A Dersim, le Donne libere ricordano Sakine

770x500cc-dersim-01-08-15-sakine-cansiz-aniti-mansettttttLe Donne libere sono confluite a Dersim, città natale di Sakine Cansız, da diverse città per partecipare all’inaugurazione di un monumento a lei dedicato.

Dersim, zona di storica e inossidabile resistenza ma anche di feroci repressioni, è tristemente famosa per il massacro di oltre 70mila abitanti ad opera dell’esercito turco di Mustafa Kemal (Atatürk) nella seconda metà degli anni Trenta.
Scrive M. Schmidt:
[…] Dersim era punto d’incontro di diverse etnie e religioni, Kurdi, Armeni, Aleviti, Sunniti, Cristiani.
[…] Il Dersim non ha mai accettato di sottomettersi ad alcuna tirannia. Che fosse l’impero ottomano o i giovani turchi, il Dersim ha sempre levato la sua voce contro l’oppressione ed è sempre stata una spina nel fianco dei potenti. L’impero ottomano ha tentato invano di introdurre in Dersim la giurisprudenza islamica, la sharia e per la nuova repubblica di Mustafa Kemal Atatürk il disobbediente Dersim costituiva un pericolo. Continua a leggere

Le donne yezide: “Non permetteremo un altro massacro”

Cresce il numero dei morti civili nei bombardamenti turchi sui villaggi del Kurdistan iraqeno, mentre sul Rojava continuano a volare minacciosamente, anche a bassa quota, gli aerei militari della Turchia – anche in contemporanea alle offensive di ISIS.
Che queste operazioni e il silenzio internazionale facilitino le operazioni di ISIS e lo rafforzino è fuor di dubbio.
E mentre gli assiri del Rojava si appellano alla NATO affinché fermi il macellaio turco, la resistenza yezida contro ISIS – e in particolare quella delle donne – nella zona di Shengal cresce e si rafforza, come ci racconta questo articolo che abbiamo tradotto da JINHA.

Le donne yezide: “Non permetteremo un altro massacro”
di Zehra Doğan / JINHANEWS CENTE

I PARTE
È passato un anno da quando Daesh [ISIS nell’acronimo arabo, NdT] ha lanciato una campagna di massacri e stupri contro la popolazione yezida. Per migliaia di donne yezide, questo è stato un anno di perdita delle proprie famiglie, stupro e trauma.
[…] Il 3 agosto 2014, Daesh ha sequestrato circa 7.000 donne e bambini, dalla città yezida di Shengal, che si trova nella regione federale del Kurdistan iracheno. Continua a leggere

Seppelliamo Bülent Arinç con una risata!

Il primo ministro turco Bülent Arinç, già famoso per aver cercato di dissuadere le donne dal ridere in pubblico, si è rivolto ieri ad una donna urlandole “Sta’ zitta, che sei una donna!“. Ovviamente, come un anno fa, le reazioni ironiche anche questa volta non si son fatte attendere (1 e 2).

Contribuiamo anche noi a seppellire Bülent Arinç con una risata, pubblicando una bella foto di donne combattenti del PKK e la traduzione di un articolo scritto dalle YPG in occasione dell’anniversario della rivoluzione in Rojava.

guerrigliere_PKK
Continua a leggere

Bollettino di guerra…

Siamo consapevoli che questo blog si sta trasformando in un bollettino di guerra. D’altra parte il precipitare degli eventi dopo la strage di Suruç rende quanto mai necessario far circolare informazioni che non trovano spazio sui media mainstream – e non solo: si vedano anche testate quali East Journal – supinamente allineati sulle posizioni imperialiste della Nato.

E, a proposito della strage di Suruç, un articolo pubblicato su Limes – Il vero obiettivo della guerra di Erdoğan non è lo Stato Islamico – conferma ulteriormente ciò che da giorni in molte/i stavamo dicendo:
[…]Secondo Fuatavni, “gola profonda” che in passato ha anticipato e svelato diversi piani del governo, l’attuale situazione sarebbe addirittura il risultato di un piano elaborato a tavolino da Erdoğan e i suoi fedelissimi per precipitare il paese nel caos e favorire la conquista della maggioranza assoluta da parte dell’Ak Parti nelle elezioni anticipate. Fuatavni sostiene infatti che l’attentato di Suruç sarebbe stato realizzato da una delle cellule dello Stato Islamico controllate dal direttore del servizio segreto turco (Mit) Hakan Fidan, fedelissimo di Erdoğan.[…]

Mentre proseguono gli arresti in Turchia – 1.302 persone arrestate, di cui 847 accusate di legami con il PKK e 137 con ISIS – la polizia turca spara contro i familiari dei/delle combattenti di YPG/YPJ che reclamano i cadaveri dei loro figli bloccati alla frontiera. Continua a leggere

Contro la guerra, contro la censura

c144120929d541d8b45b01a2e439229e_18
Mentre Turchia e Stati Uniti si accordano per creare una “zona di sicurezza” – in realtà un pretesto per bloccare la rivoluzione in Rojava – le YPJ/YPG hanno ripreso il controllo di Sirrîn, a sud di Kobane, interrompendo un altro corridoio importante per ISIS e mettendo, così in sicurezza la città di Kobane e i suoi dintorni.
Qui potete leggere il comunicato di YPG/YPJ sull’operazione, dedicata ai martiri e alle martiri di Kobane.

