“Le donne romperanno le catene del fascismo”

“Le donne romperanno le catene del fascismo”, ha detto una compagna delle YPS-JIN, promettendo che “Sarà fatta vendetta per le donne assassinate i cui corpi sono stati esibiti, bruciati e buttati nelle strade”.

Una superstite dei massacri negli scantinati di Cizre ha raccontato che i cadaveri delle donne, una volta portati fuori dagli edifici ormai distrutti, venivano spogliati e fotografati dalle forze armate turche.

Le persone che avevano abbandonato Cizre per trovare rifugio, al loro rientro trovano cumuli di macerie là dove c’erano le loro case, come testimoniano le foto che riportiamo qui in fondo. Una donna racconta che, dopo il figlio adolescente, lo stato turco le ha bruciato anche la casa.
770x500cc-srnk-04-03-16-duvar-yazilari18Gli unici muri rimasti in piedi sono quelli su cui campeggiano le minacce, anche sessiste, lasciate dai devastatori di Erdogan: “Vi avevamo detto che vi avremmo fatto vedere il potere del turco”, “Ragazze, siamo qui”, “Dove siete, ragazze?”. Continue reading

Chi si fiderebbe?

Elif Su Aslan, 4 mesi; Özgür Aslan, 3 anni; Muazzez Aslan, 4 anni; Rojda Aslan, 7 anni; Gülistan Aslan, 11 anni; Beritan Tosun, 2 anni; Şevin Tosun, 10 anni; Ruken, 4-5 anni; Berfin, 4-5 anni; Kadir Şahin, 11 anni; Furkan Dağ, 11 anni; Talat Abiş, 7 anni.
Questi i nomi e le età di bambine e bambini che da giorni sono intrappolati, con decine e decine di donne e uomini, negli scantinati di Sur, ad Amed/Diyarbakır.

Ieri il governatore di Amed ha annunciato l’apertura di un “corridoio umanitario” per l’evacuazione degli scantinati, ma la gente non si fida e chiede che il corridoio sia fatto dalle organizzazioni della società civile e non dalle forze armate dello stato turco.

D’altra parte, chi si fiderebbe di un corridoio fatto da chi bombarda e brucia viva la gente intrappolata nei seminterrati, per poi gettarne i resti carbonizzati sulle rive del fiume, o ne attacca i funerali?
Chi si fiderebbe di chi spara su una donna che esce da uno scantinato in cerca di acqua, ferendola, o su un’altra che esce di casa per comprare il latte alla figlia di un anno, uccidendola?
Chi si fiderebbe di chi spara su chi cerca di salvarsi la pelle fuggendo dai quartieri sotto attacco, o di chi riempie di lacrimogeni chi torna per cercare di raccogliere le poche cose che si sono salvate nelle abitazioni distrutte dalle stesse forze turche? Continue reading

Gli artigli sul Rojava e i massacri in Bakur

In tanti, dai media internazionali all’hastag #AnkaraErdogansFalseFlag, suppongono che l’attentato di ieri ad Ankara possa essere stato opera dei servizi turchi per legittimare l’intervento contro i kurdi in Siria.
Ma il governo turco, accusando dell’attentato le YPG (che se ne sono dichiarate estranee), procede con le operazioni militari in Rojava.

Schermata 2016-02-18 a 16.57.07Oltre ad aver chiuso, ancora una volta, la frontiera tra Suruç e Kobane per bloccare gli aiuti umanitari, poche ore prima dell’attentato aveva lasciato che centinaia di militanti islamisti lasciassero il territorio turco per rientrare in Siria con tanto di armi leggere e pesanti, missili, mortai e carri armati.
D’altra parte l’Unione Europea ha colto al volo la narrazione tossica del primo ministro Davutoglu, per confermare che il PKK rimarrà nella black list dei gruppi terroristici.

