Nel massacro quotidiano di vite e libertà, segnaliamo due fatti paradigmatici.
Da una parte la feroce esecuzione di un giovane di 24 anni, Hacı Lokman Birlik, a Şırnak venerdì scorso.
Dopo che era stato ferito in un attacco armato delle forze turche, gli appartenenti alle squadre operative gli si sono avvicinati per sparargli a morte, poi hanno camminato sulla sua testa, fotografandosi. Testimoni hanno detto che, dopo l’esecuzione, il suo cadavere è stato legato ad un blindato della polizia e trascinato per strada.
Non soddisfatte di questa atrocità, le squadre operative speciali hanno picchiato e poi arrestato Menal Geçer, l’operatrice sanitaria che stava portando una barella per trasportare il cadavere del ragazzo in ospedale.
Da ieri un’immagine di questa esecuzione circola sui social network kurdi, dove sono testimoniate altre atrocità dello stato turco, per non dimenticare.
Significativa è anche la condanna a 5 anni di carcere comminata a Gültan Kışanak, co-sindaca di Amed, accusata di “propaganda per una organizzazione illegale” per aver detto, in un discorso tenuto l’8 marzo:
Le donne stanno facendo crescere la loro marcia verso la libertà, passo dopo passo. Oggi, nelle YPJ, è incominciata la rivoluzione permanente delle donne in Kurdistan. Noi diffonderemo questa rivoluzione a tutto il Kurdistan, il Medio Oriente e il mondo. Sia questa la nostra promessa alle donne rivoluzionarie. Salutiamo le donne palestinesi, afghane, iraniane, latinoamericane e tutte le donne rivoluzionarie del mondo.
La mentalità di ISIS è stata sconfitta a Kobanê e sarà sconfitta in tutto il mondo. Condanno gli assassini di Özgecan, Medine e di molte altre donne. Fermeremo il femminicidio con la nostra lotta. Ci siamo riuscite a Kobanê e continueremo a farcela.
Ocalan ci ha indicato la strada della lotta contro il femminicidio, contro gli uomini. A lui mando i saluti da qui.
Mi inchino per rispetto davanti a tutte le donne rivoluzionarie. Continua a leggere→