“Nessun morto tra la popolazione civile”?!?

Il governo turco nega di aver fatto vittime civili a Cizre, ma….

Soltanto ieri, dopo l’arrivo della carovana a Cizre sotto il fuoco turco, un bambino di 10 anni, Selman Ağar, è stato ucciso da un cecchino che gli ha sparato alla testa; la polizia ha poi sparato contro un ragazzo di 15 anni, Bünyamin İrci, che cercava di passare da un quartiere all’altro. Quando quest’ultimo, ferito, è stato portato dalla popolazione locale vicino all’ospedale, la polizia gli ha di nuovo sparato alla testa, uccidendolo. Continua a leggere

I fascio-nazionalisti turchi contribuiscono al genocidio sostenuti dalla polizia

Schermata 2015-09-09 a 11.54.22 Che gli attacchi dei nazionalisti e fascisti turchi contro la popolazione kurda siano ricorrenti da decenni non è una novità, né è una novità che questi attacchi spesso vedano come complici le forze dell’ordine. Ma da un paio di settimane a questa parte gli attacchi fascisti contro la popolazione kurda in Turchia e contro le sedi del partito filo-kurdo HDP hanno cominciato a crescere esponenzialmente.

A partire dalla notte tra il 23 e il 24 agosto quando, con la collaborazione della polizia, è stato assalita la sede dell’HDP ad Alanya, nel distretto di Antalya.

Il 31 agosto, la casa della famiglia di Figen Şahin, la donna arrestata e torturata dalla polizia di cui abbiamo parlato qui, è stata presa di mira da un vicino all’urlo di “Tua sorella è una terrorista” e “Dobbiamo annientarvi quanto più possibile”.

Con l’inizio di settembre si sono moltiplicati i casi di aggressioni di gruppo contro singole persone. Ibrahim Ch., “colpevole” di aver indossato abiti kurdi, è stato ferocemente picchiato e poi costretto a baciare il busto del dittatore nazionalista Ataturk, mentre il ventunenne Sedat Akbaş è stato accoltellato a morte da un gruppo che lo aveva sentito parlare in kurdo al cellulare.

Schermata 2015-09-09 a 12.05.05 Negli ultimi giorni, i fascio-nazionalisti hanno organizzato, tramite i social network, numerosi attacchi durante i quali sono stati presi di mira in molte città della Turchia la popolazione kurda, interi quartieri, negozi e abitazioni di kurdi e aleviti e diverse sedi dell’HDP. Aggressioni, fiamme e distruzione, il tutto sotto lo sguardo compiacente delle forze dell’ordine. Continua a leggere

Protesta delle prigioniere politiche nel carcere di alta sicurezza di Sincan

Lo sciopero della fame ad oltranza dei prigionieri e delle prigioniere del PKK e del PAJK contro il genocidio poliltico è arrivato al 25mo giorno. E intanto nel carcere di alta sicurezza di Sincan le donne hanno incominciato una protesta contro l’uso crescente delle perquisizioni corporali, come spiega questo articolo che abbiamo tradotto da JINHA.

Le prigioniere protestano nude contro le perquisizioni corporali

Bild-1-AFP Nel carcere femminile turco di Sincan, le donne prigioniere stanno protestando nude dalle loro celle contro l’uso crescente delle perquisizioni corporali.

Resmiye Vatansever, una prigioniera politica del Partito comunista marxista-leninista turco (TKP/ML), ha scritto una lettera di denuncia sulle condizioni nel carcere femminile di Sincan. Resmiye ha descritto il modo in cui i maschi autori di violenza contro le donne sono perseguitati in Turchia, mentre le prigioni vengono trasformate in “centri di molestie e stupri per le donne e le persone lgbti”.

Recentemente – ha scritto Resmiye – i soldati hanno aggiunto le perquisizioni corporali alle perquisizioni tattili di routine a cui i prigionieri e le prigioniere sono sottoposti quando vanno in ospedale e in tribunale. Ha notato che i soldati stavano cercando di fare perquisizioni corporali alle donne in una stanza senza telecamere di sicurezza.

“Noi non accettiamo questo tipo di ricerca e finora abbiamo impedito che accadesse”, ha scritto Resmiye. Ora, le prigioniere politiche del TKP/ML, del PAJK (collegato al PKK) e dell’organizzazione comunista MLKP hanno iniziato a protestare contro le perquisizioni corporali.

Ogni volta che una perquisizione corporale ha luogo nel carcere – ha detto Resmiye – le donne gridano slogan e fanno battiture sulle loro porte. Ogni volta che le prigioniere sono prese dalle loro celle, gridano “no alle perquisizioni corporali” e “la dignità umana sconfiggerà la tortura”, mentre si spogliano fino alla biancheria intima.

NOI SIAMO KOBANE! Basta massacri di civili, basta Erdogan! 14 settembre, corteo a Milano

Ovviamente ci saremo anche noi!