Elif

Elif

E, a proposito di “narrazioni tossiche”, ovviamente la Turchia nei giorni scorsi ha dichiarato che gli oltre 150 civili sterminati negli scantinati di Cizre erano tutti militanti del PKK. Immaginiamo che lo dirà anche di Elif, la bimba di quattro mesi intrappolata con la madre in uno dei seminterrati di Sur, dove si stanno replicando i massacri di Cizre – al momento pare ci siano oltre 200 persone bloccate in quelle trappole mortali. La madre di Elif, Seda, quando era incinta si era rifugiata a Sur per sfuggire alla violenza maschile, ed era stata aiutata dalle Unità di autodifesa civile e dalla popolazione, decidendo, quindi, di restare in quella città. Tutto questo era avvenuto prima che a Sur fosse dichiarato il coprifuoco. Ora la città che le ha accolte rischia di diventare la loro tomba, grazie alla violenza dello stato…

Da alcuni giorni le prigioniere politiche hanno cominciato una protesta nelle carceri contro il genocidio in atto.

La parola alla madre e alla sorella di Ekin Wan

A proposito dell’immagine della giovane donna di Cizre torturata, uccisa ed esposta nuda nei social media, Delal Eltürk, madre di Ekin Wan, ha dichiarato: “Hanno fatto la stessa cosa alla mia Ekin. Pensavano che ci saremmo vergognate del suo corpo nudo, ma abbiamo tenuto la testa alta. Il degrado e l’indegnità appartengono a loro. A me appartiene la dignità di essere la madre di Ekin”.
La sorella di Ekin, Gülistan, condannando la guerra sporca che si combatte sul corpo delle donne e ricordando il coraggio e il valore di Ekin ha aggiunto: “Non ci vergogniamo del corpo di mia sorella. Stanno cercando di spingerci indietro esponendo i corpi delle donne, ma non ci riusciranno. Se una Ekin muore oggi, ne nascono mille altre. Non possono spaventare le donne. Quando espongono e torturano i corpi delle donne, mostrano la propria mentalità. Le donne si ribelleranno contro questa mentalità”.

Schermata 2016-02-15 a 16.54.14 Ricordiamo Fayiza Neaso, combattente kurda delle YPJ uccisa dagli attacchi dell’esercito turco che da tre giorni bombarda senza sosta il Rojava, dimostrando ancora una volta di essere attivamente dalla parte dei fondamentalisti islamici – cosa di cui anche qualche giornale turco comincia a rendersi conto…

A Cizre come a Varto: torturata, uccisa ed esposta nuda

“Due foto della macchina da guerra dell’AKP”. Così Firat News definisce le immagini che stanno girando sui social e che mostrano il cadavere nudo di una donna (non ancora identificata), con segni di tortura sul seno e sulle gambe. Accanto a lei, una grande chiazza di sangue, i vestiti sparpagliati lì intorno e due militari che indossano guanti di gomma.
Un’altra Ekin Wan, esposta nei giorni in cui decine e decine di persone sono state bruciate vive in quella stessa città, Cizre, come a coronare l’orrore di quelle che il ministro dell’interno Efkan Ala ha chiamato “operazioni” – cioè il bagno di sangue che questa mattina i militari turchi hanno festeggiato sparando in aria…

Ferocia senza fine

Nei dintorni di Shengal da mesi, dopo la liberazione, vengono alla luce decine di fosse comuni di yezidi, che testimoniano la ferocia di ISIS/Daesh contro la popolazione civile. Allo stesso modo il governo di Erdogan sta trasformando in fosse comuni i seminterrati di Cizre dove le persone hanno cercato riparo dalla violenza delle forze armate. È di ieri la notizia di un terzo seminterrato, dove altre persone sono state bruciate vive; attualmente, le persone sopravvissute a questo ennesimo massacro non sono più in grado di respirare per la grande quantità di lacrimogeni che sono stati sparati nell’edificio. Un gruppo di donne con le bandiere bianche, sta cercando di raggiungere quest’ultimo edificio, nella speranza di fermare il massacro.
Le testimonianze e le immagini (per chi ha stomaco, qui ce ne sono alcune) raccontano di decine e decine di corpi – oltre 60 – bruciati, smembrati e perfino decapitati. Sembra che siano state utilizzate anche armi chimiche. I media dei paesi Nato, ovviamente, tacciono.

