Schiave sessuali siriane per le forze speciali turche

6-coastguardQuello dei rifugiati è un grande business, si sa. Nel caso della Turchia, lo è non solo per gli accordi criminali voluti dall’Unione Europea – che hanno legittimato la guardia costiera turca ad aggredire i barconi carichi di rifugiati per farli annegare – ma anche perché molti campi profughi turchi sono, in realtà, basi di reclutamento e addestramento dei fondamentalisti diretti in Siria (1 e 2). Ricordiamo, inoltre, che il regime turco già lo scorso gennaio aveva evacuato la popolazione yezida, in fuga da Daesh, dal campo profughi di Nusaybin, per trasformare quest’ultimo nell’ennesimo quartier generale del genocidio della popolazione kurda.
Se tutto questo non bastasse, dalla testimonianza di una giovanissima donna è emerso, nei giorni scorsi, un traffico “istituzionale” di profughe da destinare, come schiave sessuali, alle forze speciali che stanno distruggendo le città del Kurdistan del Nord. Ne ha scritto Jinha in un articolo che abbiamo tradotto e che invitiamo a diffondere quanto più possibile contro il patriarcato che – in Oriente come in Occidente – vampirizza le vite delle donne, tra guerre e frontiere. Continue reading

Testimonianze dal genocidio

Per quanto sia trascorso oltre un mese dal Newroz, pubblichiamo il report di alcuni compagni e compagne che ha avuto poca circolazione in Italia, ma che dà un’idea tanto della repressione e della resistenza in Bakur quanto delle complicità italiane ed europee con le pratiche genocide dell’AKP.
Consigliamo anche la visione di Cizre Anlatıyor, un video che mostra la devastazione e il genocidio messi in atto a Cizre, con le testimonianze audio di donne e uomini che erano bloccati nei seminterrati e che sono stati, poi, bruciati vivi dalle forze turche.

“Il PKK è il popolo e il popolo è qui!” gridano gli adolescenti di Batman nel Bakur, Kurdistan turco. È il 20 marzo e  siamo a Batman in Bakur  dove le celebrazioni del Newroz sono state vietate; come in tutte le altre città del paese, ad eccezione di Amed dove si svolgerà la festa istituzionale, il 21. Le strade sono presidiate da decine di mezzi blindati di polizia ed esercito, armati di tutto punto, che, con idranti e armi da fuoco, tengono sotto tiro le persone.  Entriamo in città al seguito di Mehmet Ali Aslan, deputato locale del’HDP, e siamo subito accerchiati dai militari. Le persone in piazza cercano di radunarsi per le danze tradizionali, ma anche un semplice ballo è un simbolo di resistenza, e diventa subito un valido pretesto per essere attaccati. Le forze pubbliche schierate disperdono con acqua compressa e lacrimogeni qualunque tentativo di assembramento, ricevendo in cambio fitte sassaiole da parte dei numerosi bambini presenti. Continue reading

Aggiornamenti – Articoli consigliati

Argentina – Murale di solidarietà con la lotta kurda

Argentina – Murale di solidarietà con la lotta kurda

In questo periodo impegni vari non ci lasciano il tempo di aggiornare il blog. Per questo abbiamo selezionato degli articoli, in italiano e in inglese, per chi volesse aggiornarsi sulla ‘guerra infinita’ di Erdogan contro la popolazione kurda e la resistenza di quest’ultima, sugli intrallazzi tra AKP e Daesh, nonché fra paesi europei e Turchia.
Non mancano, com’è ovvio, le donne resistenti!

Building Democracy without the State (Dilar Dirik)

Il presidente Erdoğan arriverà a privare 5 milioni di turchi della loro nazionalità?

Hozat: AKP usa i profughi come strumento di pressione all’esterno contro l’UE e all’interno contro curdi e aleviti

Rapporto dell’intelligence russa sull’attuale aiuto turco allo Stato islamico

Il secondo rapporto dell’intelligence russa sull’attuale aiuto turco allo Stato islamico

Captured ISIS member: We planned the Grê Spi attack with Turkey Continue reading

La cultura dello stupro nella corte del “sultano”

