Sfidare la modernità capitalista

Dal 3 al 5 aprile scorsi si è svolta ad Amburgo la seconda edizione della conferenza Sfidare la modernità capitalista, che si è focalizzata in modo particolare sul Confederalismo democratico e sulle sue declinazioni.

Fra gli interventi, tutti pubblicati da Uiki, abbiamo selezionato quelli che ci sembrano più interessanti dal punto di vista del dibattito e delle pratiche femministe.

1. Il femminismo e il movimento di liberazione Kurdo (Dilar Dirik)
2. Relazioni di potere – Stato e famiglia (Nazan Üstündağ)
3. Strade di pensiero colonizzatrici – Suggerimenti per una epistemologia femminista (Muriel Gonzales Athenas)
4. L’ecologia sociale e il mondo non-occidentale (Federico Venturini)
5. Nuovi concetti: Confederalismo democratico, autonomia democratica (Havin Guneser)

Sfidare la modernità Capitalista: il femminismo e il movimento di liberazione kurdo

Da UIKI

Intervento di Dilar Dirik alla Conferenza “Sfidare la Modernità Capitalista II” Amburgo 3-5 Aprile 2015

La Marcia Mondiale delle Donne di quest’anno è partita al confine tra il nord e l’ovest del Kurdistan, la linea artificiale che separa le due città gemelle di Qamislo e Nisêbin. La commissione ha preso questa decisione al fine di rendere omaggio alla resistenza delle donne delle Forze di Difesa YPJ in Kobane contro lo Stato islamico. Questo fatto, tra molti altri esempi, illustra l’improvviso interesse delle femministe di tutto il mondo per il movimento delle donne curde.

In questo periodo cruciale in cui le donne curde hanno contribuito ad una riarticolazione della liberazione delle donne, rifiutando di seguire le premesse dell’ordine globale patriarcale basato sullo stato-nazione, rompendo il tabù della militanza femminile, recuperando il concetto di legittima difesa, dissociandosi dal monopolio del potere da parte dello Stato, e combattendo una forza brutale (non per conto di forze imperialiste, ma al fine di stabilire i propri termini di liberazione, non solo dalle organizzazioni statali o fasciste, ma anche la propria comunità), che cosa può imparare il movimento femminista dall’esperienza delle donne curde?

Naturalmente, non c’è un unico femminismo, ma diversi filoni a volte molto diversi tra loro. Le specifiche caratteristiche dell’esperienza delle donne curde, che ha creato la coscienza vissuta e diretta del fatto che le diverse forme di oppressione sono collegate tra loro, così come la critica del movimento di liberazione curdo del colonialismo e dello stato, forse suggeriscono ai movimenti femministi anarchici e post-coloniali di essere più vicini all’esperienza delle donne curde.
Eppure, pur rivendicando il femminismo come parte importante della società storica e la sua eredità come patrimonio, le discussioni all’interno del movimento delle donne curde oggi mirano a indagare i limiti del femminismo e andare oltre lo stesso. Questo non significa rifiutare il femminismo – entrambi i concetti sono visti come complementari. Andare oltre significa sistematizzare un’alternativa al sistema dominante attraverso una critica sistemica e radicale; significa la communalizazione della lotta, soprattutto politicizzando la base e trasformando o metaforicamente uccidendo il maschile cosi come mettere in discussione l’intero ordine mondiale. Continua a leggere

La storia sconosciuta della lotta delle donne curde

Kara_FatmaLa guerra in Medio Oriente contro lo Stato islamico d’Iraq e di Levante (ISIL) ha attratto l’attenzione del mondo intero sulla regione. L’attenzione si concentra in particolare sulle donne combattenti curde che hanno anche abbellito la copertina di riviste femminili, come Marie Claire.

Questa esplosione di copertura mediatica non è solo sensazionalista, ma sottovaluta anche tutta una storia di donne curde nella loro richiesta di riconoscimento politico e per la loro lotta per l’uguaglianza di genere.

Continua a leggere l’articolo su Retekurdistan

“Per la prima volta abbiamo preso decisioni come donne”….

