A Cizre come a Varto: torturata, uccisa ed esposta nuda

“Due foto della macchina da guerra dell’AKP”. Così Firat News definisce le immagini che stanno girando sui social e che mostrano il cadavere nudo di una donna (non ancora identificata), con segni di tortura sul seno e sulle gambe. Accanto a lei, una grande chiazza di sangue, i vestiti sparpagliati lì intorno e due militari che indossano guanti di gomma.
Un’altra Ekin Wan, esposta nei giorni in cui decine e decine di persone sono state bruciate vive in quella stessa città, Cizre, come a coronare l’orrore di quelle che il ministro dell’interno Efkan Ala ha chiamato “operazioni” – cioè il bagno di sangue che questa mattina i militari turchi hanno festeggiato sparando in aria…

Amargi! La battaglia storica delle donne contro un’eredità di millenni

Dimenticare Ginevra! Saranno le donne a salvare il Medioriente, scrive nella sua pagina fb Dilar Dirik salutando l’apertura dei lavori della prima Conferenza delle donne siriane di Dêrik, in Rojava.

“Se il diritto alla vita è sotto attacco, come nelle città kurde, ci sarà una resistenza contro il fascismo”, rispondono le donne giunte ad Amed/Diyarbakir dalla Turchia occidentale per dare il loro sostegno solidale alla lotta del Bakur.

Quella resistenza non viene affievolita né dalle deportazioni in veri e propri campi di concentramento, né dalle contaminazioni chimiche con cui le forze genocide turche, attraverso il sistema fognario, cercano di avvelenare le abitazioni – come se non fosse sufficiente la distruzione testimoniata dalle immagini raccolte da Firat News

Per questo il governo di Erdogan sta cercando di mettere in atto una politica del divide et impera attraverso alleanze col patriarcato feudale kurdo e con quello religioso.

3Ma la vendetta storica delle donne kurde è già in atto, come dimostrano le giovani donne yezide di Shengal/Sinjar – che, con i loro coetanei, si stanno addestrando per moltiplicare le unità di autodifesa (YPS and YPS-Jin) in tutte e quattro le parti del Kurdistan – e come spiega bene Dilar Dirik in questo breve intervento.

Amargi – donna, stato, civiltà…
Amagi o amargi, la prima parola per descrivere il concetto di “libertà”, comparve nell’antica Sumer attorno al 2300 a.C.
Gli ziggurat sumeri, enormi complessi templari, furono il luogo in cui diversi meccanismi gerarchici cominciarono lentamente a istituzionalizzarsi in quello che possiamo considerare l’inizio di una società fissata in classi: il patriarcato, lo stato, l’esercito permanente e la proprietà privata. Continue reading

Bruciati vivi!

Cizre è al 55mo giorno di “coprifuoco” – termine che dissimula la pratica genocida in atto in molte città del Kurdistan del nord (Bakur).

È di due giorni fa la notizia che altre 37 persone ferite siano da alcuni giorni bloccate in un altro seminterrato a Cizre. Nove di loro, gravemente ferite, sono bruciate vive per un incendio provocato dai colpi dell’artiglieria turca contro l’edificio; altre hanno riportato gravi ustioni. I militari hanno impedito l’accesso sia alle squadre antincendio che alle ambulanze e, non soddisfatti del massacro, hanno ucciso un ragazzino di sedici anni che aveva provato ad uscire dallo stabile.

Nei giorni scorsi a Cizre erano stati trovati altri sei cadaveri, di cui due bruciati.

Alcuni giorni fa, Erdogan aveva dichiarato “Renderemo la vita impossibile a coloro che cercano di stabilire uno stato nello stato, così come abbiamo fatto con quelli che vogliono creare, sotto il nome di comunità, una struttura parallela all’interno dello stato”.
Più chiaro di così…

Riecheggiando l’affermazione mussoliniana secondo cui la maternità sta alla donna come la guerra sta all’uomo, il primo ministro Davutoğlu ha detto che fare figli è un dovere sacro delle donne, paragonandolo al dovere di fare il servzio militare. La risposta delle donne non si è fatta attendere: “Il potere vuole che facciamo figli per uccidere la gente che resiste e lotta per la libertà. Insieme ci organizzaremo e insieme resisteremo”.

A Sur, intanto, continuano le veglie delle madri che da giorni chiedono la restituzione dei cadaveri dei loro figli e delle loro figlie per poterli seppellire.

Dati di fatto

Notizie e video da cui trarre le proprie conclusioni.