Immagine 3

La Corte turca ha approvato ieri la censura di 97 fra agenzia stampa e siti web filo-kurdi.
Per continuare a seguire e diffondere le informazioni – nel momento in cui agenzie quali Firat News e JINHA non dovessero più funzionare – consigliamo, tra altri:
shams shahin
MiddleEastrnfeminist
Cahida Dêrsim
Heval Soro
Hevallo
#WeAreAllPKK
Continua a leggere

“La collaborazione tra AKP e ISIS in Siria aumenta quotidianamente”

Come era facilmente prevedibile, la Turchia, oltre a continuare i raid aerei sul Kurdistan iraqeno, sta bombardando il Rojava. Inoltre, a Qamishlo questa mattina presto ci sono stati degli attentati.

Scrivono le YPG in un comunicato:
Kobanê, Rojava (26 lug 2015) – Alle 4:30 del 24 luglio nella parte occidentale di Kobanê, l’esercito turco ha bombardato le Unità di Difesa Popolare e le posizioni del Free Syria Army nel villaggio di Zormikhar, di fronte alla città di Jarabulus occupata dai terroristi – con il fuoco dei carri armati pesanti. In questo attacco sono rimasti feriti quattro combattenti del FSA e diversi abitanti del villaggio.
Oggi alle 22:00, l’esercito turco ha bombardato di nuovo lo stesso villaggio con 7 colpi di carro armato.
Alle 23:00, uno dei nostri veicoli è finito sotto il fuoco pesante dell’esercito turco ad est di Kobanê (ad ovest di Tel Abyad), nel villaggio di Til Findire.
Anziché prendere di mira le posizioni occupate dai terroristi di ISIS, le forze turche attaccano le posizioni dei nostri difensori.
[…] Stiamo dicendo all’esercito turco di smetterla di sparare contro i nostri combattenti e le loro posizioni.

Dopo queste dichiarazioni, la Turchia ha cominciato a rafforzare le postazioni militari a Til Şehir, ad ovest di Kobanê. Continua a leggere

Autodifesa!

Le donne di Adıyaman, nel sud-est della Turchia, esprimono forti preoccupazioni per la crescente presenza – da tre anni a questa parte – di ISIS nella zona. Da quella città, infatti, provenivano gli attentatori di Suruç (20 luglio) e di Diyarbakır (5 giugno).

Che ISIS prenda di mira in particolare donne e bambini lo si è visto nel recente attacco a Kobanê la notte tra il 24 e il 25 giugno scorso; per questo in Rojava anche le donne non guerrigliere imparano ad usare un’arma e discutono sull’importanza e il significato che ha per loro l’autodifesa.

Le pratiche di autodifesa non guardano all’età: esemplare il caso di Nazlî Bedîr, che a 73 anni tutte le notti monta di guardia col suo fucile nel cantone di Efrîn, in Rojava.

Ma il problema per le donne non sono soltanto i mercenari di ISIS: ad Imzir, in Turchia, la popolazione ha notato un particolare accanimento delle polizia nei confronti delle donne, durante la repressione di un corteo che ieri voleva raggiungere la sede dell’AKP. Continua a leggere

Genocidio politico

Immagine 1Secondo l’Unione delle comunità del Kurdistan, dietro la strage di Suruç ci sarebbe un piano dei servizi di intelligence turchi – quello stesso MIT che sta dietro l’omicidio di Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez – per entrare in Siria. Inoltre, l’equiparazione dell’ISIS alla resistenza kurda avrebbe come obiettivo reale quello di prepararsi ad attaccare la rivoluzione in Rojava.

Non ci sorprende, visto che alla volontà genocida di ISIS, cui la popolazione yezida in particolare ha pagato un caro tributo, si affianca in questi giorni la rinnovata volontà turca di genocidio politico nei confronti della popolazione kurda, della rivoluzione in Rojava e di chi, in Turchia, la sostiene.

Mentre vengono oscurati per decreto ministeriale i siti web kurdi e le agenzie di stampa non allineate al governo turco, mentre vengono vietate le manifestazioni e distrutte le tende del lutto per i morti nell’attentato di Suruç, decine e decine di giovani vengono arrestati/e in continui violenti rastrellamenti; fra loro anche adolescenti e un ragazzo con una grave disabilità. Militanti muoiono crivellate di colpi, come è accaduto a Günay Özarslan. Nella sede dell’Unione degli educatori ad Ankara c’è stata un’irruzione della polizia a caccia dei feriti di Kobane. Postazioni del PKK nel Kurdistan iraqeno sono state bombardate per tutta la notte (e oltre) col beneplacito di Barzani, col risultato di morti e feriti tra guerriglieri e popolazione civile, insediamenti abitativi, boschi e pascoli in fiamme. Col pretesto di combattere ISIS, l’esercito turco ha cominciato a bombardare anche nel nord della Siria. Continua a leggere