Avviso: domani, 28 novembre, NON corteo MA presidio in piazza duomo dalle 17

Per un problema organizzativo – non dipendente da noi, che non ne siamo le organizzatrici – domani l’iniziativa al fianco delle donne kurde sarà un presidio in piazza duomo dalle 17 e non più un corteo.

È comunque importante partecipare numerose e far sentire la nostra voce contro la violenza maschile sulle donne e la solidarietà alle donne kurde. Contro di loro continua a manifestarsi la volontà genocida e femminicida del governo di Erdogan – si vedano, non ultime, la guerrigliera Ayşe Topçu presa da ferita e poi torturata e pesantemente molestata e Makbule Kaplan, arrestata malgrado sia incinta al nono mese.

A domani!

Manifesto 28 NOV

Verso il 28/11: in piazza al fianco di Ayşe Topçu

Ayşe Topçu, guerrigliera delle YJA-Star, ha inviato una lettera a DIHA in cui spiega di aver subito pesanti torture e molestie da parte dei soldati turchi quando è caduta nelle loro mani, lo scorso settembre, dopo che era stata ferita dall’intenso bombardamento contro un cimitero dei martiri a Varto.

Ayşe racconta:
Quando sono stata catturata ferita il 18 settembre, i soldati mi hanno trascinata a terra per portarmi via dalle vicinanze del cimitero, dove mi hanno trovata. Mi hanno spogliata, dicendo che mi avrebbero portata in un avamposto. Mi dicevano parolacce sessiste e, allo stesso tempo, discutevano di farmi saltare in aria con l’esplosivo. Più tardi mi hanno lasciata completamente nuda, hanno fotografato il mio corpo e hanno girato un video. Nel frattempo, mi hanno anche molestata fisicamente.

I militari l’hanno poi continuata a molestare mentre la portavano in elicottero a Muş. Lì, anziché portarla in ospedale, l’hanno consegnata all’antiterrorismo, che l’ha tenuta con le mani legate dietro la schiena.

Più tardi mi hanno portata in ospedale dove non ho comunque ricevuto alcuna cura, ma sono stata sottoposta ad un altro interrogatorio. Durante i tre giorni in ospedale, nessun personale sanitario mi ha vista o si è preso cura di me. Nessuno ha fasciato le mie ferite. Sono stata tenuta in una stanza molto sporca, con le mani ammanettate al letto. Mentre i soldati di tanto in tanto mi fotografavano, in questi tre giorni i poliziotti ripetutamente avvisavano i medici di non curarmi, dicendo: ‘Questa donna è l’assassina dei nostri soldati’. Sono stata portato in carcere dopo tre giorni in ospedale dove non ho ricevuto alcun trattamento.

Ayşe è attualmente rinchiusa nel carcere speciale di tipo E di Muş.
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Verso il 28/11: “Uccidere il maschio” – Rieducazione della mascolinità

La rieducazione della mascolinità è uno degli strumenti della rivoluzione delle mentalità, per costruire un mondo davvero libero dalla schiavitù e sottomissione delle donne.

Un passaggio su cui è importante che tutte – e tutti – riflettiamo, al di là degli stolti (e paraculi!) che vanno incensando la lotta delle donne kurde contro il patriarcato, per poi aggiungere che da noi questo problema del dominio patriarcale non c’è.
Certo, qui non c’è quel patriarcato ibrido tra il feudale e il capitalistico, ma comprendere come in occidente il patriarcato si declini nel capitalismo e come il capitalismo poggi sul patriarcato millenario sarebbe già un primo, piccolo passo.

Proponiamo, in questo post, il bel documentario di Stefano Savona Primavera in Kurdistan (2006) che, dal minuto 19.23 al 28.32, ci porta nel cuore della lotta delle donne, in una splendida valle in cui vivono le combattenti del PJA (Partito delle donne libere) – poi PAJK (Partito della Libertà delle Donne in Kurdistan).

In un’intervista Sakine Cansiz (hevala Sara), che compare anche in questo documentario, spiegava:
L’inizio è stata l’organizzazione come unione delle donne YAJK. A quel tempo, nell’ambito dell’ideologia della liberazione delle donne, discutevamo sulla possibilità di costruire un partito. L’ampiezza del lavoro e dell’organizzazione, sia in campo militare, politico o organizzativo, aveva raggiunto un livello per cui definirlo con un nome come “unione” sarebbe stato restrittivo e avrebbe dato l’idea di una sezione femminile del PKK. Trovavamo giusto costruire su questo una nostra identità politica in modo molto più forte. Anche se avevamo sempre critiche rispetto al modello classico di partito, alla fine anche come movimento delle donne abbiamo deciso di fondare un partito delle donne. Tenevamo alla serietà che c’era dietro a questo progetto di organizzarsi in modo autonomo, di formare propri quadri e di portare avanti l’organizzazione della società. Continua a leggere

Verso il 28/11: liberiamoci dal fratriarcato che ci vorrebbe schiave!