CVEl4SQWUAA_k-8Crisi dei rifugiati, via libera Ue ai 3 miliardi di euro per la Turchia
Financial Trend Analysis, PUBBLICATO: 3 febbraio 18:22
I 28 stati membri dell’Unione europea hanno approvato il sistema di finanziamento da 3 miliardi di euro per la Turchia nell’ambito della crisi dei rifugiati.
I 28 stati membri dell’Unione europea hanno approvato il sistema di finanziamento da 3 miliardi di euro per la Turchia nell’ambito della crisi dei rifugiati. In pratica è previsto un maggiore sostegno alle strutture turche di accoglienza (cibo, servizi sanitari, educazione). Mark Rutte, primo ministro olandese e presidente di turno del Consiglio Ue, ha sottolineato il valore strategico di questi interventi di sostegno della popolazione siriana in fuga dentro e intorno ai campi rifugiati. Previsto anche il contrasto al traffico di esseri umani. Un miliardo proverrà dal budget europeo, gli altri due dai contributi degli Stati membri. In particolare la Germania appronterà 427,5 milioni, la Francia, 309,2, l’Italia 224,9 e la Spagna 152,8 milioni di euro. Altri 327,6 milioni di euro verranno dalla Gran Bretagna. I contributi nazionali saranno tenuti fuori dal conteggio del deficit nell’ambito del Patto di Stabilità e Crescita.

Notizia del 4 febbraio: La Corte europea per i diritti umani ha respinto la domanda per un provvedimento provvisorio per i feriti bloccati nel seminterrato a Cizre.

Del fatto che le forze di autodifesa del Rojava – YPG/YPJ – siano state tagliate fuori dai colloqui di Ginevra ne hanno parlato, bontà loro, anche i media italiani. Quindi non stiamo a riportare, qui, gli articoli dal mainstream. Vi invitiamo, però, a leggere le valutazioni di Salih Muslim sulla vicenda.

Nel frattempo la Turchia va vanti ad organizzare, contro le forze del Rojava, la difesa dei territori controllati dai fondamentalisti in Siria:
Turkish Armed Forces uses Turkmens to protect the border area that is under ISIS and Al-Nusra control and used as a corridor for radical Islamist groups (da Firat News)

Un video dell’ottobre 2015
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Un silenzio assordante…

Schermata 2016-02-02 a 17.35.40L’umanità sta morendo in un seminterrato di Cizre. Per aver esposto questo striscione, il 28 gennaio scorso due giovani donne sono state arrestate ad Ankara.

Una donna morta nel seminterrato nei giorni scorsi

Una donna morta nel seminterrato nei giorni scorsi

Oggi è il terzo giorno senza notizie da quel seminterrato dove, 11 giorni fa, una trentina di persone, tra le quali alcune ferite, avevano cercato riparo dagli attacchi governativi sulla popolazione civile. Di certo si sa che sette di loro sono morte e altre quindici erano, l’altro ieri, ormai in condizioni critiche dovute alla mancanza di cure mediche, di acqua e di cibo, come testimoniavano anche le terribili immagini inviate da quella trappola mortale.

CaDARyXXEAA9uM8Il 31 gennaio, le madri che cercavano di raggiungere l’edificio, sventolando le bandiere bianche, sono state fermate e trattenute in questura per alcune ore. Una volta rilasciate, hanno raccontato di essere riuscite ad avvicinarsi all’edificio, ormai ridotto ad un cumulo di macerie che lo rende irriconoscibile e che impedisce ogni via d’uscita, e di aver provato a chiamare i loro figli e figlie, senza ricevere risposte. Secondo una dichiarazione rilasciata dalle Unità di autodifesa civile (YPS), le forze dello stato hanno occupato l’edificio il 30 gennaio, compiendo probabilmente un’esecuzione di massa. Continue reading

Resistere alla tortura, resistere al genocidio

Dopo l’atroce femminicidio politico dei “tre fiori di libertà“, come sono state definite Sêvê Demir, Pakize Nayır e Fatma Uyar, la lotta delle donne kurde sprigiona ulteriore potenza, trasformando il dolore in forza, malgrado il governo turco continui a mietere vittime – come la giovane Rozerin Çukur, di 17 anni, e l’ancora più giovane Bişeng Goran, di 12 anni, uccisa da un cecchino mentre con la madre e la sorella stava cercando di sfuggire agli attacchi dell’artiglieria, sventolando una bandiera bianca.

Le donne si stanno mobilitando in Kurdistan e in Turchia; ad Ankara è nato un nuovo gruppo di donne che ha dichiarato di voler seguire la strada di Sakine e delle altre compagne.
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A İdil si sono costituite le Unità di autodifesa delle donne (YPS-Jin).
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In un articolo pubblicato da JINHA, una giovane donna fa capire come la forza di Sakine diventi la forza di altre donne e perché non si piegheranno, né obbediranno mai.

