Due importanti segnalazioni

Sabato 24 settembre si terrà a Roma una manifestazione nazionale a sostegno della lotta del popolo kurdo e per la liberazione di Ocalan. Leggi l’appello e la lettera delle donne di ReteKurdistan.
Nel sito di ReteKurdistan si trovano tutte le informazioni sui pullman per partecipare alla mobilitazione.

Segnaliamo anche la pubblicazione di Gineologia – La scienza delle donne. Le copie vanno richieste direttamente a UIKI onlus.

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1 novembre: mobilitazione internazionale per Kobane

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Dopo aver ammesso gli attacchi dei giorni scorsi contro le postazioni delle YPG/YPJ nel nord della Siria, Erdogan ha dichiarato che farà “tutto il necessario” per combattere l’autonomia kurda in Rojava – ed è chiaro cosa intenda. Per legittimarsi ulteriormente ha fatto riferimento anche al controverso report di Amnesty International (di cui abbiamo parlato qui, qui e qui, ma si veda anche il commento di Martina Bianchi), confermando, in sostanza la funzionalità di quel rapporto alle politiche anti-kurde dello stato turco.

Ma intanto dalle città europee all’America latina, dall’Australia agli Stati Uniti, si moltiplicano le mobilitazioni per Kobane.

Nella pagina #GlobalRally4Kobane potete farvene un’idea.

Questo il comunicato diffuso dal cantone di Kobane:

Invito a una Giornata di Solidarietà Internazionale con Kobanê 1°Novembre 2015

Kobanê e il Rojava fin dalla nascita della libertà e della giustizia sul loro suolo, il 19 luglio 2012,hanno affrontato numerose campagne e offensive militari. Da allora, gli estremisti hanno posto sotto assedio tutta quest’area geografica che aspira a costruirsi una nuova vita e un nuovo approccio aperto alla diversità socio-culturale, religiosa ed etnica.

Tuttavia, la volontà del popolo del Rojava e la forza del desiderio di una nuova era e di una nuova amministrazione sono state invincibili, sconfiggendo le campagne degli estremisti con una strenua resistenza che ha avuto il suo culmine nella storica resistenza di Kobanê.
Questa resistenza ha segnato l’inizio della fine del mito di ISIL e della sua capacità di controllare qualsiasi paese o città e ha dimostrato al mondo che l’unione tra la volontà del popolo e quella delle istituzioni locali in un’area geografica è sufficiente per sconfiggere il terrorismo e di conseguenza per salvaguardare l’umanità e la pace.

Ma il prezzo di questa vittoria è stato alto e gli effetti sulla nostra vita quotidiana sono ancora visibili. Kobanê, la capitale della resistenza, è in rovina e il 70% delle case sono state distrutte mentre la maggior parte dei suoi abitanti sono emigrati e sparsi in ogni angolo del mondo. Ciononostante la volontà, il desiderio e la determinazione del popolo di tornare alle proprie case e di far rivivere la propria città sono molto forti e questo li trasforma nella prima linea dell’umanità contro il terrorismo globale. Continua a leggere

Contro il colonialismo, contro il suprematismo

Lo stato turco continua la sua opera di distruzione e, dopo i cimiteri dei martiri, ha cominciato a radere al suolo anche le scuole dove si insegna in lingua kurda.

Ma la popolazione kurda non si fa intimorire e, malgrado i massacri e le devastazioni, a Cizre si sono costituite 140 comuni locali per portare avanti l’autogoverno e rispondere alle necessità della popolazione “senza bisogno di alcuna istituzione dello stato”, a partire da istruzione e sanità.

Il Comitato per l’istruzione del KCK (Unione delle comunità del Kurdistan) ha chiamato l’intera popolazione a boicottare le scuole turche, per opporsi al colonialismo e al genocidio culturale – quella “sintesi di politiche e pratiche di assimilazione, genocidio, saccheggio, negazione e annientamento che è iniziata con l’Impero Ottomano e prosegue, oggi, con la repubblica turca”.

E intanto la Federazione democratica europea alevita, in un comunicato, ha invitato tutti e tutte a “stare insieme con una sola voce, un solo cuore e spalla a spalla contro questa persecuzione” e a continuare la resistenza “contro la crudeltà dell’AKP e del Palazzo con lo spirito di Hüseyin, Kobanê, Shengal, Varto e Cizre”.

Sul suprematismo di quelli che noi chiamiamo i ‘turisti delle rivoluzioni’ ha preso parola Dilar Dirik, con un breve ma efficace intervento sulla sua pagina facebook, che molto volentieri abbiamo tradotto e pubblichiamo. Continua a leggere

“La nostra rabbia è più grande della nostra paura”

Alla manifestazione che si è tenuta ieri a Milano abbiamo intervistato una compagna kurda, che ci ha spiegato l’attuale situazione nel Kurdistan e le possibili evoluzioni, nonché i prossimi appuntamenti. Abbiamo, così, scoperto che Erdogan verrà in Italia il 16 settembre e ci sarà un presidio sotto l’ambasciata turca, a Roma.

