Aggiornamenti – Articoli consigliati

Argentina – Murale di solidarietà con la lotta kurda

Argentina – Murale di solidarietà con la lotta kurda

In questo periodo impegni vari non ci lasciano il tempo di aggiornare il blog. Per questo abbiamo selezionato degli articoli, in italiano e in inglese, per chi volesse aggiornarsi sulla ‘guerra infinita’ di Erdogan contro la popolazione kurda e la resistenza di quest’ultima, sugli intrallazzi tra AKP e Daesh, nonché fra paesi europei e Turchia.
Non mancano, com’è ovvio, le donne resistenti!

Building Democracy without the State (Dilar Dirik)

Il presidente Erdoğan arriverà a privare 5 milioni di turchi della loro nazionalità?

Hozat: AKP usa i profughi come strumento di pressione all’esterno contro l’UE e all’interno contro curdi e aleviti

Rapporto dell’intelligence russa sull’attuale aiuto turco allo Stato islamico

Il secondo rapporto dell’intelligence russa sull’attuale aiuto turco allo Stato islamico

Captured ISIS member: We planned the Grê Spi attack with Turkey Continua a leggere

“Efficacia e continuità” del genocidio

“Domani potrebbe essere troppo tardi”. Con queste parole si conclude l’appello da Cizre di Asya Tekin, giornalista di Jinha, che descrive la situazione di violenza e terrore nella città sotto coprifuoco da oltre due settimane. Asya spiega che “Le persone stanno facendo buchi nei muri per passare attraverso le case, temendo che i cecchini sparino loro se si avventurano per le strade. Questo è anche il modo in cui si condividono informazioni, cibo e altre necessità”.

Negli ultimi giorni, mentre si moltiplicano i casi di torture ed esecuzioni sommarie nel Kurdistan del nord, è emerso che il genocidio in atto era stato pianificato già mesi fa dal primo ministro Ahmet Davutoğlu.
Il mandato “Lotta al terrorismo, Pace e Sicurezza dei cittadini”, sottoscritto da Davutoğlu e inviato a tutti i governatori nell’agosto 2015, afferma che “Le Unità di Sicurezza saranno autorizzate nell’ambito della Legge per l’Amministrazione Provinciale, i periodi da determinare osserveranno l’adeguatezza per garantire l’efficacia e la continuità delle operazioni. Poteri di sicurezza preventiva saranno utilizzati, incluso l’annuncio di un coprifuoco, entro il campo di applicazione della Legge per l’Amministrazione Provinciale”.
Anche gli attacchi contro i cimiteri e i funerali erano stati pianificati in precedenza: “I funerali saranno sottratti allo sfruttamento come propaganda del terrore da parte di organizzazioni terroristiche e gruppi affiliati”, afferma il mandato, dopo l’esecuzione del quale le forze militari turche hanno iniziato a bombardare i cimiteri dei guerriglieri del PKK nella regione, oltre alle moschee e ai cemevis [luogo di culto degli aleviti] nei cimiteri.
Il mandato, che ordina il sequestro delle attrezzature per l’edilizia da parte delle forze di Stato, sollecita anche il monitoraggio delle organizzazioni internazionali che criticano le pratiche del governo dell’AKP.

I video qui sotto testimoniano la terribile situazione nelle città sotto coprifuoco e il vergognoso silenzio dei media mainstream italiani (unica eccezione, il recente documentario Kurdistan – La guerra invisibile), silenzio denunciato anche con un’azione nella sede Rai di Milano, una a Pisa e un’altra a Livorno. Continua a leggere

Verso il corteo del 28/11: rafforzare l’autodifesa, contro la violenza maschile e contro la violenza dello stato patriarcale

In vista del corteo che si terrà a Milano sabato 28 novembre, contro la violenza maschile e al fianco delle donne kurde in lotta, iniziamo la pubblicazione di una serie di articoli sulle violenze contro le donne kurde e sulla loro resistenza determinata contro il ginocidio all’interno del genocidio.

Segnaliamo, innanzitutto, che il gruppo “Esedullah Tim” – che si pensa sia una cellula di ISIS all’interno delle forze di polizia turche, come avevamo già avuto modo di segnalare – sembra prendere di mira in modo particolare donne e bambine/i durante i coprifuoco.

Secondo il report di IHD (Associazione dei diritti umani), dall’inizio di quest’anno in Turchia ci sono state 3861 violazioni dei diritti dei ragazzini. 617 ragazzini/e hanno perso la vita durante lo stesso periodo, di cui 51 per le violenze dello stato turco. A questi vanno aggiunti gli oltre 6.000 bambini/e attualmente incarcerati nelle carceri turche.