Si è ricordata della lotta di Sakine per resistere alla tortura
ISTANBUL – Quando Duygu Kasakolu è stata arrestata a Istanbul nel 2013, è stata torturata sessualmente in un veicolo della polizia mentre aveva gli occhi bendati. Duygu ha raccontato la storia di come è sopravvissuta alla tortura: ricordando la lotta della sua eroina d’infanzia Sakine Cansiz, la politica kurda assassinata tre anni fa. Continue reading

Ancora un triplice femminicidio politico!

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Tre bellissimi fiori si intitolava il testo con cui Dilar Dirik, all’indomani del triplice femminicidio di Parigi, ricordava Sakine, Fidan e Leyla.
Ieri nella sua pagina facebook Dilar ha scritto:
Non ci posso credere!!! A pochi giorni dal terzo anniversario dell’omicidio delle tre attiviste kurde assassinate a Parigi, la notte scorsa altre tre attiviste kurde sono state massacrate a Silopi dall’esercito fascista turco. Sêvê Demir, membro del DBP, Pakize Nayır, copresidente del Consiglio popolare di Silopi e Fatma Uyar attivista del Congresso delle donne libere (KJA) sono state assassinate dallo Stato turco che agisce come ISIS!
Più loro diventano ISIS, più noi diventiamo Kobane!
Il sangue delle nostre sorelle non sarà stato versato senza una risposta!
Le donne kurde prenderanno una vendetta storica su tutte le forze del male patriarcali, non importa se si tratta di ISIS o della Turchia!
Ci temono perché la nostra forza farà a pezzi la loro visione del mondo!
Le donne kurde sono insorte per il mondo intero; è giunta l’ora che il mondo trasformi ogni luogo in un territorio di lotta contro coloro che vogliono distruggere i nostri sogni per una vita libera!
Şehîd namirin! Jin – Jiyan – Azadi!!!!

Da Jinha:
Ora le donne aggiungeranno al Dizionario della lotta i nomi di Pakize che aveva detto “Se Botan vince, tutta l’umanità vincerà” ed aveva intrapreso uno sciopero della fame per 68 giorni, di Sêvê, che era stata in carcere per 15 anni, e di Fatma, che ha dedicato la sua vita alla lotta delle donne. Continue reading

“Efficacia e continuità” del genocidio

“Domani potrebbe essere troppo tardi”. Con queste parole si conclude l’appello da Cizre di Asya Tekin, giornalista di Jinha, che descrive la situazione di violenza e terrore nella città sotto coprifuoco da oltre due settimane. Asya spiega che “Le persone stanno facendo buchi nei muri per passare attraverso le case, temendo che i cecchini sparino loro se si avventurano per le strade. Questo è anche il modo in cui si condividono informazioni, cibo e altre necessità”.

Negli ultimi giorni, mentre si moltiplicano i casi di torture ed esecuzioni sommarie nel Kurdistan del nord, è emerso che il genocidio in atto era stato pianificato già mesi fa dal primo ministro Ahmet Davutoğlu.
Il mandato “Lotta al terrorismo, Pace e Sicurezza dei cittadini”, sottoscritto da Davutoğlu e inviato a tutti i governatori nell’agosto 2015, afferma che “Le Unità di Sicurezza saranno autorizzate nell’ambito della Legge per l’Amministrazione Provinciale, i periodi da determinare osserveranno l’adeguatezza per garantire l’efficacia e la continuità delle operazioni. Poteri di sicurezza preventiva saranno utilizzati, incluso l’annuncio di un coprifuoco, entro il campo di applicazione della Legge per l’Amministrazione Provinciale”.
Anche gli attacchi contro i cimiteri e i funerali erano stati pianificati in precedenza: “I funerali saranno sottratti allo sfruttamento come propaganda del terrore da parte di organizzazioni terroristiche e gruppi affiliati”, afferma il mandato, dopo l’esecuzione del quale le forze militari turche hanno iniziato a bombardare i cimiteri dei guerriglieri del PKK nella regione, oltre alle moschee e ai cemevis [luogo di culto degli aleviti] nei cimiteri.
Il mandato, che ordina il sequestro delle attrezzature per l’edilizia da parte delle forze di Stato, sollecita anche il monitoraggio delle organizzazioni internazionali che criticano le pratiche del governo dell’AKP.