Ascolta l’intervista (con pazienza: è montata come playlist)

AGGIORNAMENTI:

Negli scorsi due giorni, in Turchia e in Kurdistan le manifestazioni di protesta per il massacro di Suruc sono state caricate dalla polizia turca e ne sono seguiti degli scontri.

“La nostra rabbia è più grande della nostra paura”, è stato dichiarato al funerale di Ece Dinç ad Istanbul, mentre la folla, con le donne in prima fila, cantava “Da Arîn ad Ece camminiamo verso la rivoluzione” – ricordando la martire delle YPJ Arîn Mîrxan.

La polizia ha anche cercato di impedire l’afflusso alle tende del lutto. Sono state inoltre denunciate le forti pressioni poliziesche su alcune famiglie dei morti perché i funerali venissero fatti in forma non pubblica, nonché le cariche contro le/i giovani che avevano organizzato cordoni di autodifesa per i cortei funebri.

I/le prigionieri politici hanno annunciato che da domani cominceranno tre giorni di sciopero della fame  per dare il loro sostegno alle proteste.

È stata denunciata anche la complicità “passiva” della polizia turca nel rapimento di una giovane donna da parte di sei paramilitari, nella provincia di Diyarbakır.

Da una parte all’altra del confine, tanto le donne del Rojava, quanto le/i giovani della carovana per Kobane decimata dalla strage ribadiscono la propria determinazione.

Besê Erzincan – del coordinamento delle Comunità di donne del Kurdistan – ha dichiarato che finché non ci sarà giustizia non verranno deposte le armi.

L’ufficio stampa dell’HPG (People’s Defense Forces) ha annunciato ieri l’uccisione di due poliziotti che collaboravano con Isis a Ceylanpınar, nel distretto di Urfa, al confine tra Turchia e Siria.

L’appello di Ezgi non rimarrà inascoltato!

770x500cc-ist-20-07-2015-sgdf-kobane-ezgi-manset“Andremo in questo luogo, dove c’è stata la rivoluzione delle donne, e lo ricostruiremo”. Poco prima di essere uccisa nell’attentato di Suruç l’attivista Ezgi Sadet, 20 anni, aveva invitato tutti i rivoluzionari e le rivoluzionarie a sostenere Kobanê.
Ezgi si definiva una “figlia di Gezi” – in riferimento alla rivolta di Gezi Park.
“Tutti i figli e le figlie di Gezi hanno bisogno di venire a Kobanê, perché lì è in atto una rivoluzione. Tutti hanno bisogno di sostenerla, soprattutto le donne. Chiamiamo tutte le donne, tutti i/le figli/e di Gezi, tutti coloro che resistono, tutti i/le rivoluzionari/e, i socialisti, tutti quanti ad essere solidali con Kobanê”.

Rûheyv Agirî, del Movimento delle giovani donne del Rojava, ha osservato che l’attentato di Suruç è coinciso con il terzo anniversario della rivoluzione in Rojava. “Il sistema repressivo vuole affogare i giovani in politiche sporche”, ha detto Rûheyv, mentre Berçem Roni, direttrice dell’Unione della Gioventù del Rojava, ha fatto appello alla gioventù di tutto il mondo affinché non riconosca mai più le frontiere.

Intanto le attiviste di Iniziativa delle Donne per la Pace hanno indetto per domani ad Istanbul una manifestazione rumorosa contro la guerra, le politiche bellicose dell’AKP [il partito di Erdogan, al potere in Turchia], il linguaggio guerrafondaio dei media, l’interruzione del processo di pace in Turchia, e per protestare contro le tante stragi che hanno avuto luogo in Turchia negli ultimi anni – da Reyhanlı a Diyarbakır a Suruç.
Le donne si riuniranno al molo di Istanbul, nel quartiere Eminönü, giovedì 23 luglio, alle 19.

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Si è svolto a Dortmund l’11 Festival° Zilan delle Donne

Da FiratNews

Si è svolto  a Dortmund l’11 Festival° Zilan delle Donne

Domenica 14 giugno 2015
DORTMUND – ANF – Nizam BARAN

Si è svolto ieri a Dortmund, in Germania, l’11 Festival° Zilan delle Donne, partecipato da migliaia di donne nonostante il tempo piovoso.

Intorno al palco erano appesi uno striscione con scritto “Le donne costruiranno un sistema democratico con una libera leadership”, i manifesti coi volti di Ivana Hoffman, Arin Mirkan e altri combattenti delle YPJ cadute in Rojava nonché i manifesti dei tre donne curde che sono state assassinate a Parigi il 9 gennaio 2013.

