne kurde e sulla loro resistenza determinata contro il ginocidio all’interno del genocidio.

Segnaliamo, innanzitutto, che il gruppo “Esedullah Tim” – che si pensa sia una cellula di ISIS all’interno delle forze di polizia turche, come avevamo già avuto modo di segnalare – sembra prendere di mira in modo particolare donne e bambine/i durante i coprifuoco.

Secondo il report di IHD (Associazione dei diritti umani), dall’inizio di quest’anno in Turchia ci sono state 3861 violazioni dei diritti dei ragazzini. 617 ragazzini/e hanno perso la vita durante lo stesso periodo, di cui 51 per le violenze dello stato turco. A questi vanno aggiunti gli oltre 6.000 bambini/e attualmente incarcerati nelle carceri turche.

Il Congresso delle donne libere (KJA), ha manifestato a Nusaybin contro il coprifuoco (e manifesterà di nuovo il 25 novembre), denunciando l’assassinio di Selamet Yeşilmen – donna incinta e madre di cinque figli, ferita a morte mentre andava nel giardino di casa – e di Nurhan Kaplan – colpita da un cecchino.
Come riporta JINHA, Le donne sono state il bersaglio dei proiettili durante il coprifuoco a Nusaybin. […] Durante il coprifuoco Selamet Yeşilmen, Fatma Gulak, Halime Güner e Şirin Bilgin sono state uccise. Continue reading

28/11: tutte a Milano, contro la violenza maschile e al fianco delle donne kurde!

Come avevamo accennato, il 28 novembre si terrà a Milano una manifestazione contro la violenza maschile e al fianco delle donne kurde. In questo post trovate il manifesto e i volantini delle donne di ReteKurdistan da diffondere, in formato jpg e pdf (in bassa risoluzione).

Pubblichiamo anche l’appello urgente di UIKI onlus sulla situazione in Kurdistan.

Alla stampa e all’opinione pubblica

Lo stato turco e il governo dell’AKP continuano a compiere attacchi militari in Kurdistan, vengono distrutte città e vengono giustiziati civili indifesi. Il coprifuoco militare di 12 giorni a Silvan ha lasciato la città in macerie. Case e attività commerciali sono state deliberatamente prese di mira, bruciate, distrutte e metà della città è diventata inagibile. 15 civili sono stati uccisi durante il coprifuoco e dozzine sono stati i feriti. Questi attacchi non erano attacchi qualunque, hanno usato carri armati, cannoni ed elicotteri.

Negli ultimi 7 giorni eventi analoghi si sono verificati nella provincia di Mardin di Nusaybin. Mentre è in corso il coprifuoco militare contemporaneamente accelerano gli attacchi. Il 15 novembre 2015, Selamet Yeşilmen, incinta e madre di cinque bambini stava scendendo le scale dal secondo piano per il giardino con le sue due figlie Sevcan e Fikret (di 13 e 14 anni). Un Cobra blindato stazionato davanti alla loro casa in via Fırat Başyurt – Çağçağ, ha sparato contro di loro. La madre incinta SelametYeşilmen è morta sul momento e le sue due figlie sono state gravemente ferite. Hanno sparato anche contro Yilmaz Tutak mentre cercava di soccorrere le bambine e anche lui è rimasto gravemente ferito. Continue reading

21/11 iniziativa per Kobane, a Viareggio – 28/11 corteo a Milano, al fianco delle donne kurde

Clicca sulla locandina per ingrandirla

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Sabato 28 novembre, in occasione della Giornata contro la violenza maschile sulle donne, si terrà a Milano un corteo di solidarietà con la lotta delle donne kurde. L’iniziativa è in costruzione e pubblicheremo presto tutti gli aggiornamenti.

14 novembre: assemblea collettivo donne Rete Kurdistan – Livorno

Segnaliamo da ReteKurdistan

kobane-copy-630x325Il 25 novembre in tutto il mondo le donne scendono in piazza per lottare contro il femminicidio.Chi commette violenza contro le donne non è il solo responsabile del femminicidio, ma è tutto il sistema patriarcale, che attraverso il fascismo istituzionale legittima il controllo sul corpo delle donne e sopprime tutte le forme di autodeterminazione femminile.