I video qui sotto testimoniano la terribile situazione nelle città sotto coprifuoco e il vergognoso silenzio dei media mainstream italiani (unica eccezione, il recente documentario Kurdistan – La guerra invisibile), silenzio denunciato anche con un’azione nella sede Rai di Milano, una a Pisa e un’altra a Livorno. Continue reading

I confini dello stato-nazione, la tortura dei cadaveri e la “cartolarizzazione” del lutto in Turchia

Il genocidio in Kurdistan del nord non si ferma. Ad esso partecipano attivamente con minacce e torture Daesh/ISIS e i fondamentalisti di Esedullah, al fianco delle forze armate dello stato turco.
Ieri una bimba di sei mesi è stata ammazzata e la madre gravemente ferita; il nonno è stato colpito a morte mentre cercava di caricarla su un’ambulanza sventolando la bandiera bianca, dopo aver avuto il permesso della polizia. Oggi sono morti altri due bambini, nati prematuri a causa dei bombardamenti, e le loro madri rischiano la vita.
Se questo non bastasse, tra le decine di morti del coprifuoco che prosegue in varie città, il cadavere di una donna è rimasto in strada per una settimana, mentre i cecchini sparavano ai parenti che cercavano di avvicinarsi per recuperarlo. E questi non sono che alcuni esempi del massacro in atto da settimane.
yybuyukAd Istanbul due donne, Yeliz Erbat e Şirin Öter, sono state uccise durante una perquisizione nelle loro case. La polizia ha sparato loro a bruciapelo quando erano già ferite, crivellandole di colpi. L’autopsia ha trovato i fori dei proiettili anche nella vagina di una di loro.

Questa ferocia, che ha dei precisi connotati sadici, non può però essere spiegata soltanto col sadismo, come spiega bene l’articolo che abbiamo tradotto da Kurdish Question e che potete leggere qui sotto.
Un articolo che, oltre ad essere illuminante sulle ragioni politiche per le quali lo stato turco si accanisce sui cadaveri dell'”altra/o”, indirettamente ci invita anche a ragionare sul perché si parli dei morti per strage soltanto quando queste avvengono in territorio europeo e su come l’oltraggio e l’esposizione del cadavere martoriato dell’altro/a siano, a tutt’oggi, strumenti della violenza coloniale.

I cadaveri dei combattenti kurdi e i confini dello stato
di Hakan Sandal, 23 dicembre 2015

Dalla seconda metà di luglio 2015, i cadaveri di tredici combattenti kurdi che hanno perso la vita nella lotta contro ISIS sono stati trattenuti dallo stato turco al varco di frontiera di Habur per dieci giorni, e quelli di venti combattenti delle YPG/ YPJ al varco di frontiera di Mursitpinar. Nello stesso periodo, la combattente delle YJA-Star Ekin Van è stata uccisa e il suo cadavere è stato esposto nudo, fotografato e pubblicato sui social media. Inoltre, il cadavere di Hacı Lokman Birlik (un attivista kurdo e film-maker amatoriale) è stato legato ad un veicolo corazzato della polizia e trascinato per le strade di Sirnak, l’intera sequenza è stata videoregistrata e condivisa sui social media. Più di recente, il cadavere di Aziz Güler (che ha perso la vita combattendo ISIS) è stato bloccato al confine, e la campagna per liberarlo ha avuto successo solo dopo due mesi, quando il suo corpo è stato restituito alla famiglia. Altri corpi di combattenti, che sono morti combattendo contro ISIS, sono in attesa di attraversare la frontiera. Continue reading

Una scia di sangue senza fine e con tanti complici

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Ancora una volta il governo turco e Daesh/ISIS si muovono di pari passo.

Dopo il terribile triplice attentato jihadista a Till Temir, con 25 morti e oltre 100 feriti (qui il comunicato del copresidente del cantone di Cizîrê, Xelîl Osman), il governo dell’AKP continua ad attaccare mortalmente la popolazione nel nord del Kurdistan, dove oltre un milione di persone sta vivendo sotto coprifuoco; a Silopi le scuole sono state chiuse e trasformate in quartieri generali militari, preannunciando un feroce massacro, nel silenzio complice del mondo intero, mentre al confine col Rojava la Turchia sta costruendo un “muro della vergogna“.

La popolazione kurda continua ad organizzare la propria autodifesa, come le donne che hanno formato le YPJ-S a Sur.

Riportiamo il comunicato del Centro Socio-Culturale Curdo Ararat e di Rete Kurdistan Roma sulla situazione in Kurdistan.

Presidio contro la repressione della popolazione civile in Kurdistan (Roma, 17 dicembre)

La situazione nella regione del sud-est della Turchia (Kurdistan Bakur) si fa ogni giorno più grave. Ormai da diversi mesi la popolazione civile è sottoposta continuamente a coprifuoco e costretta a vivere sotto un assedio che ha devastato città intere e nel quale dal mese di agosto ad oggi sono rimasti uccisi oltre 160 civili.

L’attacco dello Stato Turco diventa ogni giorno più violento.

A Diyarbakir, il quartiere della città vecchia di Sur è sottoposto da giorni ad un durissimo coprifuoco e assediato. Ulteriori provvedimenti riguardano le città di Nusaybin (7° dichiarazione di coprifuoco) ed il distretto di Sirnak, dove a Cizre e Silopi le scuole sono state chiuse a tempo indeterminato e centinaia di mezzi militari hanno occupato le città.

Si prepara un nuovo massacro. Continue reading