Chi sono i responsabili del genocidio di Shengal?

Il 22 marzo scorso le/i combattenti del PKK e delle Unità di resistenza di Shengal (le unità miste YBŞ e le unità di donne YJŞ) hanno liberato 10 donne e 41 bambine/i dalla prigionia di ISIS, ricongiungendoli, dopo 19 mesi, con i loro parenti presso l’Assemblea delle donne yezide sul monte Shengal. Nell’operazione sono morti due guerriglieri.

Da tempo nessuno parla più della popolazione yezida e delle centinaia e centinaia di donne e bambini/e ancora nelle mani delle bande fondamentaliste – né di quelli bloccati ad Idomeni, in Grecia, grazie ad accordi criminali tra Europa e Turchia. Ma nei giorni scorsi alcuni solidali italiani di Retekurdistan e della Carovana per il Rojava di Torino hanno intervistato Serxwebun Azadi, comandante delle YBŞ, e dalle sue parole sono emersi molti particolari importanti sula genocidio di Shengal dell’agosto 2014.
Riportiamo, qui, i passaggi principali dell’intervista, che si può leggere per intero nel sito web di Retekurdistan.

La verità sul massacro di Shengal

[…] Abbiamo intervistato il comandante delle YBŞ (Unità di resistenza di Shengal) Serxwebun Azadi, uno dei combattenti in prima linea per la liberazione di Shengal, che ha descritto lucidamente chi sono stati i mandanti ed il disegno sotteso a questo massacro. Continue reading

Una settimana di fuoco

Quella appena trascorsa è stata una settimana di fuoco, da opposti punti di vista: dai fuochi del Newroz alle esplosioni a Bruxelles… In mezzo, il “sultano” Erdogan.

Newroz-Amed-2016-1-678x381

Newroz 2016 ad Amed

Newroz 2016 a Kobane

Newroz 2016 a Kobane

Partiamo dal Newroz.
Per cercare di impedire le celebrazioni, il “sultano” aveva mobilitato 120mila poliziotti e 80mila gendarmerie. In questa pagina si trova un assaggio dei tentativi per impedire alle persone di raggiungere, anche singolarmente, i luoghi dei festeggiamenti, mentre in questa trovate immagini del Newroz “sotto assedio”. Qui, invece, potete leggere un report della delegazione italiana che è stata in Kurdistan per i festeggiamenti. Continue reading

Newroz: non si può fermare la primavera, non si può fermare la resistenza

newrozIl governo di Erdogan ha provato a fermare la primavera, vietando i festeggiamenti per il Newroz, ma il comitato organizzativo ha dichiarato che non riconosce il divieto e che i festeggiamenti si svolgeranno come da programma.

Proprio oggi è stata dichiarata la nascita della regione federale del Rojava, che sarà sancita proprio il 21 marzo prossimo. Nel 2005, in occasione del Newroz, Abdullah Ocalan aveva annunciato il progetto del confederalismo democratico.

Anche in Italia ci saranno festeggiamenti e manifestazioni in diverse città:
Roma – 18/19 Marzo
Firenze – 19 Marzo
Parma – 19 Marzo
Bolzano – 19 marzo
Torino- 20 Marzo
Cagliari – 20 Marzo
Bologna – 20 Marzo
Milano – 20 Marzo
Palermo, 20 Marzo
Catania, 22 Marzo
Adrano, 23 Marzo
Napoli, 29 Marzo

Per approfondimenti e aggiornamenti, consigliamo di consultare la pagina web di UIKI Onlus dedicata al Newroz in Italia.

Dal comunicato del Coordinamento Toscano per il Kurdistan, una breve ma significativa storia del Newroz e del suo significato politico.

Newroz, risveglio della natura e della società, simbolo per il popolo kurdo della lotta contro l’oppressione. La leggenda racconta che il 21 Marzo del 612 a.c. il fabbro Kawa liberò il popolo dei medi dalla tirannide assira uccidendo il Re Dehaq e accese dall’alto del castello, in cima ad un’imponente montagna, un grande fuoco, che scatenò una catena di fuochi che annunciavano al popolo la libertà. I colori ed i fuochi di Kawa, il giallo, il rosso e il verde diventarono i simboli della bandiera del Kurdistan. Continue reading

Resistenza!