Nel mondo migliaia di donne portano avanti lotte di autodeterminazione per distruggere quei sistemi sociali, economici, culturali e politici che non riconoscono la soggettività politica delle donne e ne vogliono disciplinare i corpi e le vite come oggetti.

Tra queste si distinguono le compagne curde, che coraggiosamente da oltre due anni respingono daesh e difendono il sistema democratico del Rojava, che hanno contribuito a costruire, nel quale la loro soggettività politica è piena e il loro contributo alla costruzione di un sistema veramente democratico è fondamentale.

L’autonomia democratica è un sistema politico elaborato dalle donne insieme agli uomini in Kurdistan come nuovo modello di società libera dal patrircato e cogestita da uomini e donne grazie a una lotta iniziata quarant’anni fa con Sakine Cansiz e le sue compagne e martiri morte per difenderlo come Arin Mirkan simbolo della resistenza di Kobane.

Il movimento delle donne curdo e il collettivo delle donne di rete kurdistan invita tutte le compagne femministe e lgbtqi a scendere in piazza per manifestare insieme il nostro appoggio alla resistenza femminista curda e lottare insieme contro tutti i fascismi, per l’autodeterminazione delle donne ed una società libera da ogni forma di patriarcato.

Per costruire insieme questa giornata di lotta vi invitiamo il 14 novembre a Livorno alla riunione del collettivo delle donne di Rete Kurdistan, l’appuntamento è alle 11,00 in stazione centrale per poi raggiungere insieme lo spazio dell’ assemblea, che le compagne di Livorno ci indicheranno al più presto.

1 novembre: mobilitazione internazionale per Kobane

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Dopo aver ammesso gli attacchi dei giorni scorsi contro le postazioni delle YPG/YPJ nel nord della Siria, Erdogan ha dichiarato che farà “tutto il necessario” per combattere l’autonomia kurda in Rojava – ed è chiaro cosa intenda. Per legittimarsi ulteriormente ha fatto riferimento anche al controverso report di Amnesty International (di cui abbiamo parlato qui, qui e qui, ma si veda anche il commento di Martina Bianchi), confermando, in sostanza la funzionalità di quel rapporto alle politiche anti-kurde dello stato turco.

Ma intanto dalle città europee all’America latina, dall’Australia agli Stati Uniti, si moltiplicano le mobilitazioni per Kobane.

Nella pagina #GlobalRally4Kobane potete farvene un’idea.

Questo il comunicato diffuso dal cantone di Kobane:

Invito a una Giornata di Solidarietà Internazionale con Kobanê 1°Novembre 2015

Kobanê e il Rojava fin dalla nascita della libertà e della giustizia sul loro suolo, il 19 luglio 2012,hanno affrontato numerose campagne e offensive militari. Da allora, gli estremisti hanno posto sotto assedio tutta quest’area geografica che aspira a costruirsi una nuova vita e un nuovo approccio aperto alla diversità socio-culturale, religiosa ed etnica.

Tuttavia, la volontà del popolo del Rojava e la forza del desiderio di una nuova era e di una nuova amministrazione sono state invincibili, sconfiggendo le campagne degli estremisti con una strenua resistenza che ha avuto il suo culmine nella storica resistenza di Kobanê.
Questa resistenza ha segnato l’inizio della fine del mito di ISIL e della sua capacità di controllare qualsiasi paese o città e ha dimostrato al mondo che l’unione tra la volontà del popolo e quella delle istituzioni locali in un’area geografica è sufficiente per sconfiggere il terrorismo e di conseguenza per salvaguardare l’umanità e la pace.

Ma il prezzo di questa vittoria è stato alto e gli effetti sulla nostra vita quotidiana sono ancora visibili. Kobanê, la capitale della resistenza, è in rovina e il 70% delle case sono state distrutte mentre la maggior parte dei suoi abitanti sono emigrati e sparsi in ogni angolo del mondo. Ciononostante la volontà, il desiderio e la determinazione del popolo di tornare alle proprie case e di far rivivere la propria città sono molto forti e questo li trasforma nella prima linea dell’umanità contro il terrorismo globale. Continue reading