Mentre i fascisti turchi festeggiavano sui social le infami stragi con l’hastag #Cizrede60Leş (“a Cizre 60 in meno”), ad Izmir, ieri, un gruppo di persone del Peace Bloc ha cercato di tenere una conferenza stampa. 47 persone sono state arrestate e, tra loro, due donne che hanno denunciato pesanti molestie sessuali da parte della polizia mentre erano in stato di fermo, con la bocca bendata.

zeyneb-celaliyan-01In Iran, il tribunale di Khoy ha negato definitivamente ad una prigioniera politica kurda, Zeyneb Celaliyan (Zeynab Jalalian), un trattamento sanitario adeguato al grave problema agli occhi generato dalle torture che le sono state inflitte in carcere. Inizialmente condannata alla pena di morte, Zeyneb è attualmente condannata all’ergastolo.

Amargi! La battaglia storica delle donne contro un’eredità di millenni

Dimenticare Ginevra! Saranno le donne a salvare il Medioriente, scrive nella sua pagina fb Dilar Dirik salutando l’apertura dei lavori della prima Conferenza delle donne siriane di Dêrik, in Rojava.

“Se il diritto alla vita è sotto attacco, come nelle città kurde, ci sarà una resistenza contro il fascismo”, rispondono le donne giunte ad Amed/Diyarbakir dalla Turchia occidentale per dare il loro sostegno solidale alla lotta del Bakur.

Quella resistenza non viene affievolita né dalle deportazioni in veri e propri campi di concentramento, né dalle contaminazioni chimiche con cui le forze genocide turche, attraverso il sistema fognario, cercano di avvelenare le abitazioni – come se non fosse sufficiente la distruzione testimoniata dalle immagini raccolte da Firat News

Per questo il governo di Erdogan sta cercando di mettere in atto una politica del divide et impera attraverso alleanze col patriarcato feudale kurdo e con quello religioso.

3Ma la vendetta storica delle donne kurde è già in atto, come dimostrano le giovani donne yezide di Shengal/Sinjar – che, con i loro coetanei, si stanno addestrando per moltiplicare le unità di autodifesa (YPS and YPS-Jin) in tutte e quattro le parti del Kurdistan – e come spiega bene Dilar Dirik in questo breve intervento.

Amargi – donna, stato, civiltà…
Amagi o amargi, la prima parola per descrivere il concetto di “libertà”, comparve nell’antica Sumer attorno al 2300 a.C.
Gli ziggurat sumeri, enormi complessi templari, furono il luogo in cui diversi meccanismi gerarchici cominciarono lentamente a istituzionalizzarsi in quello che possiamo considerare l’inizio di una società fissata in classi: il patriarcato, lo stato, l’esercito permanente e la proprietà privata. Continue reading

Bruciati vivi!

Cizre è al 55mo giorno di “coprifuoco” – termine che dissimula la pratica genocida in atto in molte città del Kurdistan del nord (Bakur).

È di due giorni fa la notizia che altre 37 persone ferite siano da alcuni giorni bloccate in un altro seminterrato a Cizre. Nove di loro, gravemente ferite, sono bruciate vive per un incendio provocato dai colpi dell’artiglieria turca contro l’edificio; altre hanno riportato gravi ustioni. I militari hanno impedito l’accesso sia alle squadre antincendio che alle ambulanze e, non soddisfatti del massacro, hanno ucciso un ragazzino di sedici anni che aveva provato ad uscire dallo stabile.

Nei giorni scorsi a Cizre erano stati trovati altri sei cadaveri, di cui due bruciati.

Alcuni giorni fa, Erdogan aveva dichiarato “Renderemo la vita impossibile a coloro che cercano di stabilire uno stato nello stato, così come abbiamo fatto con quelli che vogliono creare, sotto il nome di comunità, una struttura parallela all’interno dello stato”.
Più chiaro di così…

Riecheggiando l’affermazione mussoliniana secondo cui la maternità sta alla donna come la guerra sta all’uomo, il primo ministro Davutoğlu ha detto che fare figli è un dovere sacro delle donne, paragonandolo al dovere di fare il servzio militare. La risposta delle donne non si è fatta attendere: “Il potere vuole che facciamo figli per uccidere la gente che resiste e lotta per la libertà. Insieme ci organizzaremo e insieme resisteremo”.

