Sopravvivere nella Turchia di Erdogan

087c3c2c8a77d5b6bd7f39dfbb7afe7ac5c1b989_1449232571 Dilan Kortak, 20 anni, è stata ammazzata ieri sera dalle forze di polizia durante l’irruzione in un appartamento di Istanbul che, secondo loro, era un ‘covo’ del PKK. Al momento non si sa ancora come sia stata ammazzata, e la polizia non ha voluto dare informazioni nemmeno ai suoi familiari. Mentre i vicini dicono di non aver sentito colpi d’arma da fuoco, il padre parla di una vera e propria esecuzione.

Altri morti e feriti ci sono stati nelle manifestazioni seguite all’omicidio di Tahir Elçi e al conseguente ennesimo coprifuoco, durante le quali la polizia ha sparato sulle persone scese in piazza – cosa che, per altro, ha fatto anche immediatamente dopo l’omicidio dell’avvocato, sparando sulla folla radunata fuori dall’ospedale.
La polizia, che ha ammazzato un ragazzino appena adolescente accusato di essere un “terrorista”, attualmente sta anche lanciando bombe contro le case di Sur. Continue reading

Umiliazioni e abusi polizieschi nei confronti di una giovane donna

Dal giornale turco Today’s Zaman.

Una donna interrogata, avrebbe subito abusi alla stazione di polizia di Erzurum
Una studente universitaria di 23 anni sarebbe stata costretta a spogliarsi e sottoposta ad abusi in una stazione di polizia a Erzurum, dopo che era stata arrestata davanti al suo professore e ai compagni di classe all’università, in un’operazione contro la sezione giovanile del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), ha riferito lunedì il quotidiano Karşı.
“Mi hanno [poliziotti] fatta spogliare e hanno esaminato ogni pezzo del mio abbigliamento. È stato il momento più imbarazzante per me”, ha detto İ.Z., studente del quarto anno all’università Erzurum Ataturk, al quotidiano Karşı in un’intervista esclusiva lunedì scorso.
Ha anche detto al quotidiano che non riusciva a smettere di piangere durante il fermo e che gli agenti di polizia in uniforme hanno continuato gli abusi. “Sono letteralmente depressa. Piango da quel giorno. Sono stata seguita dalla polizia e tenuta sotto pressione per tutto il tempo”, ha aggiunto. “Loro [la polizia] avrebbero potuto prendermi a casa mia. Ma lo hanno intenzionalmente fatto nella mia scuola. Quel giorno avevo un esame e, quindi, li ho pregati di trattenermi dopo. Ma mi hanno presa davanti a tutti, senza mostrare alcun mandato di arresto”.
Torture e uccisioni extragiudiziali erano un problema grave nel sud-est a maggioranza kurda durante il culmine del conflitto tra lo Stato e il PKK nel 1990.
Nonostante le riforme giuridiche nel corso del tempo, la violenza della polizia e l’impunità per i funzionari che commettono abusi continua ancora a porre problemi.

Il PKK non è un’organizzazione terroristica. Il PKK è la gente!

CU--CBBXAAAgOLCIl PKK non è un’organizzazione terroristica! Lo diciamo anche noi, unendoci alle decine di migliaia di persone che ieri hanno partecipato al funerale di Tahir Elçi, vigliaccamente ucciso in un “attacco pianificato” mentre teneva una conferenza stampa con altri avvocati, a Diyarbakir, per mostrare e denunciare i danni ad uno storico minareto a quattro colonne, pesantemente danneggiato dalle forze governative durante il coprifuoco.

Come spiega il KNK in una sua dichiarazione: “Tahir Elçi era nel mirino del governo dell’AKP e dei poteri dello stato da molto tempo per la sua lotta per i diritti umani, la libertà e la pace. È diventato palesemente un obiettivo dopo aver dichiarato qualche settimana fa, durante un programma televisivo, che il PKK non è un’organizzazione terroristica. Prima è stato arrestato, poi portato in tribunale e condannato a sette anni e mezzo di carcere. Oggi è stato assassinato da coloro i quali hanno ritenuto che questo fosse insufficiente!”.

Una video-analisi della dinamica dell’omicidio di Tahir dice molto di questa vicenda, e vi invitiamo caldamente a guardarla.

Che la sua vita forsse in pericolo, Tahir lo sapeva bene e lo aveva dichiarato in un’intervista.