La gioventù yazida deve entrare nelle fila delle YBŞ e YPJ-Sinjar
Sinjar – Anf, 23 marzo 2015

Argeş Şengali e Viyan Rodin, membri dell’assemblea delle YBŞ (Unità di resistenza di Sinjar), hanno valutato per Anf-News le decisioni prese durante la prima conferenza tenutasi dal 16 al 18 marzo.

Arges ŞENGALİ:
La popolazione yazida dopo i massacri del 3 agosto ha intrapreso una resistenza determinata. Quei massacri sono avvenuti a causa della mancanza di organizzazione del popolo yazida. Tuttavia, dopo il massacro le YBŞ sono state organizzate rapidamente, coinvolgendo tra le loro fila giovani uomini e giovani donne.
La nostra conferenza ha avuto luogo in un momento importante. È durata tre giorni. Sono state discusse le ragioni del massacro e si è dibattuto sulle esigenze della popolazione.
Alla conferenza hanno partecipato 71 delegati/e. Sono state prese diverse decisioni importanti ed è stata sottolineata l’importanza dell’organizzazione.
Era la prima volta che la popolazione yazida si organizzava in questo modo.

Continua a leggere

Prigioniere politiche curde nelle prigioni iraniane

Da UIKI

La giornata mondiale della donna, 8 marzo 2015, è un’occasione per ricordare quattro donne curde, prigioniere politiche, che si trovano in tre differenti prigioni, in condizioni preoccupanti. Queste sono Ghadrieh Ghaderi, Golnaz Ahangkhosh, Razieh Hakimi e Zeynab Jalaliyan; quest’ultima al momento si trova in una delle condizioni più difficili tra le donne detenute in Iran. Tutte loro sono state private dei diritti fondamentali, tra i quali c’è anche quello a difendersi in un processo. Il Kurdistan Human Rights Network ha ottenuto informazioni attraverso fonti affidabili. Sfortunatamente il KHRN non è in grado di fornire dettagli sulla condizione delle altre detenute a causa della difficoltà di trovare informazioni certe. Continua a leggere

Incontro con Meryem Kobane – comandante delle YPJ

Da UIKI

ypjCi annunciano l’incontro come una sorpresa, un privilegio, un’occasione rara e affatto scontata.

Meryem Kobane, uno dei tanti nomi di battaglia che in Rojava segnano le vite di chi da anni ha scelto la rivoluzione e quindi la clandestinità, è una comandante dello Ypj. Una vera e propria istituzione della resistenza femminile. Una delle fondatrici dell’esercito di autodifesa. Un passato nella guerriglia e un presente in prima linea. In città non rientra quasi mai perché dopo la liberazione ha scelto, come tantissime, di inoltrarsi sulle montagne e di continuare la battaglia di annientamento dell’Isis e di messa in sicurezza del Rojava. I ragazzi del mediacenter, nostri inseparabili ed indispensabili accompagnatori, avevano saputo che sarebbe rientrata per qualche ora a Kobane e hanno fatto di tutto per organizzare l’ incontro. Continua a leggere

La rivoluzione delle donne curde: una resistenza leggendaria

“Dalle donne del Rojava a noi” | 8 marzo 2015 | Villa Pallavicini, Milano                           Intervento di Nursel Kilic, responsabile della commissione esteri del movimento delle donne curde.

Le donne curde hanno delle caratteristiche particolari, sono originarie di un popolo diviso in quattro paesi e obbligate a vivere sotto dei differenti regimi oppressori. Doppiamente discriminate, si sono dovute confrontare con degli approcci discriminatori in tutti gli ambiti della società. Si sono ritrovate a confrontarsi con politiche che negano non solo la loro identità ma anche il loro genere. Anche loro, come la gran parte delle donne di questo mondo, sono state formate sulla base dei principi ricevuti e sottomesse a dei ruoli concepiti dal sistema patriarcale. Un sistema che si è riprodotto in tutte le strutture monopoliste della società. Le curde, vivendo in comunità, provengono da differenti credenze e religioni e, rispetto a questo, hanno alcune divergenze riguardanti la posizione della donna nelle differenti strutture sociali.