“Che tipo di atteggiamento mentale è questo, quale follia, quale perversione? Queste domande mi schizzano per la testa. Cosa è successo in questi appartamenti? Si racconta che a Cizîr, dietro le porte chiuse, le persone hanno subito molestie sessuali e in alcuni casi anche abusi” ha dichiarato Nurcan Baysal dopo aver visitato alcuni edifici di Cizre che erano stati occupati dai militari turchi. Oltre alle devastazioni e alle ruberie, c’era la biancheria intima delle donne esposta in bella vista, come un trofeo.
Schermata 2016-03-13 a 14.29.28Così come un trofeo è stata esposta sui social turchi una giovane studente originaria di Diyarbakır aggredita nella sua casa e picchiata, in quanto kurda, da sei giovani fasciste che l’hanno anche minacciata di bruciarle i capelli.

Negli appartamenti occupati a Cizre dai militari, sono state anche trovate chiare tracce che testimoniano la presenza di militanti di Daesh/ISIS fra le forze turche, a confermare ulteriormente la stretta collaborazione tra il governo di Erdogan e il califfato nel massacrare la popolazione kurda sia in Turchia che in Rojava. Collaborazione rafforzata anche dai traffici economici tra AKP e fondamentalisti e sui quali il governo di Erdogan è stato chiamato a dare spiegazioni ufficiali – che, ovviamente, non darà. Continue reading

“Le donne romperanno le catene del fascismo”

“Le donne romperanno le catene del fascismo”, ha detto una compagna delle YPS-JIN, promettendo che “Sarà fatta vendetta per le donne assassinate i cui corpi sono stati esibiti, bruciati e buttati nelle strade”.

Una superstite dei massacri negli scantinati di Cizre ha raccontato che i cadaveri delle donne, una volta portati fuori dagli edifici ormai distrutti, venivano spogliati e fotografati dalle forze armate turche.

Le persone che avevano abbandonato Cizre per trovare rifugio, al loro rientro trovano cumuli di macerie là dove c’erano le loro case, come testimoniano le foto che riportiamo qui in fondo. Una donna racconta che, dopo il figlio adolescente, lo stato turco le ha bruciato anche la casa.
770x500cc-srnk-04-03-16-duvar-yazilari18Gli unici muri rimasti in piedi sono quelli su cui campeggiano le minacce, anche sessiste, lasciate dai devastatori di Erdogan: “Vi avevamo detto che vi avremmo fatto vedere il potere del turco”, “Ragazze, siamo qui”, “Dove siete, ragazze?”. Continue reading

Iniziative

Molte le iniziative in giro per l’Italia nelle prossime settimane, dagli incontri con Dilar Dirik alle presentazioni del secondo volume dell’autobiografia di Sakine Cansiz, alle celebrazioni del Newroz. Trovate tutto nel sito di Uiki.

Segnaliamo l’incontro “Non dirmi buona festa della donna; alzati e combatti con me”, che si terrà venerdì 4 marzo dalle 19 al csa Baraonda di Segrate (Milano). Ci saremo anche noi!
[Aggiornamento del 3/3] Per problemi tecnici l’iniziativa al Baraonda è stata rinviata a data da destinarsi.

baraonda

Chi si fiderebbe?

Elif Su Aslan, 4 mesi; Özgür Aslan, 3 anni; Muazzez Aslan, 4 anni; Rojda Aslan, 7 anni; Gülistan Aslan, 11 anni; Beritan Tosun, 2 anni; Şevin Tosun, 10 anni; Ruken, 4-5 anni; Berfin, 4-5 anni; Kadir Şahin, 11 anni; Furkan Dağ, 11 anni; Talat Abiş, 7 anni.
Questi i nomi e le età di bambine e bambini che da giorni sono intrappolati, con decine e decine di donne e uomini, negli scantinati di Sur, ad Amed/Diyarbakır.

Ieri il governatore di Amed ha annunciato l’apertura di un “corridoio umanitario” per l’evacuazione degli scantinati, ma la gente non si fida e chiede che il corridoio sia fatto dalle organizzazioni della società civile e non dalle forze armate dello stato turco.