Il Congresso delle donne libere (KJA), ha manifestato a Nusaybin contro il coprifuoco (e manifesterà di nuovo il 25 novembre), denunciando l’assassinio di Selamet Yeşilmen – donna incinta e madre di cinque figli, ferita a morte mentre andava nel giardino di casa – e di Nurhan Kaplan – colpita da un cecchino.
Come riporta JINHA, Le donne sono state il bersaglio dei proiettili durante il coprifuoco a Nusaybin. […] Durante il coprifuoco Selamet Yeşilmen, Fatma Gulak, Halime Güner e Şirin Bilgin sono state uccise. Continua a leggere

Una settimana intensa: aggiornamenti dal Kurdistan e iniziative

Erdogan – furibondo dopo la dichiarazione di adesione al confederalismo democratico della città di Girê Spî (Tel Abyad) – dice che la Turchia non lascerà che i kurdi “si impadroniscano” del nord della Siria, perché “questo costituisce una minaccia per noi”. E così, dalla scorsa notte l’esercito turco e ISIS hanno iniziato ad attaccare i dintorni di Kobane dopo che, la notte del 24 ottobre, l’esercito aveva cominciato a bombardare ripetutamente con granate le postazioni delle YPG lungo la linea di confine di Girê Spî, tra il Rojava e la Turchia.
D’altronde, come ha spiegato a Firat News un membro di ISIS catturato dalle YPG/YPJ, tanto i colloqui tra ISIS e l’intelligence turca (MIT), quanto la consegna di armi e munizioni da parte dello stato turco a ISIS, avvenivano proprio in quel territorio – al confine tra Tel Abyad e il distretto di Akçakale (provincia di Urfa, Turchia). Inoltre, lì sostavano le ambulanze turche in attesa di portare i membri di ISIS feriti negli ospedali di Urfa e Antep, e da lì passavano i camion carichi di munizioni che, nascoste sotto i rifornimenti di cibo, lo stato turco inviava ad ISIS attraverso il MIT. Sempre secondo la testimonianza del membro di ISIS, la maggior parte di questi camion veniva inviata a nome di un’organizzazione di soccorso chiamata IHH.

Intanto si allunga la lista delle persone ammazzate dalla polizia turca. Ieri sera a Istanbul è morta Dilek Doğan, una giovane donna a cui la polizia aveva sparato durante una perquisizione nella sua casa, lo scorso 18 ottobre. Poche ore dopo, a Silopi è morto un ragazzo di 16 anni, Mustafa Aşlığ, dopo esser stato gravemente ferito alla testa da un proiettile sparato dalla polizia.
Per avere un’idea della ferocia devastatrice dello stato turco e la determinazione della popolazione kurda, invitiamo a vedere il report documentario Le otto giornate di Cizre.

Schermata 2015-10-26 a 17.11.41Mentre si prepara la stretta finale per liberare Shengal (Sinjar) e fare in modo che la popolazione yezida possa rientrare dalla montagna prima dell’arrivo dell’inverno, i/le giovani comunisti del KGÖ chiamano i loro coetanei e le coetanee alla lotta armata: “Rifiutiamo questo ordine e tutte le sue istituzioni”, hanno dichiarato, invitando i/le giovani ad unirsi alla loro lotta contro le persecuzioni, la guerra, il fascismo, il sessismo e la disuguaglianza. Continua a leggere

Le mani – insanguinate – sul Rojava

Bande di ISIS e di altri gruppi fondamentalisti – quali la Brigata Nureddin Zenki, Siqûr El-Cebel, Ceysh Al-Mucahidîn e Ahrar al-Sham – sostenute dai servizi segreti turchi (MIT) stanno portando avanti una pulizia etnica ad Ehrez, un villaggio di Azaz, in Rojava, dopo averlo occupato.

Il villaggio, di circa 3mila abitanti prevalentemente kurdi, si trova a nord di Aleppo e a soli 6 km da Efrîn. Il 14 ottobre, le bande fondamentaliste sono entrate nel villaggio e hanno rapito decine di civili; i residenti sono stati costretti a migrare in massa per salvarsi.

Quello stesso giorno, sui social network circolavano immagini dell’esercito turco, scattate dal campo profughi siriano di Atmeh, che stava costruendo un muro dopo aver passato il confine siriano con bulldozer e carri armati.

Schermata 2015-10-22 a 12.13.23 Come si può vedere nell’immagine qui accanto, Efrîn, capoluogo dell’omonimo cantone del Rojava, è facilmente raggiungibile da entrambi i luoghi, il che non fa presagire nulla di buono… Tanto più se si pensa che lo stato turco vuole ora dichiarare “terrorista” anche il PYD – il che, più o meno, equivale a dire le YPG/YPJ – e che Erdogan ieri ha già messso le mani avanti affermando che la strage di Ankara sarebbe frutto di un’azione congiunta tra ISIS, PKK, PYD e intelligence siriana.