A Sur, intanto, continuano le veglie delle madri che da giorni chiedono la restituzione dei cadaveri dei loro figli e delle loro figlie per poterli seppellire.

Dati di fatto

Notizie e video da cui trarre le proprie conclusioni.

CVEl4SQWUAA_k-8Crisi dei rifugiati, via libera Ue ai 3 miliardi di euro per la Turchia
Financial Trend Analysis, PUBBLICATO: 3 febbraio 18:22
I 28 stati membri dell’Unione europea hanno approvato il sistema di finanziamento da 3 miliardi di euro per la Turchia nell’ambito della crisi dei rifugiati.
I 28 stati membri dell’Unione europea hanno approvato il sistema di finanziamento da 3 miliardi di euro per la Turchia nell’ambito della crisi dei rifugiati. In pratica è previsto un maggiore sostegno alle strutture turche di accoglienza (cibo, servizi sanitari, educazione). Mark Rutte, primo ministro olandese e presidente di turno del Consiglio Ue, ha sottolineato il valore strategico di questi interventi di sostegno della popolazione siriana in fuga dentro e intorno ai campi rifugiati. Previsto anche il contrasto al traffico di esseri umani. Un miliardo proverrà dal budget europeo, gli altri due dai contributi degli Stati membri. In particolare la Germania appronterà 427,5 milioni, la Francia, 309,2, l’Italia 224,9 e la Spagna 152,8 milioni di euro. Altri 327,6 milioni di euro verranno dalla Gran Bretagna. I contributi nazionali saranno tenuti fuori dal conteggio del deficit nell’ambito del Patto di Stabilità e Crescita.

Notizia del 4 febbraio: La Corte europea per i diritti umani ha respinto la domanda per un provvedimento provvisorio per i feriti bloccati nel seminterrato a Cizre.

Del fatto che le forze di autodifesa del Rojava – YPG/YPJ – siano state tagliate fuori dai colloqui di Ginevra ne hanno parlato, bontà loro, anche i media italiani. Quindi non stiamo a riportare, qui, gli articoli dal mainstream. Vi invitiamo, però, a leggere le valutazioni di Salih Muslim sulla vicenda.

Nel frattempo la Turchia va vanti ad organizzare, contro le forze del Rojava, la difesa dei territori controllati dai fondamentalisti in Siria:
Turkish Armed Forces uses Turkmens to protect the border area that is under ISIS and Al-Nusra control and used as a corridor for radical Islamist groups (da Firat News)

Un video dell’ottobre 2015
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Un silenzio assordante…

Schermata 2016-02-02 a 17.35.40L’umanità sta morendo in un seminterrato di Cizre. Per aver esposto questo striscione, il 28 gennaio scorso due giovani donne sono state arrestate ad Ankara.

Una donna morta nel seminterrato nei giorni scorsi

Una donna morta nel seminterrato nei giorni scorsi

Oggi è il terzo giorno senza notizie da quel seminterrato dove, 11 giorni fa, una trentina di persone, tra le quali alcune ferite, avevano cercato riparo dagli attacchi governativi sulla popolazione civile. Di certo si sa che sette di loro sono morte e altre quindici erano, l’altro ieri, ormai in condizioni critiche dovute alla mancanza di cure mediche, di acqua e di cibo, come testimoniavano anche le terribili immagini inviate da quella trappola mortale.

CaDARyXXEAA9uM8Il 31 gennaio, le madri che cercavano di raggiungere l’edificio, sventolando le bandiere bianche, sono state fermate e trattenute in questura per alcune ore. Una volta rilasciate, hanno raccontato di essere riuscite ad avvicinarsi all’edificio, ormai ridotto ad un cumulo di macerie che lo rende irriconoscibile e che impedisce ogni via d’uscita, e di aver provato a chiamare i loro figli e figlie, senza ricevere risposte. Secondo una dichiarazione rilasciata dalle Unità di autodifesa civile (YPS), le forze dello stato hanno occupato l’edificio il 30 gennaio, compiendo probabilmente un’esecuzione di massa. Continue reading