Liberazione di Shengal: una combattente delle YPJ abbatte un cartelle del “califfato” su cui è scritto:
Vergini
Questa è la libertà che vogliamo
Secondo il Corano e la legge del profeta.
I vostri fratelli della direzione islamica del servizio mondiale
autorità di benedizione dell’Iraq e Siria

(Ringraziamo Ari per la traduzione dall’arabo – sgrammaticato – di Daesh)

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Verso il corteo del 28/11: rafforzare l’autodifesa, contro la violenza maschile e contro la violenza dello stato patriarcale

In vista del corteo che si terrà a Milano sabato 28 novembre, contro la violenza maschile e al fianco delle donne kurde in lotta, iniziamo la pubblicazione di una serie di articoli sulle violenze contro le donne kurde e sulla loro resistenza determinata contro il ginocidio all’interno del genocidio.

Segnaliamo, innanzitutto, che il gruppo “Esedullah Tim” – che si pensa sia una cellula di ISIS all’interno delle forze di polizia turche, come avevamo già avuto modo di segnalare – sembra prendere di mira in modo particolare donne e bambine/i durante i coprifuoco.

Secondo il report di IHD (Associazione dei diritti umani), dall’inizio di quest’anno in Turchia ci sono state 3861 violazioni dei diritti dei ragazzini. 617 ragazzini/e hanno perso la vita durante lo stesso periodo, di cui 51 per le violenze dello stato turco. A questi vanno aggiunti gli oltre 6.000 bambini/e attualmente incarcerati nelle carceri turche.

Il Congresso delle donne libere (KJA), ha manifestato a Nusaybin contro il coprifuoco (e manifesterà di nuovo il 25 novembre), denunciando l’assassinio di Selamet Yeşilmen – donna incinta e madre di cinque figli, ferita a morte mentre andava nel giardino di casa – e di Nurhan Kaplan – colpita da un cecchino.
Come riporta JINHA, Le donne sono state il bersaglio dei proiettili durante il coprifuoco a Nusaybin. […] Durante il coprifuoco Selamet Yeşilmen, Fatma Gulak, Halime Güner e Şirin Bilgin sono state uccise. Continua a leggere

28/11: tutte a Milano, contro la violenza maschile e al fianco delle donne kurde!

Come avevamo accennato, il 28 novembre si terrà a Milano una manifestazione contro la violenza maschile e al fianco delle donne kurde. In questo post trovate il manifesto e i volantini delle donne di ReteKurdistan da diffondere, in formato jpg e pdf (in bassa risoluzione).

Pubblichiamo anche l’appello urgente di UIKI onlus sulla situazione in Kurdistan.

Alla stampa e all’opinione pubblica

Lo stato turco e il governo dell’AKP continuano a compiere attacchi militari in Kurdistan, vengono distrutte città e vengono giustiziati civili indifesi. Il coprifuoco militare di 12 giorni a Silvan ha lasciato la città in macerie. Case e attività commerciali sono state deliberatamente prese di mira, bruciate, distrutte e metà della città è diventata inagibile. 15 civili sono stati uccisi durante il coprifuoco e dozzine sono stati i feriti. Questi attacchi non erano attacchi qualunque, hanno usato carri armati, cannoni ed elicotteri.

Negli ultimi 7 giorni eventi analoghi si sono verificati nella provincia di Mardin di Nusaybin. Mentre è in corso il coprifuoco militare contemporaneamente accelerano gli attacchi. Il 15 novembre 2015, Selamet Yeşilmen, incinta e madre di cinque bambini stava scendendo le scale dal secondo piano per il giardino con le sue due figlie Sevcan e Fikret (di 13 e 14 anni). Un Cobra blindato stazionato davanti alla loro casa in via Fırat Başyurt – Çağçağ, ha sparato contro di loro. La madre incinta SelametYeşilmen è morta sul momento e le sue due figlie sono state gravemente ferite. Hanno sparato anche contro Yilmaz Tutak mentre cercava di soccorrere le bambine e anche lui è rimasto gravemente ferito. Continua a leggere

Urliamolo forte: FREE SHILAN!!!

images Oggi si tiene un’altra udienza del processo londinese contro Shilan Ozcelik, di cui avevamo già parlato qui.

Secondo la corte inglese, Shilan sarebbe “colpevole” di voler combattere contro ISIS con il PKK – che, lo ricordiamo, sta andando avanti a liberare da ISIS, con le altre forze, la zona di Shengal.