E nulla di buono fa presagire anche la dichiarazione di Hasan Gözükara, cittadino turco e padre di un affiliato ad ISIS che, in un’intervista a Firat News, ha detto: “Mio figlio è sulla lista dei kamikaze ricercati. Temo che possa essere in Turchia in questo momento. Adesso che ISIS trasforma in attentatore suicida un ragazzo che addirittura non era in grado di macellare un pollo, è del tutto possibile che egli possa farsi esplodere in una azione qui”. Continua a leggere

“La rivoluzione del Rojava è una rivoluzione delle donne…”

Daesh [ISIS] è un nemico delle donne, anche il significato dell’aggressione a Kobane è che Daesh è nemico delle donne, perché la rivoluzione del Rojava è una rivoluzione delle donne. Per questo continua ad attaccare Kobane.

Queste le parole con cui Nessrin Abdalla, comandante delle YPJ, si è rivolta alla platea bolognese nel suo recente viaggio in alcune città italiane.

Un’affermazione che diventa più chiara se pensiamo al processo messo in piedi contro una studente turca di medicina, volontaria a Kobane, accusata dallo Stato turco di terrorismo per aver aiutato la popolazione kurda contro ISIS. D’altra parte la stessa Turchia – che continua con le sue manovre militari al confine e ogni giorno massacra e arresta donne e uomini della comunità kurda, e tortura ragazzini – vorrebbe condannare a migliaia di anni di galera chi ha manifestato la propria solidarietà a Kobane lo scorso autunno.

Cosa sia accaduto a Kobane nell’ultima offensiva di ISIS ce lo dice non solo il conto dei morti (oltre 200; soprattutto donne e bambini, guarda caso!), ma anche l’accorata e sincera riflessione di una combattente delle YPJ, intervenuta fra le prime dopo l’inizio dell’attacco alla popolazione civile.

In questo quadro, suona ancora più infame la propaganda turca, che sta cercando di far passare l’idea che le YPG/YPJ stiano mettendo in atto una sorta di pulizia etnica (da che pulpito!), appoggiata in questo perfino da alcuni media – in teoria – non mainstream, anche italiani, quale Radio Popolare, malgrado da settimane circolino comunicati delle/dei combattenti di segno opposto. In particolare, qui potete sentire un servizio del radiogiornale di Popolare Network del 28 giugno scorso, dove vengono riportate – malgrado l’uso sovrabbondante del condizionale – delle testimonianze secondo le quali la resistenza kurda avrebbe utilizzato metodi simili a quelli di ISIS (violenze contro le donne comprese!) nella liberazione di Girê Spî (Tel Abyad). Il tutto, ovviamente, senza il minimo accenno critico agli interessi turchi in questa propaganda e al ruolo della Turchia nell’ultima offensiva di ISIS a Kobane.

Ogni commento è superfluo….

Per chi volesse farsi un’idea propria e non addomesticata, segnaliamo questa aggiornatissima rassegna stampa.

Le YPJ invitano le donne profughe a tornare nelle aree liberate, offrendo loro supporto umanitario

La comandante delle YPJ invita le donne di Girê Spî e Raqqa a tornare nelle zone liberate

15 giugno 2015

La comandante generale delle YPJ, Newroz Ehmed, ha invitato le donne di Girê Spî e Raqqa a tornare nelle zone liberate, e ha informato che le combattenti delle YPJ sulla linea del fronte hanno preparato delle camere speciali per garantire la sicurezza delle donne e soddisfare i loro bisogni urgenti. Ehmed detto che le YPJ hanno la responsabilità umana e il dovere di liberare le terre dalle bande ISIS.

La comandante generale delle YPJ, Newroz Ehmed, ha rilasciato una dichiarazione invitando le donne di Girê Spî e Raqqa a tornare nelle zone liberate e ad abbattere la crudeltà delle bande di ISIS attraverso la lotta comune e la solidarietà fra le donne curde e quelle arabe, così come fra le donne di diverse provenienze etniche.

Newroz Ehmed ha richiamato l’attenzione sul fatto che l’occupazione di ISIS ha imposto alle donne la schiavitù ed ha preso di mira soprattutto le donne per rafforzare ed estendere il proprio sporco sistema. Ehmed ha aggiunto che solo attraverso l’oppressione delle donne le bande di ISIS potrebbero imporre la schiavitù in tutta la società. Continua a leggere