Una questione fondamentale che ha decretato il risveglio delle donne curde è stata una presa di coscienza riguardo al colonialismo e alle politiche di assimilazione. Si sono avvicinate e, in seguito, impegnate attivamente nella lotta per il riconoscimento dei loro diritti culturali e d’identità all’interno di uno spirito nazionale. Queste donne, portatrici di una cultura curda, sono fino ad oggi le architette di un ponte storico per la trasmissione della lingua e delle tradizioni curde. Hanno affrontato, sotto condizioni molto pesanti, approcci colonizzatori riprodotti non soltanto dalle autorità statali ma anche dalle comunità dove sono state spesso accusate dagli attori della dominazione maschile di essere inferiori e incapaci. Una colonizzazione etnica e sessuale allo stesso tempo. Queste donne, originarie della Mesopotamia,culla della civilizzazione, lottano oggi per reintrodursi a pieno titolo nei ranghi dell’umanità. Continua a leggere

Democrazia senza stato: come il movimento delle donne curde ha liberato la democrazia dallo stato

http://youtu.be/ir8n_uuCmig

Prima di cominciare, vorrei dedicare questo discorso a tutte le donne rivoluzionarie che lottano in tutto il mondo, specialmente a coloro che stanno combattendo contro quella disgustosa mentalità che si definisce Stato Islamico. Come sapete le donne curde si trovano al momento a combattere contro l’IS in prima linea. Inoltre vorrei dedicare questo discorso a tre donne curde rivoluzionarie che furono brutalmente assassinate nel cuore di Parigi l’anno scorso. Noi stiamo aspettando giustizia per Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Solemez da un anno, otto mesi e dodici giorni.

Azadî, libertà. Un concetto che ha catturato l’immaginario collettivo del popolo curdo per lungo tempo. L’ideale, apparentemente irraggiungibile, di un Kurdistan libero assume però molteplici forme, a seconda di dove ci si posizioni all’interno dell’ampio spettro della politica curda. La crescente indipendenza dallo stato iracheno del Governo regionale del Kurdistan (KRG) nel Kurdistan meridionale (Bashur), così come i grandi risultati ottenuti dal popolo curdo nel Kurdistan occidentale (Rojava), nonostante la guerra civile siriana nel corso dell’ultimo anno, stanno facendo rinascere il sogno di una vita libera per i curdi in Kurdistan.

Ma cosa significa libertà? Libertà per chi? La questione curda è spesso concepita come una questione relativa alle relazioni internazionali, agli stati, al nazionalismo e all’integrità territoriale. Tuttavia, la libertà è una questione che trascende l’etnicità come anche i confini artificiali dello stato nazione. Per essere in grado di parlare di un Kurdistan che meriti realmente l’attributo di “libero”, tutti i membri della società devono avere pari accesso a questa “libertà” e non solo in senso giuridico ed astratto. Non è l’ufficialità di un entità chiamata Kurdistan – abbia essa la fisionomia di uno stato indipendente, uno stato federale, un governo regionale o di qualsiasi altra forma di autodeterminazione – a definire il benessere della popolazione curda. Piuttosto è la situazione delle donne ad essere un buon indicatore del grado di democrazia e libertà di una data società. Continua a leggere

Milano, 8 marzo: camminata autodeterminata e incontro con Nursel Kiliç

manifesto_milanoore 14: partenza dal giardino di Via dei Transiti (MM1 Pasteur) per una camminata autodeterminata in via Padova e dintorni, con la partecipazione delle donne della comunità kurda

ore 18.30: a Villa Pallavicini (via Meucci 3, Milano), buffet curdo e incontro con Nursel Kiliç, responsabile della commissione esteri del movimento delle donne curde; a seguire musiche e danze curde

clicca sull’immagine per ingrandire la locandina

Verso l’8 marzo milanese: interventi a Radio Onda Rossa

Le compagne della Coordinamenta di Roma hanno dedicato la trasmissione radio del 25 febbraio al percorso milanese verso l’8 marzo, con un approfondimento sulla dea Inanna/Ištar.

Per ascoltare la trasmissione, clicca qui.

Per ulteriori approfondimenti su Inanna/Ištar e la genealogia della potenza femminista, clicca qui.