In rete e sui social sta girando l’hashtag #FreeShilanTodayUK

Questo il comunicato delle associazioni kurde, pubblicato il marzo scorso da Retekurdistan:

Comunicato delle organizzazioni curde sulla detenzione di Shilan Ozcelik
Rohjelat, 13 marzo 2015

La comunità curda e i sostenitori della lotta curda sono irritati dall’arresto e dalla detenzione della 18enne Shilan Ozcelik, la quale è stata accusata di volersi unire al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) per combattere lo Stato Islamico d’Iraq e di Levante (ISIL/ISIS).
Il governo del Regno Unito nella sua fermezza nel compiacere lo Stato turco, che continua a sostenere ISIS, e a negare il sostegno al movimento armato curdo, le Unità di protezione del popolo (YPG) e le Unità di protezione delle donne (YPJ) ha chiarito che parte sta.
La recente uccisione dell’eroico Konstandinos Erik Scurfield (Kemal) nella battaglia contro ISIS nel Rojava (Siria del nord), ha ottenuto un approccio molto positivo da parte dei media britannici e dell’opinione pubblica. Il governo britannico ha avuto paura di questo appoggio alla lotta curda perché per 100 anni lo Stato del Regno Unito è stato uno dei promotori e sostenitori dell’oppressione curda in Medio Oriente.
Questo è il motivo per cui ha ritardato e non ha sostenuto il rimpatrio di Konstandinos Erik Scurfield e ha criminalizzato la lotta per cui ha sacrificato la sua vita. Continua a leggere

La Turchia intensifica gli attacchi contro i kurdi, mentre ISIS viene sconfitto a Shengal e in Siria…

CTr-OEoUYAAOSPtShengal è stata liberata definitivamente questa mattina presto!
L’agenzia di stampa Firat News ha seguito passo per passo le operazioni dei/delle combattenti del PKK e delle YJA Star, delle YPG/YPJ e delle unità di autodifesa yezide, nonché i gruppi locali che, dalla montagna, si sono armati per unirsi alla liberazione (1, 2, 3, 4).

CTsP1fTW4AACpSgDalle immagini si può vedere che la città è semidistrutta e passerà del tempo prima che la popolazione possa tornare ad abitarvi.
“Come possiamo tornare qui a vivere?” chiede un combattente yezida dopo aver visto che il quartiere in cui abitava è completamente ridotto in macerie.
Prima di tutto va sminata l’intera zona e vanno disattivate tutte le trappole esplosive che ISIS ha lasciato in ogni angolo delle strade e delle case; poi andrà ricostruita la città con la stessa determinazione con cui prosegue la ricostruzione di Kobane.

Intanto Barzani si ostina a ripetere – e con lui gran parte dei media internazionali amici suoi e del suo amico Erdogan – che sono stati i peshmerga da soli a liberare la città.

Come abbiamo già avuto modo di dire, questo stravolgimento della realtà è un prodotto diretto dell’alleanza Erdgan-Barzani, che non ammetterà mai il ruolo avuto dal PKK e dalle YJA Star (di cui faceva parte anche Ekin Van), da oltre un anno a questa parte, nel sostegno concreto alla popolazione yezida, nell’addestramento per la formazione delle forze di autodifesa delle/degli yezidi e, ora, nella liberazione della città dalle bande di fondamentalisti. Continua a leggere

Tra guerra e rivoluzione

CThh7cKWUAAKYjySilvan, nel distretto di Diarbakir, al nono giorno di coprifuoco è ormai completamente isolata. Gli attacchi delle forze armate turche si susseguono e aumenta il numero dei morti, come si può leggere anche nell’appello alla mobilitazione di UIKI.
Testimoni sostengono che membri di ISIS stiano partecipando ai massacri, al fianco delle forze turche.
Schermata 2015-11-11 a 16.18.11“Resistiamo alle atrocità dello stato e resisteremo fino alla liberazione”, dichiarano le giovani partigiane di Silvan.
Per seguire gli aggiornamenti: ‪#SilvanUnderAttack‬ e ‪#silvan

Non paga, la Turchia continua a minare la frontiera con il Rojava, ad attaccare la zona di Kobane e ad armare i gruppi fondamentalisti.

Schermata 2015-11-11 a 17.17.02Se questo non bastasse, l’alleanza tra Erdogan e il governo di Barzani nel Kurdistan iracheno cerca di dare i suoi frutti, spingendo per escludere i/le combattenti del PKK e delle YPG/YPJ – che combattono al fianco delle unità di autodifesa yezide – dalle operazioni per liberare Shengal dalle bande di ISIS. La popolazione yezida, però, non è affatto d’accordo, anche perché ricorda bene quanto i soldati di Barzani se la siano data a gambe davanti all’avanzata di ISIS nel 2014 e chi, invece, l’abbia aiutata a salvarsi dal massacro.

La vera posta in gioco è, ancora una volta, l’autogoverno, che ora anche la popolazione di Shengal vorrebbe praticare, una volta che la zona sarà liberata dalle bande fondamentaliste. E la liberazione definitiva di Shengal sembra ormai imminente!

Dal 5 novembre scorso, il KCK ha dichiarato la fine del cessate il fuoco unilaterale, visto che la politica di guerra dell’AKP prosegue ininterrottamente.

Segnaliamo il tour di serate informative su La resistenza curda tra guerra e rivoluzione che incomincia stasera.
Per ingrandire la locandina, cliccate sull’immagine. Continua a leggere