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Verso il 28/11: in piazza al fianco di Ayşe Topçu

Ayşe Topçu, guerrigliera delle YJA-Star, ha inviato una lettera a DIHA in cui spiega di aver subito pesanti torture e molestie da parte dei soldati turchi quando è caduta nelle loro mani, lo scorso settembre, dopo che era stata ferita dall’intenso bombardamento contro un cimitero dei martiri a Varto.

Ayşe racconta:
Quando sono stata catturata ferita il 18 settembre, i soldati mi hanno trascinata a terra per portarmi via dalle vicinanze del cimitero, dove mi hanno trovata. Mi hanno spogliata, dicendo che mi avrebbero portata in un avamposto. Mi dicevano parolacce sessiste e, allo stesso tempo, discutevano di farmi saltare in aria con l’esplosivo. Più tardi mi hanno lasciata completamente nuda, hanno fotografato il mio corpo e hanno girato un video. Nel frattempo, mi hanno anche molestata fisicamente.

I militari l’hanno poi continuata a molestare mentre la portavano in elicottero a Muş. Lì, anziché portarla in ospedale, l’hanno consegnata all’antiterrorismo, che l’ha tenuta con le mani legate dietro la schiena.

Più tardi mi hanno portata in ospedale dove non ho comunque ricevuto alcuna cura, ma sono stata sottoposta ad un altro interrogatorio. Durante i tre giorni in ospedale, nessun personale sanitario mi ha vista o si è preso cura di me. Nessuno ha fasciato le mie ferite. Sono stata tenuta in una stanza molto sporca, con le mani ammanettate al letto. Mentre i soldati di tanto in tanto mi fotografavano, in questi tre giorni i poliziotti ripetutamente avvisavano i medici di non curarmi, dicendo: ‘Questa donna è l’assassina dei nostri soldati’. Sono stata portato in carcere dopo tre giorni in ospedale dove non ho ricevuto alcun trattamento.

Ayşe è attualmente rinchiusa nel carcere speciale di tipo E di Muş.
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Verso il 28/11: in piazza anche per la liberazione di Shilan

Shilan veniva arrestata un anno fa e, secondo la corte inglese, dovrebbe farsi 21 mesi di galera.

Abbiamo tradotto parte di un articolo che spiega come, in tutta questa vicenda, Shilan sia in realtà ostaggio degli interessi che legano il Regno Unito alla Turchia e che fanno passare in secondo piano la lotta contro ISIS.

In difesa di Shilan Ozcelik
di Marc Campbell (23 novembre)

[…] Shilan Ozcelik è un agnello sacrificale offerto alla Turchia come parte della criminalizzazione turca della resistenza kurda contro le politiche di annientamento del popolo kurdo.

CUcRypRXAAEd3vFLo Stato turco non poteva tollerare che la lotta kurda contro ISIS diventasse popolare agli occhi del pubblico del Regno Unito, e così Shilan Ozcelik doveva essere condannata, non importa come.

[…] Non importa che lei fosse semplicemente una giovane ragazza kurda di 17 anni che, come tutti noi, era preoccupata per l’ascesa di ISIS ed aveva capito che occorreva fare qualcosa. Continue reading

Verso il corteo del 28/11: rafforzare l’autodifesa, contro la violenza maschile e contro la violenza dello stato patriarcale

In vista del corteo che si terrà a Milano sabato 28 novembre, contro la violenza maschile e al fianco delle donne kurde in lotta, iniziamo la pubblicazione di una serie di articoli sulle violenze contro le donne kurde e sulla loro resistenza determinata contro il ginocidio all’interno del genocidio.

Segnaliamo, innanzitutto, che il gruppo “Esedullah Tim” – che si pensa sia una cellula di ISIS all’interno delle forze di polizia turche, come avevamo già avuto modo di segnalare – sembra prendere di mira in modo particolare donne e bambine/i durante i coprifuoco.

Secondo il report di IHD (Associazione dei diritti umani), dall’inizio di quest’anno in Turchia ci sono state 3861 violazioni dei diritti dei ragazzini. 617 ragazzini/e hanno perso la vita durante lo stesso periodo, di cui 51 per le violenze dello stato turco. A questi vanno aggiunti gli oltre 6.000 bambini/e attualmente incarcerati nelle carceri turche.