D’altra parte, chi si fiderebbe di un corridoio fatto da chi bombarda e brucia viva la gente intrappolata nei seminterrati, per poi gettarne i resti carbonizzati sulle rive del fiume, o ne attacca i funerali?
Chi si fiderebbe di chi spara su una donna che esce da uno scantinato in cerca di acqua, ferendola, o su un’altra che esce di casa per comprare il latte alla figlia di un anno, uccidendola?
Chi si fiderebbe di chi spara su chi cerca di salvarsi la pelle fuggendo dai quartieri sotto attacco, o di chi riempie di lacrimogeni chi torna per cercare di raccogliere le poche cose che si sono salvate nelle abitazioni distrutte dalle stesse forze turche? Continue reading

Gli artigli sul Rojava e i massacri in Bakur

In tanti, dai media internazionali all’hastag #AnkaraErdogansFalseFlag, suppongono che l’attentato di ieri ad Ankara possa essere stato opera dei servizi turchi per legittimare l’intervento contro i kurdi in Siria.
Ma il governo turco, accusando dell’attentato le YPG (che se ne sono dichiarate estranee), procede con le operazioni militari in Rojava.

Schermata 2016-02-18 a 16.57.07Oltre ad aver chiuso, ancora una volta, la frontiera tra Suruç e Kobane per bloccare gli aiuti umanitari, poche ore prima dell’attentato aveva lasciato che centinaia di militanti islamisti lasciassero il territorio turco per rientrare in Siria con tanto di armi leggere e pesanti, missili, mortai e carri armati.
D’altra parte l’Unione Europea ha colto al volo la narrazione tossica del primo ministro Davutoglu, per confermare che il PKK rimarrà nella black list dei gruppi terroristici.

Elif

Elif

E, a proposito di “narrazioni tossiche”, ovviamente la Turchia nei giorni scorsi ha dichiarato che gli oltre 150 civili sterminati negli scantinati di Cizre erano tutti militanti del PKK. Immaginiamo che lo dirà anche di Elif, la bimba di quattro mesi intrappolata con la madre in uno dei seminterrati di Sur, dove si stanno replicando i massacri di Cizre – al momento pare ci siano oltre 200 persone bloccate in quelle trappole mortali. La madre di Elif, Seda, quando era incinta si era rifugiata a Sur per sfuggire alla violenza maschile, ed era stata aiutata dalle Unità di autodifesa civile e dalla popolazione, decidendo, quindi, di restare in quella città. Tutto questo era avvenuto prima che a Sur fosse dichiarato il coprifuoco. Ora la città che le ha accolte rischia di diventare la loro tomba, grazie alla violenza dello stato…

Da alcuni giorni le prigioniere politiche hanno cominciato una protesta nelle carceri contro il genocidio in atto.

La parola alla madre e alla sorella di Ekin Wan

A proposito dell’immagine della giovane donna di Cizre torturata, uccisa ed esposta nuda nei social media, Delal Eltürk, madre di Ekin Wan, ha dichiarato: “Hanno fatto la stessa cosa alla mia Ekin. Pensavano che ci saremmo vergognate del suo corpo nudo, ma abbiamo tenuto la testa alta. Il degrado e l’indegnità appartengono a loro. A me appartiene la dignità di essere la madre di Ekin”.
La sorella di Ekin, Gülistan, condannando la guerra sporca che si combatte sul corpo delle donne e ricordando il coraggio e il valore di Ekin ha aggiunto: “Non ci vergogniamo del corpo di mia sorella. Stanno cercando di spingerci indietro esponendo i corpi delle donne, ma non ci riusciranno. Se una Ekin muore oggi, ne nascono mille altre. Non possono spaventare le donne. Quando espongono e torturano i corpi delle donne, mostrano la propria mentalità. Le donne si ribelleranno contro questa mentalità”.

Schermata 2016-02-15 a 16.54.14 Ricordiamo Fayiza Neaso, combattente kurda delle YPJ uccisa dagli attacchi dell’esercito turco che da tre giorni bombarda senza sosta il Rojava, dimostrando ancora una volta di essere attivamente dalla parte dei fondamentalisti islamici – cosa di cui anche qualche giornale turco comincia a rendersi conto…

A Cizre come a Varto: torturata, uccisa ed esposta nuda

“Due foto della macchina da guerra dell’AKP”. Così Firat News definisce le immagini che stanno girando sui social e che mostrano il cadavere nudo di una donna (non ancora identificata), con segni di tortura sul seno e sulle gambe. Accanto a lei, una grande chiazza di sangue, i vestiti sparpagliati lì intorno e due militari che indossano guanti di gomma.
Un’altra Ekin Wan, esposta nei giorni in cui decine e decine di persone sono state bruciate vive in quella stessa città, Cizre, come a coronare l’orrore di quelle che il ministro dell’interno Efkan Ala ha chiamato “operazioni” – cioè il bagno di sangue che questa mattina i militari turchi hanno festeggiato sparando in aria…