Ci saremo per ricordare che, mentre il massacro voluto dallo stato turco continua a mietere morti e feriti e si intensifica l’uso dello stupro e della tortura sessuale come arma di guerra per terrorizzare le donne kurde, le donne non smettono di vigilare e armarsi e solo grazie all’autodifesa si contengono le perdite umane.

Ci saremo per far sentire tutta la nostra solidarietà a fianco delle donne kurde, yezide, assire, arabe che si sono armate e si mobilitano dal punto di vista ideologico, sociale, politico e militare.

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da Retekurdistan

NOI SIAMO KOBANE! Basta massacri di civili, basta Erdogan! Corteo cittadino a Milano

In vista della settimana dedicata alla Turchia da Expo, in un momento in cui l’offensiva repressiva del governo turco sta colpendo duramente la popolazione kurda in Turchia e nel Rojava, lanciamo un’assemblea cittadina per organizzare un corteo che denunci le politiche del governo Erdogan. Continua a leggere

Continua la guerra contro le donne di ISIS&AKP

2a32f1ddcb094945a52ca6130b757121 Trecento donne non iraqene sono state spostate a Mosul dal gruppo Takfiri di ISIS, per essere costrette alla schiavitù sessuale.
Al 16 dicembre scorso, nella sola provincia iraqena di al-Anbar, risultavano esser state assassinate almeno 150 donne, di cui alcune in stato di gravidanza, che si erano rifiutate di “sposare” i mercenari di ISIS. I loro corpi sono, poi, stati seppelliti in fosse comuni a Falluja.
Hana Nawafili, portavoce dell’Osservatorio iracheno per la Difesa delle donne maltrattate, ha detto che il 18 luglio scorso ISIS ha violentato e poi ucciso sette donne residenti a Fallujah.

Al confine turco con la Siria, dove già si contano nove morti e 114 persone torturate nell’arco di un anno, i militari turchi hanno violentato una giovane donna palestinese ed hanno torturato suo padre e suo fratello, mentre cercavano di scappare dalla guerra.

770x500cc-2015-9-3-HLB-DAXYANI-SER-GIRTINA-JINAN-RIYA-HELE-mansert Ad Aleppo, in Siria, i fondamentalisti di al Nusra hanno rapito donne e bambini.
In risposta a questo sequestro, le donne di Aleppo – che già si erano organizzate per l’autodifesahanno bloccato la strada che da Aleppo porta ad Efrîn, denunciando l’accaduto. Continua a leggere

Sulla pelle delle donne

Da ieri circola su alcuni giornali la notizia di una lettera aperta, sottoscritta da una ventina di yezidi, tra cui un capo religioso ed un parlamentare, che fa accapponare la pelle.
In sostanza, viene messo in dubbio che un facoltoso uomo d’affari, Steve Maman, residente in Canada e definito lo “Schindler ebreo”, abbia veramente utilizzato le centinaia di migliaia di dollari raccolti – 580.000 dall’inizio di luglio – per “ricomperare” donne e bambini yezidi, e che non si tratti, invece, di un modo truffaldino per finanziare i jihadisti di ISIS.
Lo stesso Maman avrebbe “insinuato o rivelato (…) di avere trattative dirette con ISIS”, è scritto nella lettera, e delle donne che dichiara di aver liberato non c’è traccia. Invece l’organizzazione di Steve Maman (CYCI – Liberazione dei bambini cristiani e yezidi in Iraq) dichiara nel proprio sito web di avere “da sola contribuito a salvare oltre 120 donne e bambini cristiani e yezidi dai territori controllati da ISIS in Iraq”.
Per altro, non tornerebbero nemmeno i conti: “Maman ha scritto che per 80.000 euro aveva comprato la libertà di 120 donne. Ma non torna con i prezzi attuali. Una donna costa tra i 10.000 e i 30.000 dollari. I bambini meno, forse 5.000 dollari. Anche se avesse pagato soltanto 5.000 dollari per ognuno/a di loro, il totale sarebbe comunque molto più alto”.
I firmatari spiegano che generalmente le famiglie delle donne rapite si indebitano con amici e parenti per pagare questi riscatti, in parte, poi, rimborsati dall’ufficio speciale del governo a Duhok.
La lettera invita Maman a sospendere la raccolta di donazioni attraverso GoFundMe fino a che non dimostra quello che la sua organizzazione ha fatto davvero, e a fornire entro breve tempo “le prove riguardanti le loro presunte attività di soccorso, tra cui le informazioni di contatto delle famiglie o degli individui/e che sostiene di aver salvato, alle autorità competenti: i membri del Supremo consiglio religioso degli yezidi e i rappresentanti chiave yezidi nel parlamento kurdo o iracheno”.
Khidher Domle, giornalista kurdo e attivista nonché uno dei firmatari della lettera, ha detto: “Ci troviamo in questa immane tragedia, e ora qualcuno si mostra come eroe sulle spalle del nostro popolo”. Continua a leggere