CeGUzf4WoAERYmyNella città turca di Karaman c’è una fondazione islamica che si chiama Ensar, strettamente legata alla famiglia Erdgan ed all’AKP. Questa fondazione si prodiga nell’instillare in bambine e bambini i valori religiosi attraverso l’educazione. Fra i suoi volonterosi insegnanti c’è Muammer B., un maestro 54enne attualmente accusato di aver stuprato 45 bambini tra gli otto e i dieci anni. Inutile dire che, dopo il suo arresto, l’AKP ha messo la censura sulla stampa riguardo questo caso, col pretesto evitare danni alla reputazione della fondazione Ensar.
Perfino Bilal Erdogan – il figlio del sultano, noto anche in Italia per i suoi intrallazzi – si è sbracciato nel difendere la fondazione. Quest’ultima ha prima negato ogni responsabilità, per poi sostenere che il maestro potesse essere una sorta di spia che ha usato lo stupro per danneggiare tanto la reputazione del sultano e del suo partito, quanto quella della stessa fondazione.
Schermata 2016-03-28 a 18.13.36Sema Ramazanoglu, ministra della Famiglia e delle Politiche sociali si è sbracciata nel difendere il maestro nonché la fondazione, sostenendo si sia trattato di un caso isolato e che i bambini stuprati verranno puniti.
Eppure a quanto pare quella stessa fondazione ha una tradizione di maestri stupratori: Zekai Isler aveva stuprato tre adolescenti; Mehmet Nuri Gezmis ne aveva stuprati due.
Schermata 2016-03-28 a 18.15.57Su twitter è comparso da alcuni giorni l’hastag #StopChildRapeInTurkey.
Inutile dire che la polizia ha caricato pesantemente chi protestava contro la fondazione e i suoi stupratori… Continue reading

Una settimana di fuoco

Quella appena trascorsa è stata una settimana di fuoco, da opposti punti di vista: dai fuochi del Newroz alle esplosioni a Bruxelles… In mezzo, il “sultano” Erdogan.

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Newroz 2016 ad Amed

Newroz 2016 a Kobane

Newroz 2016 a Kobane

Partiamo dal Newroz.
Per cercare di impedire le celebrazioni, il “sultano” aveva mobilitato 120mila poliziotti e 80mila gendarmerie. In questa pagina si trova un assaggio dei tentativi per impedire alle persone di raggiungere, anche singolarmente, i luoghi dei festeggiamenti, mentre in questa trovate immagini del Newroz “sotto assedio”. Qui, invece, potete leggere un report della delegazione italiana che è stata in Kurdistan per i festeggiamenti. Continue reading

Chi si fiderebbe?

Elif Su Aslan, 4 mesi; Özgür Aslan, 3 anni; Muazzez Aslan, 4 anni; Rojda Aslan, 7 anni; Gülistan Aslan, 11 anni; Beritan Tosun, 2 anni; Şevin Tosun, 10 anni; Ruken, 4-5 anni; Berfin, 4-5 anni; Kadir Şahin, 11 anni; Furkan Dağ, 11 anni; Talat Abiş, 7 anni.
Questi i nomi e le età di bambine e bambini che da giorni sono intrappolati, con decine e decine di donne e uomini, negli scantinati di Sur, ad Amed/Diyarbakır.

Ieri il governatore di Amed ha annunciato l’apertura di un “corridoio umanitario” per l’evacuazione degli scantinati, ma la gente non si fida e chiede che il corridoio sia fatto dalle organizzazioni della società civile e non dalle forze armate dello stato turco.

D’altra parte, chi si fiderebbe di un corridoio fatto da chi bombarda e brucia viva la gente intrappolata nei seminterrati, per poi gettarne i resti carbonizzati sulle rive del fiume, o ne attacca i funerali?
Chi si fiderebbe di chi spara su una donna che esce da uno scantinato in cerca di acqua, ferendola, o su un’altra che esce di casa per comprare il latte alla figlia di un anno, uccidendola?
Chi si fiderebbe di chi spara su chi cerca di salvarsi la pelle fuggendo dai quartieri sotto attacco, o di chi riempie di lacrimogeni chi torna per cercare di raccogliere le poche cose che si sono salvate nelle abitazioni distrutte dalle stesse forze turche? Continue reading

Gli artigli sul Rojava e i massacri in Bakur

In tanti, dai media internazionali all’hastag #AnkaraErdogansFalseFlag, suppongono che l’attentato di ieri ad Ankara possa essere stato opera dei servizi turchi per legittimare l’intervento contro i kurdi in Siria.
Ma il governo turco, accusando dell’attentato le YPG (che se ne sono dichiarate estranee), procede con le operazioni militari in Rojava.

Schermata 2016-02-18 a 16.57.07Oltre ad aver chiuso, ancora una volta, la frontiera tra Suruç e Kobane per bloccare gli aiuti umanitari, poche ore prima dell’attentato aveva lasciato che centinaia di militanti islamisti lasciassero il territorio turco per rientrare in Siria con tanto di armi leggere e pesanti, missili, mortai e carri armati.
D’altra parte l’Unione Europea ha colto al volo la narrazione tossica del primo ministro Davutoglu, per confermare che il PKK rimarrà nella black list dei gruppi terroristici.