Il Congresso delle donne libere (KJA), ha manifestato a Nusaybin contro il coprifuoco (e manifesterà di nuovo il 25 novembre), denunciando l’assassinio di Selamet Yeşilmen – donna incinta e madre di cinque figli, ferita a morte mentre andava nel giardino di casa – e di Nurhan Kaplan – colpita da un cecchino.
Come riporta JINHA, Le donne sono state il bersaglio dei proiettili durante il coprifuoco a Nusaybin. […] Durante il coprifuoco Selamet Yeşilmen, Fatma Gulak, Halime Güner e Şirin Bilgin sono state uccise. Continue reading

La Turchia intensifica gli attacchi contro i kurdi, mentre ISIS viene sconfitto a Shengal e in Siria…

CTr-OEoUYAAOSPtShengal è stata liberata definitivamente questa mattina presto!
L’agenzia di stampa Firat News ha seguito passo per passo le operazioni dei/delle combattenti del PKK e delle YJA Star, delle YPG/YPJ e delle unità di autodifesa yezide, nonché i gruppi locali che, dalla montagna, si sono armati per unirsi alla liberazione (1, 2, 3, 4).

CTsP1fTW4AACpSgDalle immagini si può vedere che la città è semidistrutta e passerà del tempo prima che la popolazione possa tornare ad abitarvi.
“Come possiamo tornare qui a vivere?” chiede un combattente yezida dopo aver visto che il quartiere in cui abitava è completamente ridotto in macerie.
Prima di tutto va sminata l’intera zona e vanno disattivate tutte le trappole esplosive che ISIS ha lasciato in ogni angolo delle strade e delle case; poi andrà ricostruita la città con la stessa determinazione con cui prosegue la ricostruzione di Kobane.

Intanto Barzani si ostina a ripetere – e con lui gran parte dei media internazionali amici suoi e del suo amico Erdogan – che sono stati i peshmerga da soli a liberare la città.

Come abbiamo già avuto modo di dire, questo stravolgimento della realtà è un prodotto diretto dell’alleanza Erdgan-Barzani, che non ammetterà mai il ruolo avuto dal PKK e dalle YJA Star (di cui faceva parte anche Ekin Van), da oltre un anno a questa parte, nel sostegno concreto alla popolazione yezida, nell’addestramento per la formazione delle forze di autodifesa delle/degli yezidi e, ora, nella liberazione della città dalle bande di fondamentalisti. Continue reading

Tra guerra e rivoluzione

CThh7cKWUAAKYjySilvan, nel distretto di Diarbakir, al nono giorno di coprifuoco è ormai completamente isolata. Gli attacchi delle forze armate turche si susseguono e aumenta il numero dei morti, come si può leggere anche nell’appello alla mobilitazione di UIKI.
Testimoni sostengono che membri di ISIS stiano partecipando ai massacri, al fianco delle forze turche.
Schermata 2015-11-11 a 16.18.11“Resistiamo alle atrocità dello stato e resisteremo fino alla liberazione”, dichiarano le giovani partigiane di Silvan.
Per seguire gli aggiornamenti: ‪#SilvanUnderAttack‬ e ‪#silvan

Non paga, la Turchia continua a minare la frontiera con il Rojava, ad attaccare la zona di Kobane e ad armare i gruppi fondamentalisti.

Schermata 2015-11-11 a 17.17.02Se questo non bastasse, l’alleanza tra Erdogan e il governo di Barzani nel Kurdistan iracheno cerca di dare i suoi frutti, spingendo per escludere i/le combattenti del PKK e delle YPG/YPJ – che combattono al fianco delle unità di autodifesa yezide – dalle operazioni per liberare Shengal dalle bande di ISIS. La popolazione yezida, però, non è affatto d’accordo, anche perché ricorda bene quanto i soldati di Barzani se la siano data a gambe davanti all’avanzata di ISIS nel 2014 e chi, invece, l’abbia aiutata a salvarsi dal massacro.

La vera posta in gioco è, ancora una volta, l’autogoverno, che ora anche la popolazione di Shengal vorrebbe praticare, una volta che la zona sarà liberata dalle bande fondamentaliste. E la liberazione definitiva di Shengal sembra ormai imminente!

Dal 5 novembre scorso, il KCK ha dichiarato la fine del cessate il fuoco unilaterale, visto che la politica di guerra dell’AKP prosegue ininterrottamente.