I numeri della guerra

Schermata 2015-08-30 a 13.22.00 Mentre si comincia a parlare di stato d’eccezione e di ritorno – anche se non apertamente dichiarato – alla legge marziale, un’organizzazione umanitaria ha pubblicato un “bilancio di guerra” del periodo tra il 21 luglio e il 28 agosto, cioè dall’orrenda strage di Suruç, i cui morti e feriti non rientrano in questo report. Questi sono i dati del massacro in corso (che non tiene conto dell’adolescente e dei tre giovani uccisi tra la scorsa notte e stamattina):

– 2.544 persone sono state arrestate – 136 accusate di appartenere a ISIS, 22 a strutture parallele e il resto al KCK/PKK e ad altre organizzazioni di sinistra – di cui 338 trattenute in custodia cautelare e, fra loro, 10 bambini. Quasi tutte le persone detenute hanno subito torture e maltrattamenti; 198 sono state arrestate mentre erano gravemente ferite

– 130 persone, tra cui 12 bambini/e, sono state ferite in attacchi contro incontri e manifestazioni di massa e durante gli attacchi contro la guerriglia. Le cifre sono, probabilmente, inferiori alla realtà perché non tengono conto di chi non ha potuto essere ricoverato in ospedale

– 47 civili e 38 guerriglieri/e dell’HPG sono stati uccisi dagli attacchi dello stato turco Continua a leggere

Al fianco di Figen Şahin, contro gli stupratori in divisa

Una donna di 25 anni, Figen Şahin, ieri ha testimoniato che la polizia turca l’ha torturata sessualmente mentre era in stato di arresto e ha minacciato di condividere le foto dei suoi genitali sulla sua pagina Facebook dopo averla costretta a spogliarsi ed averla massacrata.
“Otto o dieci poliziotti mi ha portata fuori dalla macchina in una zona senza telecamere – ha detto Figen – Quattro poliziotti mi hanno aperto le gambe e hanno cominciato a darmi calci nei genitali e alle gambe. Nel frattempo, due poliziotti continuavano a tirarmi calci al seno; questo mi ha causato contrazioni al cuore e sono stata ricoverata in ospedale”.

La polizia ha dichiarato di averla arrestata ad Adana perché si era coperta il viso con una kefiah. In realtà Figen ha spiegato di usare la sciarpa che aveva intorno al collo per proteggersi il viso durante il lavoro nei campi.

Avevamo anche già parlato di Musa Çitil, il comandante militare turco noto per il suo ricorrente uso della tortura sessuale contro le donne kurde, promosso e inviato a Diyarbakır – promozione alle quale l’assemblea delle donne di Diyarbakır ha reagito con un’iniziativa pubblica in cui sono stati letti tutti i casi di violenza che lo riguardavano. Continua a leggere

“Onore è non vergognarsi della resistenza”

“Il Movimento delle Donne Kurde ha insegnato alle donne che l’onore non può essere ridotto al loro corpo, l’onore è lotta, l’onore è non vergognarsi della resistenza”, così si conclude un intervento di Ruken Isik sulla violenza contro le kurde perpetrata da decenni dallo stato turco e di cui quotidianamente emergono nuovi casi (1, 2).

Turkish Prime Minister Recep Tayyip Erdogan visits Egypt Non sorprende che lo scorso novembre Erdogan, intervenendo ad un convegno su “Donne e giustizia” organizzato dall’associazione Donne e democrazia – di cui, guarda caso, la figlia è vicepresidente – in occasione della Giornata internazionale delle violenza contro le donne, si sia ben guardato dal parlare delle crescenti violenze e dei femminicidi in Turchia (che la guerra sta contribuendo ad aumentare) ed abbia invece esordito dicendo che “La nostra religione ha definito il posto delle donne nella società: la maternità. Porre donne e uomini sullo stesso piano è contro natura”. Supportato, per altro, dalla figlia Sumeyye (sì, proprio quella sulla quale si era inventato un complotto per prendere più voti…), secondo la quale “dare quote maggiori di eredità agli uomini è normale, corretto e giusto”. Continua a leggere

AKP-ISIS: uniti nei massacri e nelle devastazioni

CMw9tgFWEAAY3cCMentre polizia ed esercito turco radono al suolo le città kurde all’urlo di “Allah u Akbar” e incendiano i villaggi come negli anni ’90, a Qamishlo, in Rojava, un attentato suicida di ISIS – che a Mosul ha lapidato cinque donne che non si sono conformate agli ordini, rifiutando di indossare il velo – ha ucciso 10 persone e ne ha ferite più di 50.

Se ancora ci fossero dubbi sui legami tra gli stupratori e tagliagole di ISIS e il partito di Erdogan
… e il silenzio complice dei media internazionali.

La popolazione kurda, però, non si lascia intimorire e si moltiplicano le zone che dichiarano l’autogoverno, fino al quartiere Gazi di Istanbul.