Elif

Elif

E, a proposito di “narrazioni tossiche”, ovviamente la Turchia nei giorni scorsi ha dichiarato che gli oltre 150 civili sterminati negli scantinati di Cizre erano tutti militanti del PKK. Immaginiamo che lo dirà anche di Elif, la bimba di quattro mesi intrappolata con la madre in uno dei seminterrati di Sur, dove si stanno replicando i massacri di Cizre – al momento pare ci siano oltre 200 persone bloccate in quelle trappole mortali. La madre di Elif, Seda, quando era incinta si era rifugiata a Sur per sfuggire alla violenza maschile, ed era stata aiutata dalle Unità di autodifesa civile e dalla popolazione, decidendo, quindi, di restare in quella città. Tutto questo era avvenuto prima che a Sur fosse dichiarato il coprifuoco. Ora la città che le ha accolte rischia di diventare la loro tomba, grazie alla violenza dello stato…

Da alcuni giorni le prigioniere politiche hanno cominciato una protesta nelle carceri contro il genocidio in atto.

La parola alla madre e alla sorella di Ekin Wan

A proposito dell’immagine della giovane donna di Cizre torturata, uccisa ed esposta nuda nei social media, Delal Eltürk, madre di Ekin Wan, ha dichiarato: “Hanno fatto la stessa cosa alla mia Ekin. Pensavano che ci saremmo vergognate del suo corpo nudo, ma abbiamo tenuto la testa alta. Il degrado e l’indegnità appartengono a loro. A me appartiene la dignità di essere la madre di Ekin”.
La sorella di Ekin, Gülistan, condannando la guerra sporca che si combatte sul corpo delle donne e ricordando il coraggio e il valore di Ekin ha aggiunto: “Non ci vergogniamo del corpo di mia sorella. Stanno cercando di spingerci indietro esponendo i corpi delle donne, ma non ci riusciranno. Se una Ekin muore oggi, ne nascono mille altre. Non possono spaventare le donne. Quando espongono e torturano i corpi delle donne, mostrano la propria mentalità. Le donne si ribelleranno contro questa mentalità”.

Schermata 2016-02-15 a 16.54.14 Ricordiamo Fayiza Neaso, combattente kurda delle YPJ uccisa dagli attacchi dell’esercito turco che da tre giorni bombarda senza sosta il Rojava, dimostrando ancora una volta di essere attivamente dalla parte dei fondamentalisti islamici – cosa di cui anche qualche giornale turco comincia a rendersi conto…

A Cizre come a Varto: torturata, uccisa ed esposta nuda

“Due foto della macchina da guerra dell’AKP”. Così Firat News definisce le immagini che stanno girando sui social e che mostrano il cadavere nudo di una donna (non ancora identificata), con segni di tortura sul seno e sulle gambe. Accanto a lei, una grande chiazza di sangue, i vestiti sparpagliati lì intorno e due militari che indossano guanti di gomma.
Un’altra Ekin Wan, esposta nei giorni in cui decine e decine di persone sono state bruciate vive in quella stessa città, Cizre, come a coronare l’orrore di quelle che il ministro dell’interno Efkan Ala ha chiamato “operazioni” – cioè il bagno di sangue che questa mattina i militari turchi hanno festeggiato sparando in aria…

Ferocia senza fine

Nei dintorni di Shengal da mesi, dopo la liberazione, vengono alla luce decine di fosse comuni di yezidi, che testimoniano la ferocia di ISIS/Daesh contro la popolazione civile. Allo stesso modo il governo di Erdogan sta trasformando in fosse comuni i seminterrati di Cizre dove le persone hanno cercato riparo dalla violenza delle forze armate. È di ieri la notizia di un terzo seminterrato, dove altre persone sono state bruciate vive; attualmente, le persone sopravvissute a questo ennesimo massacro non sono più in grado di respirare per la grande quantità di lacrimogeni che sono stati sparati nell’edificio. Un gruppo di donne con le bandiere bianche, sta cercando di raggiungere quest’ultimo edificio, nella speranza di fermare il massacro.
Le testimonianze e le immagini (per chi ha stomaco, qui ce ne sono alcune) raccontano di decine e decine di corpi – oltre 60 – bruciati, smembrati e perfino decapitati. Sembra che siano state utilizzate anche armi chimiche. I media dei paesi Nato, ovviamente, tacciono.

Mentre i fascisti turchi festeggiavano sui social le infami stragi con l’hastag #Cizrede60Leş (“a Cizre 60 in meno”), ad Izmir, ieri, un gruppo di persone del Peace Bloc ha cercato di tenere una conferenza stampa. 47 persone sono state arrestate e, tra loro, due donne che hanno denunciato pesanti molestie sessuali da parte della polizia mentre erano in stato di fermo, con la bocca bendata.

zeyneb-celaliyan-01In Iran, il tribunale di Khoy ha negato definitivamente ad una prigioniera politica kurda, Zeyneb Celaliyan (Zeynab Jalalian), un trattamento sanitario adeguato al grave problema agli occhi generato dalle torture che le sono state inflitte in carcere. Inizialmente condannata alla pena di morte, Zeyneb è attualmente condannata all’ergastolo.