Dopo il discorso di apertura e il messaggio di KJK, Denge Xwezaye-Jinen Dengbej, Meral Tekçi e Zelal Gökçe sono salite sul palco per una performance musicale, mentre le donne in abiti tradizionali ripetevano gli slogan “Donna, vita, libertà”, “Lunga vita al leader  Apo”, “Viva la resistenza delle YPJ/YPG”.

Commentando l’importante ruolo del festival per le donne curde che vivono in Europa, la portavoce del CENI (Bureau delle donne curde per la Pace), Ayten Kaplan, ha detto che quest’anno il festival è diventato ancora più importante in quanto è stato dedicato alle donne che hanno perso la loro vita nei combattimenti in Rojava, aggiungendo che Kobanê è stata liberata dalla lotta di donne come Arin Mirkan, mentre l’internazionalismo di Ivana Hofmann ha unito le donne. Continua a leggere

“Non è troppo tardi per fare i passi giusti…”

ivanahofman-599x275L’8 marzo scorso, la ventenne Ivana Hoffmann cadeva combattendo contro le bande dell’ISIS a Til Temir.

In una bellissima lettera aveva scritto ai suoi compagni che voleva esser parte della rivoluzione in Rojava e difenderla a costo della sua vita.

Come lei, altre donne e altri uomini si sono unite/i in questi mesi alle Unità di difesa curde (YPJ/YPG).

Per ricordarla, abbiamo tradotto l’intervento di un volontario internazionalista delle YPG sulla spinta rivoluzionaria che sta facendo convergere in Rojava donne e uomini provenienti da tutto il mondo per partecipare alla resistenza.

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Democrazia senza stato: come il movimento delle donne curde ha liberato la democrazia dallo stato

http://youtu.be/ir8n_uuCmig

Prima di cominciare, vorrei dedicare questo discorso a tutte le donne rivoluzionarie che lottano in tutto il mondo, specialmente a coloro che stanno combattendo contro quella disgustosa mentalità che si definisce Stato Islamico. Come sapete le donne curde si trovano al momento a combattere contro l’IS in prima linea. Inoltre vorrei dedicare questo discorso a tre donne curde rivoluzionarie che furono brutalmente assassinate nel cuore di Parigi l’anno scorso. Noi stiamo aspettando giustizia per Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Solemez da un anno, otto mesi e dodici giorni.

Azadî, libertà. Un concetto che ha catturato l’immaginario collettivo del popolo curdo per lungo tempo. L’ideale, apparentemente irraggiungibile, di un Kurdistan libero assume però molteplici forme, a seconda di dove ci si posizioni all’interno dell’ampio spettro della politica curda. La crescente indipendenza dallo stato iracheno del Governo regionale del Kurdistan (KRG) nel Kurdistan meridionale (Bashur), così come i grandi risultati ottenuti dal popolo curdo nel Kurdistan occidentale (Rojava), nonostante la guerra civile siriana nel corso dell’ultimo anno, stanno facendo rinascere il sogno di una vita libera per i curdi in Kurdistan.

Ma cosa significa libertà? Libertà per chi? La questione curda è spesso concepita come una questione relativa alle relazioni internazionali, agli stati, al nazionalismo e all’integrità territoriale. Tuttavia, la libertà è una questione che trascende l’etnicità come anche i confini artificiali dello stato nazione. Per essere in grado di parlare di un Kurdistan che meriti realmente l’attributo di “libero”, tutti i membri della società devono avere pari accesso a questa “libertà” e non solo in senso giuridico ed astratto. Non è l’ufficialità di un entità chiamata Kurdistan – abbia essa la fisionomia di uno stato indipendente, uno stato federale, un governo regionale o di qualsiasi altra forma di autodeterminazione – a definire il benessere della popolazione curda. Piuttosto è la situazione delle donne ad essere un buon indicatore del grado di democrazia e libertà di una data società. Continua a leggere

Cortei a Roma e Bologna per l’8 marzo

8marzo2015-romaJIN, JÎYAN, AZADÎ
LA LOTTA DELLE DONNE KURDE È LA LOTTA DI OGNUNA DI NOI

L‘8 marzo 2015, 104 anni dopo la proclamazione della Giornata Internazionale delle Donne, le donne di tutto il mondo combattono ancora contro il sistema di dominio patriarcale.

Gli attacchi contro le donne diventano sempre più profondi e si sviluppano in modo sistematico o strumentalizzato per alimentare/aumentare norme repressive e securitarie in ogni ambito dell’esistenza fino al femminicidio, che spesso  non viene riconosciuto come tale. La violenza sulle donne, l’eteronormatività, il sessismo, il razzismo, lo sfruttamento, le restrizioni sulla libertà di scelta e di autodeterminazione, l’isolamento sono i dispositivi attraverso cui lo stato capitalista e patriarcale esercita il proprio controllo sulle nostre vite e contro cui ci vogliamo ribellare. Le donne hanno oggi più che mai l’urgenza di costruire insieme la propria autodifesa. Continua a leggere