Segnaliamo il tour di serate informative su La resistenza curda tra guerra e rivoluzione che incomincia stasera.
Per ingrandire la locandina, cliccate sull’immagine. Continue reading

La resistenza continua…

Schermata 2015-11-03 a 17.33.12 Come prevedibile, la Turchia di Erdogan non ha perso nemmeno un minuto e ha subito ripreso – se mai l’avesse interrotta – la sua politica di genocidio in Kurdistan: coprifuoco, ragazzi ammazzati, attacchi in Rojava, bombardamenti nelle zone della guerriglia in Iraq, e via dicendo.

L’Unione delle comunità del Kurdistan (KCK), parlando del “colpo di stato politico” iniziato mesi fa, ha realisticamente detto che “Quello che si riflette come il successo elettorale dell’AKP è di fatto una presa del potere”, e che il partito di Erdogan aumenterà la sua guerra contro il Movimento di liberazione kurdo e le forze democratiche in Turchia. Il KCK ha anche ricordato che il portavoce dell’AKP, Ömer Çelik, subito dopo le elezioni, ha detto che questa guerra è l’unico articolo del programma politico del nuovo governo, mentre tutte le altre questioni serviranno da accessorio complementare a questa politica di guerra.
Il KCK ha ribadito che il Movimento di liberazione kurdo risponderà agli attacchi e alle imposizioni di una guerra contro le forze della guerriglia kurda e la popolazione.

Questo “colpo di stato politico” viene salutato dai governi europei con un “pragmatico sollievo”, spiegava ieri candidamente un quotidiano italiano che, commentando i risultati elettorali in Turchia, titolava: Il sospiro di sollievo dell’Europa.
Per lo meno ha scritto pane al pane. Continue reading

Una settimana intensa: aggiornamenti dal Kurdistan e iniziative

Erdogan – furibondo dopo la dichiarazione di adesione al confederalismo democratico della città di Girê Spî (Tel Abyad) – dice che la Turchia non lascerà che i kurdi “si impadroniscano” del nord della Siria, perché “questo costituisce una minaccia per noi”. E così, dalla scorsa notte l’esercito turco e ISIS hanno iniziato ad attaccare i dintorni di Kobane dopo che, la notte del 24 ottobre, l’esercito aveva cominciato a bombardare ripetutamente con granate le postazioni delle YPG lungo la linea di confine di Girê Spî, tra il Rojava e la Turchia.
D’altronde, come ha spiegato a Firat News un membro di ISIS catturato dalle YPG/YPJ, tanto i colloqui tra ISIS e l’intelligence turca (MIT), quanto la consegna di armi e munizioni da parte dello stato turco a ISIS, avvenivano proprio in quel territorio – al confine tra Tel Abyad e il distretto di Akçakale (provincia di Urfa, Turchia). Inoltre, lì sostavano le ambulanze turche in attesa di portare i membri di ISIS feriti negli ospedali di Urfa e Antep, e da lì passavano i camion carichi di munizioni che, nascoste sotto i rifornimenti di cibo, lo stato turco inviava ad ISIS attraverso il MIT. Sempre secondo la testimonianza del membro di ISIS, la maggior parte di questi camion veniva inviata a nome di un’organizzazione di soccorso chiamata IHH.

Intanto si allunga la lista delle persone ammazzate dalla polizia turca. Ieri sera a Istanbul è morta Dilek Doğan, una giovane donna a cui la polizia aveva sparato durante una perquisizione nella sua casa, lo scorso 18 ottobre. Poche ore dopo, a Silopi è morto un ragazzo di 16 anni, Mustafa Aşlığ, dopo esser stato gravemente ferito alla testa da un proiettile sparato dalla polizia.
Per avere un’idea della ferocia devastatrice dello stato turco e la determinazione della popolazione kurda, invitiamo a vedere il report documentario Le otto giornate di Cizre.

Schermata 2015-10-26 a 17.11.41Mentre si prepara la stretta finale per liberare Shengal (Sinjar) e fare in modo che la popolazione yezida possa rientrare dalla montagna prima dell’arrivo dell’inverno, i/le giovani comunisti del KGÖ chiamano i loro coetanei e le coetanee alla lotta armata: “Rifiutiamo questo ordine e tutte le sue istituzioni”, hanno dichiarato, invitando i/le giovani ad unirsi alla loro lotta contro le persecuzioni, la guerra, il fascismo, il sessismo e la disuguaglianza. Continue reading